Stonehenge. Riuscirà la rosa a sbocciare?, Prova finale di Luxifer per la gold di Fish

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view post Posted on 22/2/2010, 02:50

Titano di Giapeto

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Ci troviamo a Stonehenge, nell'Inghilterra meridionale.
Sono circa le 3 del pomeriggio ed é una giornata serena con un cielo che lascia spazio ad un sole luminoso e a qualche spatura nuvola. Niente vento, a parte una leggera brezza da sud che vi fa ondeggiare i vestiti e i capelli.
La temperatura é intorno ai 15°.

Informazioni sulla prova:
Questa prova sarà un normale duello, quindi si seguiranno tutte le regole del caso. Unico appunto questo:

1° post di Luxifer
 
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view post Posted on 23/2/2010, 13:09

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» Edward Cavendish - Gold Saint - Gold Cloth dei Pesci [Liv VII] - Energia Blu - Post 1

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La fine di un viaggio
Da solo tra i suoi pensieri

Narrato
*Pensato*

«Parlato di Edward»

Stonhenge

Il tempo scorreva impietoso, senza possibilità di cancellargli quell’amaro sapore rimasto dopo l’uccisione del proprio “maestro”. Solo al termine di quella carneficina, il cervello aveva elaborato le informazioni ottenute e disposte in compartimenti stagni da cui attingere. Cosmo, cavalieri, divinità e quell’atroce maledizione chiamata sangue velenoso. Se non altro ora che conosceva la causa delle morti, poteva quantomeno prevenirle coprendo il più possibile il suo corpo ed evitando contatti prolungati con altre persone. Con l’acquisizione di quella nuova forza era scomparso anche il bracciale d’argento che tanto aveva odiato, ma con esso purtroppo non era svanito anche il ricordo di Victoria.

Chi era? Perché gliene aveva fatto dono? Perché lo aveva abbandonato?

Domande a cui difficilmente avrebbe trovato risposta ora. Nei mesi successivi si era perciò concentrato sull’affinare il proprio potere in modo da controllarlo stabilmente ed evitare sprechi. L’esperienza avuta lo aveva scosso nel profondo, istillando una paranoia che lo portava ad esser sempre vigile e reattivo. Nessuno lo avrebbe più umiliato in quel modo, nessuno lo avrebbe calpestato e gli avrebbe rubato il trono, e per fare questo doveva diventare padrone del Cosmo a qualunque costo.

La vita e la morte, lo ying e lo yang, un potere affascinante, perfetto per un monarca che può creare o distruggere a piacimento dall’alto della sua posizione. Meno interessante il “cosa” potesse generare, in quanto si trattava di odiose rose, di cui avrebbe volentieri dimenticato i nomi che lei gli aveva insegnato da piccolo. In tutto ciò la meta finale del suo viaggio gli era ancora sconosciuta se non nel nome: Grande Tempio. Nominato dallo Spectre prima di spirare, sembrava non comparire su di alcuna cartine ed esser sconosciuto anche a chi aveva pagato per ottenere qualche informazione. Un viaggio in Grecia senza un luogo preciso era pura follia, perciò non gli restava altro che aspettare e cercar di cacciare via i pensieri.

Per quello aveva scelto un posto speciale, una delle tante meraviglie create dall’uomo nel passato remoto: Stonehenge. A circa 13 km da Salisbury e a soli 3 km dalla piccola città di Amesbury, si ergeva un insieme di megaliti, meta di turisti da tutto il mondo, costruito nel 2000 a.C. Una vasta piana, accarezzata dal vento ed il nulla assoluto creavano un aspetto magico, quasi una finestra che si affacciava sul mondo.

La limousine bianca si fermò a qualche centinaio di metri dalla costruzione, limite massimo concessogli dalle autorità inglesi. Dall’abitacolo uscì fuori un autista in livrea grigia che aprì la portiera posteriore. Erano degli ipocriti tutte quelli che snocciolavano frasi sulla poca importanza del denaro. La verità era che senza un mazzetta di sterline ed il suo status nobiliare, non avrebbe potuto compiere quello che si era prefissato: blocco del turismo alla costruzione per tutto il pomeriggio e possibilità di accesso illimitata al patrimonio storico senza alcuna sorta di guida.

