CITAZIONE
Armatura di Bronzo della Fornace
Livello Armatura: III
"Parlato"
*Pensato*
Pomposo e arrogante, Alexer in tutta la smania combattiva non riuscì a comprendere quanto stesse per accadere... era lo scopo del Cavaliere, ma tutto quello che stava per succedere avrebbe dovuto insegnare al nordico a comportarsi in maniera più assennata e meno competitiva, perché una semplice vittoria non era sempre da perseguire e c'erano occasioni in cui era necessario comprendere cosa fosse più importante della stessa e quando si palesasse.
Marcus lo aveva capito molto tempo addietro: nonostante il suo stesso Maestro fosse un individuo che mirava alla vittoria, si era distinto per quella sua capacità e prima ancora volontà di comprendere e di agire di conseguenza. E in quel momento la vittoria non sarebbe stata il suo scopo preminente, né lo era mai effettivamente stata: all'inizio era giunto alla torre quasi per curiosità, ma poi, man mano che aveva percorso tutti i piani e affrontato tutte le prove, l'unico motivo per cui aveva deciso di continuare era semplicemente per conoscere la verità e avere l'occasione di affrontare l'entità che più di tutte aveva determinato le troppe sofferenze di cui era costellata la sua vita. Il fatto che avesse dovuto affrontare e vincere avversari di vario tipo era una circostanza incidentale e a suo modo strumentale per arrivare a quello scopo, senza mai pensare ad un "torneo".
Ed era stanco di combattere. Dopo aver dovuto affrontare un vecchio amico al fianco di uno finto e averne molto probabilmente persi degli altri, aveva sperato di non doversi battere di nuovo contro qualcun altro e di poter finalmente avere l'occasione che sperava. Ma così non era stato: gli Angeli, o supposti tali, non si erano maledettamente palesati e Alexer aveva deciso in totale autonomia che quello che si trovava davanti era un altro avversario di un volgare torneo, a suo dire l'ultimo.
E probabilmente Marcus gli avrebbe risparmiato l'uso di risorse potenti ed imponenti come l'Implosione Flammica, ma il nordico aveva deciso di non portare neppure rispetto al Cavaliere di Bronzo e di perseguire unicamente la vittoria... e poi? Cosa avrebbe mai potuto farci con quella vittoria?
Contrariamente alle aspettative, Alexer si accorse della sua offensiva e si voltò, creando una difesa purtroppo per lui inadatta a proteggerlo contro un colpo di fuoco: avrebbe forse potuto sfuggire saltando via l'attacco, salvo prima liberarsi dal terreno fangoso che si era venuto a creare per l'azione del caldo cosmo di Marcus e nel quale l'Asgardiano era affondato. Ma anziché cercare di saltare subito, il bersaglio dell'Implosione Flammica cercò di arroccarsi erigendo una barriera fondamentalmente inutile e con il suo principio di saltò arrivò ad aggravare la situazione, prenendosi praticamente in pieno l'attacco.
Dall'alto della colonna, Marcus non sapeva se gioire o meno, nonostante la soddisfazione per essere riuscito a mettere a segno un colpo devastante come quello. Da un lato era contento di aver impartito una cocente lezione di umiltà e di stategia a quel buffone tutto insulti e vittoria, ma dall'altro si chiedeva se era davvero necessario agire in quel modo. E a complicare ancora di più le cose, gli sopraggiunse un altro dubbio. Ormai passato in gran parte lo sdegno per gli idioti insulti, gli venne spontaneo chiedersi se le armature di Asgard fossero come la sua, vive e a loro modo senzienti, oppure vuote e prive di forza vitale come le Surplici e le patetiche imitazioni dell'Isola della Regina Nera. Ma ormai era troppo tardi per rimediare e i danni erano vistosi e palesi, sebbene non così gravi e come si sarebbe aspettato...
La situazione si era improvvisamente ribaltata: Marcus era stanco e la sua Armatura, dispiaciuta per la sorte della sconosciuta consimile, leggermente danneggiata, mentre Alexer aveva subito in un colpo solo danni molto gravi e, sebbene non l'avesse veramente persa, aveva deciso spontaneamente di rinunciare ad una parte consistente della propria corazza.