Dalla macchina emerse un giovane sulla ventina, con un lungo cappotto color panna ed un completo degli stessi colori coordinato con una tuba. La camicia, rosso scuro, si confondeva con i capelli tinti e legati con una lunga treccia che scendeva fino a metà della schiena. Appoggiò il bastone laccato di nero sull’erba e percorse da solo la via che conduceva alla costruzione, tenendosi il cappello con la mancina per non farlo volar via trascinato dalla brezza.

All’interno di quel cerchio di cento metri, si posizionò al centro e chiuse gli occhi svuotando la mente. Qualche attimo dopo li riaprì scrutando intorno a sé in preda all’ansia. No, era impossibile che ci fosse qualcuno in quel luogo desolato.

Pura e semplice paranoia.

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Ogni ricordo della nostra vana esistenza scivola via come petali cullati dal vento.
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Ancora una volta era giunto un nuovo incarico per lui... e ancora una volta si trattava di mettere alla prova qualcuno. Solo che quello non era un incarico come gli altri: in primo e forse più importante luogo era che il candidato non era un novellino di primo pelo o un aspriante ad un'Armatura "comune", bensì un futuribile Cavaliere d'Oro; in second'ordine la prova non si sarebbe svolta nell'Anfiteatro del Grande Tempio, bensì all'aperto, molto lontano dalla Grecia: stando alla solita, formale comunicazione su pergamena sigillata, il Consiglio lo aveva informato che la sua meta era il mistico sito archeologico di Stonehenge.
*Perché proprio lì?* si chiese lui mentre si trovava ancora in volo per l'Inghilterra. La scelta era quantomeno bizzarra: era vero che erano ben in pochi a sapere anche solo dell'esistenza del Grande Tempio, ma perché mandare qualcuno a mettere alla prova un possibile nuovo membro della casta più elevata della scala gerarchica? Perché svolgere quella prova in un luogo tanto antico, ricco di mistico mistero e consuetamente affollato da turisti di tutto il mondo? Ma soprattutto: perché mandare proprio lui, un misero Cavaliere di Bronzo, per giunta non fedele ad Atena, per quanto capace di rivaleggiare con molti Cavalieri d'Oro?
Domande che forse non avrebbero avuto risposta e che probabilmente ne avrebbero avuta una solo se lui fosse morto e quello fosse lo scopo ultimo per cui era stato scelto.
*In fondo, dopo la morte del Grande Sacerdote non sono più molto ben considerato* constatò tristemente con mesto realismo. E ancora non era stato deciso chi doveva prendere il posto di colui della cui uccisione era stato in un primo momento incolpato lui, sulla base di nulla più che un'illazione... e una congiura.

Non aveva saputo nulla di significativo sul nuovo candidato all'Armatura dei Pesci, se non quello che era di dominio pubblico. Sulla sua sua formazione poco si sapeva, se non che era stata osservata da agenti esploratori del Grande Tempio e che infine era stato deciso che lui poteva ambire all'Armatura d'Oro. Il resto era mantenuto sotto stretto riserbo... il che gli sembrò alquanto strano, essendo il Cavaliere uno dei Maestri.
Ad ogni modo, riuscì ad arrivare fino a Stonehenge. Il viaggio era stato fatto nel completo anonimato, come quando era dovuto andare a Parigi insieme a Uriel di Alpha Uma. Solo che, per fortuna, in quel caso gli avevano preso un biglietto aereo di una classe non proprio infima. Da lì aveva cercato una navetta che lo portasse fino al sito archelogico, ma lì aveva scoperto che per quel giorno il sito era chiuso, senza che gli nessuno gli fornisse ulteriori spiegazioni.
*Una manovra piuttosto classica* si disse. *Non devo perdere tempo!*
Sbrigativamente aveva preso un taxi per arrivare quanto più vicino possibile a Stonehenge. La manovra gli era costata qualcosa, ma almeno era riuscito a mantenere il proprio riserbo sul Cosmo. Certo, un turista con un zaino pesante e un bastone indiano, vestito di rosso e con un giaccone nero poteva risultare un pò eccentrico, ma non più delle tante comitive di giapponesi che ogni giorno transitavano per quelle strade.
Pagato il conto, riuscire a sgattaiolare tra le maglie della sicurezza non fu affatto difficile per lui, così come raggiungere il sito stesso. Lì si trovava una sola persona. Doveva essere colui che era venuto a cercare.
Non perse tempo in preamboli e chiese direttamente: "Siete voi Edward Cavendish?"
Era alle sue spalle ed era riuscito ad arrivarci con sorprendente facilità, specie per chi non sembrava avere né cosmo né Armatura... come tutti avrebbe ignorato il fatto che il realtà l'Armatura della Fornace era nello zaino che si portava sulle spalle.
 
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II
Il nemico bussa di nuovo alle porte

Non era paranoia. Istinto forse, o semplicemente il bacio della buona sorte che per troppo tempo si era allontanata dal giovane. Lì, in quel luogo desolato, era comparsa una seconda persona, qualcuno che non ci sarebbe dovuto stare. Il blocco del turismo era stato chiesto proprio per evitare che qualcuno potesse disturbarlo mentre lasciava libera la mente e la svuotava dai pensieri ricorrenti. Troppo strano per esser causale, troppo bravo a comparire alle spalle per esser un comune essere umano. Il nome pronunciato con naturalezza cancellò ogni rimanenza di dubbio.

Il corpo venne avvolto da un bagliore dorato ed il Conte si girò, portandosi faccia a faccia con il misterioso interlocutore e dando vita ad un tappeto di rose che si estendeva dalla punta del bastone per una trentina di metri. Boccioli multicolori che sfumavano dal rosso al viola come uno splendido arcobaleno atto ad inglobare l’altrui presenza.

Erano tornati a prenderlo e li avrebbe volentieri uccisi, ripagando l’umiliazione subita con moneta più alta, eppure…non ancora. Non era ad un livello così basso, non era così infimo come loro. Non avrebbe colpito di sorpresa il nemico prima che fosse in grado di difendersi, l’avrebbe umiliato e distrutto nell’orgoglio come solo un monarca sapeva fare.

«Si, sono io. Gioisci perchè non ti attaccherò alla sprovvista, come avete fatto voi a suo tempo, ma non credere nella misericordia…saresti soltanto un folle. Io, il Conte Edward Cavendish, ti piegherò, servo di Poseidone! In ginocchio, come si confà ad un verme!»

Rapidi e scattanti, i rovi, simili a velenosi serpenti, sarebbero emersi da quel tappeto innocuo di rose pronti a colpire e ghermire il nemico. Occultati dal cosmo dei fiori, avrebbero cercato di avvinghiare le braccia e le gambe dell’avversario, portandole verso il basso e cercando di farlo cadere in ginocchio. Il tendere le braccia verso il suolo avrebbe inoltre impedito di lanciare con esse buona parte degli attacchi contro il futuro gold saint di fish. Le spine sarebbero penetrate nella carne ed oltre al dolore avrebbero costituito una solida presa per quel tremendo colpo.

No mercy for the enemy.

SPOILER (click to view)
» Il Ritratto
~ Status

» Fisico: illeso

» Armatura: non presente

» Energetico: 100% - 5% - 10% = 85%

» Riassunto
Mi giro, colto di sorpresa, e credendoti un servo di Poseidone uso il cosmo per creare un tappeto di rose che parte da me e si estende per trenta metri in avanti. Mi accorgo che sarebbe poco appagante attaccarti di sorpresa, perciò spiego che le rose non sono un attacco (cosa vera) e confermo la mia identità. Subito dopo i rovi emergono dal tappeto (occultati dal cosmo delle rose e nascosti in quanto mossi sotto i fiori) con lo scopo di avvolgersi intorno alle tue braccia e gambe per farti inginocchiare.

» Le Esperienze
~ Abilities

» Poisonous Eden | Creazione rosi e rovi di cosmo e perciò più resistenti delle controparti naturali, in grado di secernere veleno e crescere ovunque.

» Poisonous Blood | Immunità ai propri veleni, resistenza a quelli altrui secondo lo schema "ritardo tot turni gli effetti dove tot è pari ad 1+n° di energie superiori a quella avversaria. Sangue velenoso simile a cianuro.

» I Colpi
~ Tecniques

#10 Tecnica | Vines of Beauty {Offensiva}

Le dolorose spine della rosa, potere oltremodo insidioso in quanto legato alla fantasia del cavaliere. I viticci, possono prender vita dal terreno, in un’area limitata dall’energia del Saint, oppure intorno allo stesso Edward, nutriti dal suo cosmo. Come già affermato, risulta un potere decisamente polivalente, utilizzato in modo diverso a seconda della situazione. Qui di seguito vengono elencati i modi più frequenti d’uso:

- Come tecnica bloccante, spesso creata nella terra accanto all’avversario, con lo scopo di ancorarlo al suolo, sfruttando le spine ricurve per incidere le sue carni e rafforzare la presa.