*
Se anche quella è come te, è chiaro che non ha rispetto per essa e non hanno un grande rapporto* disse mentalmente e cosmicamente l'armato della Fornace alla propria compagna. *
Altrimenti non l'abbandonerebbe così nel fango come un rottame!* constatò con un certo sdegnato disprezzo. La stessa protetta dalla calda costellazione non poté che passare dal dolore alla compassione per quella sconosciuta e sottolineò i pensieri del suo Cavaliere con un moto di furioso biasimo nei confronti dell'avversario.
Poco dopo, Alexer, resistendo stoicamente alle conseguenze più immediate del colpo appena subito, utilizzò le temperature artiche del proprio cosmo per creare una nebbia e mimetizzarsi nell'ambiente, grazie anche al fatto che decise di annullare completamente ogni traccia cosmica prima di spostarsi. Dopo qualche istante di calma cosmica, Marcus poté percepire di nuovo del cosmo provenire da un punto più vicino e a sinistra della sua posizione. Il Cavaliere sarebbe stato anche pronto a scattare, ma un dettaglio lo fermò: fino a poco prima, nonostante la nebbia lo celasse, il rumore prodotto dalla corsa sul terreno ancora fangoso aveva rivelato inesorabilmente l'intero tragitto percorso dall'avversario, il quale avrebbe dovuto muoversi molto più lentamente per cercare di passare inudito su un terreno come quello e con un'Armatura ancora in parte indossata e utilizzata senza il cosmo necessario ad alleggerirla.
*
Cosa diavolo intende fare?* si chiese leggermente perplesso il Cavaliere, il quale stava mantenendo alta la guardia e il cosmo, sebbene quest'ultimo non fosse più così diffuso come prima. Ancora brillante e visibile anche attraverso la foschia creata da Alexer, era un bersaglio scoperto e perfetto... troppo perfetto per non essere deliberatamente tale. Ed in effetti, trovandosi lassù, rivalutò la scelta fatta dal nordico all'inizio dello scontro: quella posizione era effettivamente versatile e vantaggiosa, permetteva la conquista del piano basso e una più facile possibilità di adottare buone manovre difensive in caso di necessità... come in quel caso.
Aveva capito dall'assenza del rumore passi che il cosmo che percepiva, che dall'alto pareva quasi l'insieme di due semirette, non era affatto Alexer che cercava di avvicinarsi e anche un salto sarebbe avrebbe seguito quasi sicuramente una traiettoria non retta, quindi si era preparato ad un'offensiva più diretta ed incisiva, che venne di lì a poco.
Non appena la fonte di cosmo impattò contro la colonna su cui stava, scoppiando come una bolla di sapone, Marcus percepì di nuovo il cosmo di Alexer dallo stesso punto in cui era comparso il primo impulso, ma molto più intenso di prima.
Pronto a quell'eventualità, ma allarmato dall'inverosimile picco di potenza, mai avvertito prima in vita sua se non contro la dea Khalì, Marcus balzò all'indietro, materializzò la propria difesa fiammeggiante ponendo ancora una volta il braccio sinistro di traverso dinnanzi al corpo e si piegò sulle ginocchia in modo da esporsi il meno possibile al colpo.
CITAZIONE
Scudo di Fuoco oplitico
Marcus concentra sul braccio sinistro un quantità di fuoco cosmico tale da dare ad esso la forma e le dimensioni di uno scuo oplitico, quindi piuttosto coprente. Questo caldo riparo, insopportabile senza apposite abilità di resistenza e manipolazione del fuoco, offre una buona protezione contro attacchi fisici e condotti con energie fredde, ma contro attacchi cosmici e psichici equivale ad un foglio di carta bruciata.
Appena in tempo, anche se forse non abbastanza: nonostante fosse riuscito a porre il coprente scudo dinnanzi a tutta la sua figura, il Cavaliere della Fornace venne rapidamente investito dalla dirompente ventata di freddo come nessun ghiaccio poteva essere. Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio e riversare quanta più energia poteva nella propria difesa e perse così la cognizione del tempo e non si avvide di ciò che stava succedendo. Colto da una gelida sensazione di morte imminente, forse era meglio così...