- Come arma bianca, dall’aspetto di una serpeggiante frusta, oppure di un robusto bastone, per sbilanciare o colpire senza pietà.

- Come tecnica offensiva, aggrovigliando più viticci insieme, dando un’immagine di grossi “trapani”, con lo scopo di aumentare la loro massa e forza per schiacciare e distruggere.

Da non dimenticare che, per quanto si tratti di viticci, la loro resistenza è determinata dalla forza cosmica di Edward, rendendoli quindi delle armi da temere.

» Le Chiacchiere
~ Notes

Post corto, ma per via dei tempi rapidi di reazione ed azione. Le rose create non sono velenose, ma sono un semplice diversivo per nascondere cosmo ed aspetto dei rovi.


Edited by _Luxifer_ - 26/2/2010, 21:40
 
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Di tutte le reazioni possibili e immaginabili, quella ostile era quella che meno si attendeva: in primo luogo quel tale sembrava lì in attesa di qualcuno o di qualcosa e quindi non avrebbe dovuto reagire con violenza a chi poteva essere colui che avrebbe potuto soddisfare la sua attesa e porvi un termine... ed in effetti il Cavaliere era lì per quel motivo. Ma invece di rispondere con franchezza o diffidenza, decise di scattare e di portarsi vicino a chi non aveva neanche richiamato il proprio cosmo e infine di lanciò contro di lui una propria mossa.
Improvvisamente l'inviato del Grande Tempio vide l'erba attorno letteralmente trasformarsi in un giardino fiorito di così tanti colori da non poter essere colti tutti assieme. Ma quel giardino, come si acccorse subito dopo, era un nascondiglio perfetto per qualcosa di molto meno bello e di molto più pericoloso: apparentemente dal nulla, infatti, sbucarono diversi rovi che, rapidi come folgori, avvinghiarono saldamente e dolorosamente il Cavaliere, cercando di trascinarlo verso il basso.
Lui si piegò, ma non venne ridotto in ginocchio; le sue braccia vennero trascinate verso il basso, ma non arrivarono ad essere completamente perpendicolari al suolo; le sue gambe subirono una brusca tensione, ma non crollarono. Il suo intero corpo venne trascinato verso le rose, ma non ci arrivo.

"Non cominciate bene per un futuribile Cavaliere d'Oro" disse mentre era ancora sottoposto a sforzo, con lo sguardo abbassato per reggere meglio alla fatica. "sciocco e impulsivo, attaccate e cercate di umiliare sulla base di una futile presunzione chi con Poseidone non c'entra nulla."
Allora, improvviso come una vampata in un incendio, il suo cosmo rosso fiammante guizzò e divenne ben visibile, persino in una giornata serena come quella, sebbene fosse poco più di una pellicola attorno al suo corpo.
Tuttavia presto la stessa pellicola di fuoco si intensificò attorno all'avambraccio sinistro, bruciando tutti i rovi sull'arto.

CITAZIONE
Spada di Fuoco
Per realizzare questa tecnica, Marcus pone la mano di taglio (prevalentemente la destra, ma anche con la sinistra non ci sono problemi o differenze) e ricopre l'intero avambraccio di fiamme di un calore tale da chieddersi come possa la stessa Armatura della Fornace resistere ad un calore così intenso senza le abilità cosmiche del possessore. In tal modo, Marcus può utilizzare l'avambraccio come se fosse una spada se tiene la mano di taglio. Gli è possibile anche chiudere il pugno, utilizzandolo come una sorta di martello o di mazza infuocata, ma di solito preferisce utilizzare il taglio di mano. Questa tecnica necessita dell'uso del braccio e non è possibile in alcun modo creare armi di fuoco con un'autonoma consistenza fisica.

Quando il braccio fu libero, il Cavaliere mosse l'arto infuocato prima sulla parte che ancora impugnava il bastone, ottenendo lo stesso risultato; non appena i rovi si furono estinti sulle braccia, l'italiano, senza fretta alcuna, estirpò anche i vegetali che gli legavano le gambe, alleviando così dolore e tensione allo stesso tempo.
"Questo dovrebbe essere sufficiente a dimostrare che non appartengo allo schieramento di Poseidone, perché non si è mai sentito che il dio dei mari abbia servi legati al fuoco."
Quindi si tolse lo zaino, rimasto miracolosamente intatto, e lo appoggiò ad una delle pietre nelle vicinanze con il suo prezioso contenuto.
"Bene, visto che non avete intenzione di essere saggio come dovreste, saprete chi sono solo alla fine di questo incontro... ammesso che riusciate a vedermi."
Quindi l'aria ebbe una distorsione che si fece sempre più intensa e profonda e infine il Conte, se non fosse stato folle, avrebbe probabilemnte creduto di non vedere tanto bene: difatti attorno allo sconosciuto combattente si era materializzata una nebbia rossa tale e quale al suo cosmo e incredibilmente fitta.

CITAZIONE
Vapori della Fornace
Marcus sfrutta il proprio caldo cosmo in una maniera più astuta e indiretta, riuscendo a manipolare il calore dell'aria per creare una cortina dall'aspetto di una nebbia rossa in un'area cinque metri quadrati nel suo campo visivo o anche attorno a sé. La cortina ha alcune peculiarità: innanzitutto, anche se non molto, può causare scottature a tutti quelli che non possiedono un cosmo igneo perché si tratta di una nebbia calda e il Cavaliere può spostarla a proprio piacimento una volta intessuta; inoltre Marcus può anche incendiare la nebbia, scatenando a piacimento un inferno di fiamme, anche se solo a partire dal turno seguente a quello della formazione della nebbia stessa.
Ovviamente la nebbia sarà soggetta a tutte le leggi della fisica e quindi condizioni di vento o di pioggia renderanno questa nebbia inutile nonostante la volontà del Cavaliere.

Per quanto presente, la brezza da sud era troppo leggera per poter spazzare via l'intera cortina in un colpo solo e proprio su tale movimento il Cavaliere faceva affidamento: sfruttando la copertura che i Vapori della Fornace gli fornivano coprendogli il corpo e occultandogli il cosmo, iniziò a camminare verso nord dopo aver mosso cinque passi verso destra, in attesa della prossima mossa dell'avversario.
Come avrebbe fatto a scovare colui che all'interno della cortina poteva essere dovunque e che non si sarebbe potuto individuare se non a rischio di entrare nella stessa nebbia rossa, che nel frattempo avrebbe bruciato anche la vegetazione naturale e artificiale?
Come avrebbe fatto Edward Cavendish a spingere il suo avversario ad uscire allo scoperto?
 
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III
Contravvenire alle regole di buona creanza

Narrato
*Pensato*
«Parlato di Edward»

Li avrebbe piegati tutti, uno ad uno, fino a che avrebbero strisciato ai suoi piedi. Questo perché lui era l’unico, l’assoluto, il Monarca, ed ognuno di loro uno dei suoi sudditi. Non era uno status dovuto all’armatura o alla forza del proprio cosmo, semplicemente era nato così. Era qualcosa da sempre esistito e legato indissolubilmente alla propria figura, d’altronde nobili si nasce e non si diventa.

Il primo bersaglio fu quindi quel misterioso individuo, forse sorpreso dalla velocità con cui si svolsero gli eventi, o semplicemente ingannato da una strategia che rasentava la perfezione. I rovi saettarono e ghermirono, in un tripudio di sangue e carne lacerata, eppure neanche un grido uscì dalle labbra altrui. Che non sentisse il dolore o che ne fosse abituato da potersi controllare a tal punto? Il Conte ben si ricordava di ciò che aveva provato contro il maestro e della sofferenza che aveva permeato ogni singola fibra del proprio corpo tanto da vacillare tra il mondo reale e quello dei sogni.

Una meritevole occhiata di sdegno, quindi, a quell’eroico combattente in concomitanza con la resistenza opposta all’esser trascinato per terra. Non era soltanto insensibile a quei colpi, bensì si opponeva con un cosmo ben superiore. Non vi era altra spiegazione per ciò che i suoi occhi stavano osservando, per quanto rasentasse l’assurdo che una forza superiore od opposta non portasse a far sì che le braccia e le gambe fossero squartate senza pietà.