Ma dopo pochi secondi, dilatati fino all'eternità, Marcus capitombolò rovinosamente al suolo, ruzzolando violentemente per quelli che dovevano essere metri. Quando l'attrito finalmente riuscì a frenare il suo corpo, il piano dove si trovava ancora vorticava in maniera pericolosa e obnubilante. Era finito con la schiena sul bianco marmo ed era rimasto lì a vedere le stelle mentre non sembravano stare ferme come invece avrebbero dovuto.
Intirizzito fino al midollo, non sembrava avere più un briciolo di forze, quasi neppure quelle per pensare. *
S...Stai... Stai bene...?* chiese stentatamente alla propria Armatura. Sulle prime gli sembrò di essere talmente raggelato da non poter più neppure ricevere gli stimoli cosmici della propria Armatura, ma nonostante tutto decise di porre di nuovo la domanda, sforzandosi di essere il più ricettivo che gli fosse possibile.
Silenzio totale.
Gli occhi, prima ridotti a fessure, gli si spalancarono all'improvviso quando un pensiero attraversò la sua coscienza con la veloce efferatezza di una lama. Con grande, enorme fatica si rivoltò su se stesso, sentendo vaghe fitte di dolore lungo praticamente tutti i lati del tronco, ma ad essi non badò quasi per nulla: ne constatò la presenza, senza neanche chiedersi perché ci fossero, o come avessero fatto i pugnali di Alexer a passare ai margini, se non attraverso lo scudo, e arrivare a ferirlo senza che lui praticamente sentisse nulla per l'azione anestetica del freddo improvviso.
E fu allora che vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere: lungo la pavimentazione di marmo di fronte a sé erano sparsi vari frammenti irregolari, tutti congelati. Alcuni erano di ghiaccio apparentemente semplice, ma altri... altri erano niente meno che schegge sbiadite e senza vita di quella che solo fino a pochi istanti prima era stata l'Armatura della Fornace. Pervaso da una disperazione profonda, l'Italiano strisciò goffamente con le sole braccia e si buttò letteralmente fino a prendere e stringere fra le dita una scheggia dell'elmo.
Non ci credeva! Non poteva crederci! La sua Armatura, la sua amata Armatura, persa di nuovo, forse per sempre, per colpa di chi non voleva altro che la vittoria. Calde lacrime amare sgorgarono dai suoi occhi, esprimendo un dolore inconcepibile, già provato all'inizio di quella "scalata alla vetta", ma a cui non aveva fatto per niente l'abitudine!
Allibito e incapace di dire, fare o anche solo pensare qualsiasi cosa, urlò all'improvviso tutto il proprio disperato cordoglio, producendo qualcosa di impensabile e che sarebbe apparso terrificante a qualsiasi creatura dotata della più minima sensibilità. E dappresso, il suo cosmo si riaccese, divampò all'improvviso e divenne più caldo dell'inferno, riscaldando le membra ferite del Cavaliere, che prese a sanguinare dalle troppe ferite che aveva riportato dove né lo Scudo né la sua Armatura erano riusciti a proteggerlo.
Se prima poteva avere qualche riguardo, qualche residua pietà per un povero idiota che non capiva neanche quando era il caso di lottare e quando invece concentrarsi in ben più alte ricerche, in quel momento non poteva più. Un solo obiettivo, un solo nome impresso a fuoco nella sua mente: Alexer!
Volgendo il capo con un'espressione feroce come mai in vita sua, Marcus individuò ben presto il bersaglio della sua furia, divenuta ben presto cieca e bramosa di essere soddisfatta con il sangue. Il giovane, non più Cavaliere e forse neppure più completamente umano, si rialzò, terribile a vedersi da tanto era martoriato nel corpo e furente in volto, irriconoscibile persino per chi lo conosceva bene. In quel momento nessuno avrebbe potuto placarlo e sarebbe stato probabilmente travolto come un piccolo ostacolo di fronte al mare di fuoco che si poteva percepire dentro e fuori di sé... ma probabilmente nessuno avrebbe anche solo osato avvicinarsi in quello stato.
A passi pesanti e scoordinati, ma sorretti unicamente dal suo intento, il ragazzo arrivò a varcare la distanza che lo separava di nuovo dal fango che lui stesso aveva contribuito a creare con il suo cosmo, lo stesso cosmo che stava bruciando il marmo attorno a lui ad ogni suo minimo passo e che faceva scomparire la bruma e seccare l'arena anche a distanza.
Allora anche l'avversario ricomparve... e nel vederlo con ancora indosso dei pezzi della propria corazza, la sua furia raggiunse un nuovo, ultimo picco. E ad una quindicina di metri da Alexer, fendette l'aria con un pugno e tramite esso riversò contro il nemico tutto il proprio incontenibile stato d'animo.
CITAZIONE
Rivolta infernale
Quando Marcus si trova in particolari stati emotivi di forte rabbia, ira, indignazione, sdegno o similiari, può generare un'onda di fuoco alta circa 3 metri e larga il doppio. Venire investiti da questa vasta onda informe nei 30 metri antistanti al Cavaliere della Fornace significa essere travolti da un mare di fuoco di temperatua variabile a seconda della profondità delle sensazioni ed emozioni del Cavaliere, ma comunque molto elevata.
Se decidesse di utilizzare questa tecnica a mente lucida, Marcus non riuscirebbe che a generare al massimo un quarto delle dimensioni, della portata e della potenza sopradescritte. Sebbene non sia la sua tecnica più letale, Marcus è restio ad usarla, se non quando il suo autocontrollo non costituisce più un freno inibitorio.
Tremante e ancora carico di rabbia, boccheggiante come non mai, si sentiva svuotato, ma ancora non si dava pace. La sua vendetta era compiuta?
Stato fisico: numerose ferite da taglio sul busto, anche se non agli organi vitali, ed esausto.
Stato Armatura: disintegrata
Stato psicologico: prima incerto, poi abbattuto, infine furibondo, irrazionale e assolutamente non lucido, ci vede rosso e non vuole altro che uccidere Alexer e vendicare la propria Armatura distrutta.
Riassunto azioni: Nonostante tutti i suoi discrosi, Marcus vede Alexer cadere nella trappola dell'Implosione Flammica e reagire (a suo giudizio) male di fronte alla situazione. Credendo ormai di aver concluso quella vicenda, Marcus ripercorre tutti gli eventi avvenuti nella Torre e implicitamente biasima il comportamento troppo agonistico dell'avversario. Dopo alcune considerazioni sul legame inesistente tra l'avversario e la sua corazza, si accorge facilmente del suo tentativo di aggiramento grazie alle condizioni del terreno fangoso, in cui Alexer è immerso fino al ginocchio. Per questo riesce a saltare via e a frapporre una difesa all'offensiva dell'avversario, ma ne viene inevitabilmente travoto. Lo Scudo di Fuoco viene congelato e quindi non riesce a fornire un'adeguata protezione contro buona parte dei pugnali dell'Uragano del Nord, procurando a Marcus ferite non letali, ma numerose.
Durante la caduta lo scudo e l'armatura, congelati dalla corrente fredda, si disgregano e finiscono a pezzi di fronte a Marcus, il quale se ne accorge e si trasforma in una furia omicida, ignorando le sue stesse condizioni precarie pur di uccidere Alexer.
Nota 1: ho approfittato del fatto che il cosmo di Alexer sia stato utilizzato per creare una foschia fredda e non per alterare anche la conformazione del terreno per accorgermi dello stratagemma tattico del nemico.
Nota 2: Marcus non potrebbe tendenzialmente muoversi in una situazione del genere ed è solo una furia micidiale che lo spinge ad andare avanti. Vuole vendetta a tutti i costi e non si rende conto che non potrà molto probabilmente ottenerla
Nota 3: In questo momento la tecnica è utilizzata alla sua massima intensità, ma non integra i livelli di una tecnica finale.