Ed in tutto ciò, quello aveva anche la forza di parlare con calma ed arguzia, millantando una stupidità di Edward nell’averlo attaccato senza neanche sapere chi fosse. Volto coperto, comparso di spalle e neanche una presentazione. Poteva davvero essere un alleato? Ma soprattutto, vi erano davvero alleati? Finora la situazione era sempre stata un “solo contro tutti”, prima contro i servi di Poseidone, poi contro il suo stesso maestro. C’era qualcuno di cui fidarsi in quel mondo?

Osservò quindi il sedicente alleato liberarsi dalla morsa della natura, bruciando ciò che lo bloccava e tornando nuovamente in posizione eretta. Fuoco, la cosa si faceva pericolosa. La tensione era tuttavia smorzata dai continui discorsi che apparivano ridicoli alle orecchie di Edward, costretto ad ascoltare monologhi senza senso, riguardanti saggezza o presunte doti che risultavano mancanti.

*Ma davvero crede di fregarmi così? Non sarebbe servo di Poseidone solo perchè usa il cosmo infuocato al contrario della divinità, associata alle acque? E dunque? Fossi un Dio di certo non mi priverei di un guerriero così forte, anche se d’elemento opposto. Perché dunque Poseidone dovrebbe? Sono più scaltro di un Dio? No, non credo proprio…*

«Vi ergete a maestro, criticando gli altri dall’alto del vostro scanno. In tutto ciò siete riuscito persino a contravvenire alle regole di buona creanza ed avete celato il vostro nome oltre al vostro aspetto. Gente come voi riesce unicamente a suscitare pena…»

Nuovamente quel bagliore dorato lo avvolse, segno d’eleganza e forza da sempre appartenuto ai cavalieri di più alto rango. Chiuse gli occhi e respirò profondamente; ormai la vista era inutile per via di quella cortina ed anche il cosmo risultava difficile da percepire. Il braccio destro venne posto a protezione del volto e le gambe lo portarono all’interno di quell’inferno di fiamme, ma solo per poco. Difficile quantificare il tempo quando ci si muove alla velocità della luce, ma quegli attimi gli valsero varie bruciature sulla pelle e la distruzione di parte degli abiti.

Una mossa suicida? Tutt’altro. Prima di subire danni ben più gravi, lasciò esplodere il proprio cosmo sotto forma di un fiore aureo, i cui petali avevano avvolto il corpo del saint, in grado di generare pura e semplice distruzione. Un’esplosione e successiva onda d’urto non solo avrebbero spazzato quella fastidiosa nebbia ed impedito lo svilupparsi dell’incendio, ma avrebbero colpito con un alto margine di certezza il Saint occultato all’interno. Proprio per aumentare quella percentuale si era tuffato all’interno, massimizzando il raggio d’azione dell’esplosione e quindi la zona influenzata dal colpo.

SPOILER (click to view)
» Il Ritratto
~ Status

» Fisico: bruciature leggere.

» Armatura: non presente

» Energetico: 85% - 10% = 75%

» Riassunto
Rispondo a tono e mi getto nella cortina, coprendomi il volto con un braccio, subendo ustioni leggere per quegli attimi prima di generare l'esplosione di cosmo in grado di spazzare la nebbia e colpire il nemico.

» Le Esperienze
~ Abilities

» Poisonous Eden | Creazione rosi e rovi di cosmo e perciò più resistenti delle controparti naturali, in grado di secernere veleno e crescere ovunque.

» Poisonous Blood | Immunità ai propri veleni, resistenza a quelli altrui secondo lo schema "ritardo tot turni gli effetti dove tot è pari ad 1+n° di energie superiori a quella avversaria. Sangue velenoso simile a cianuro.

» I Colpi
~ Tecniques

#12 Tecnica | Venom Conflagration {Offensiva}

Il sacro e profano, il silenzioso ed il rumoroso. Quando gli opposti si mescolano, non può che avvenire qualcosa d’inaspettato, come accade in questo caso. La rabbia ed il ribollire del cosmo si uniscono all’apatia tipica del dodicesimo custode. Ciò che si genera è una rosa dorata che con i propri petali avvolge il cavaliere, prima di scomparire dando vita ad una potente deflagrazione a 360 gradi che sconvolge l’ambiente circostante seminando distruzione e radendo al suolo ogni materiale presente lungo il suo cammino. Ciò che non viene disintegrato dalla pressione cosmica, in genere viene annichilito dalla potente onda d’urto che accompagna il colpo.

» Le Chiacchiere
~ Notes

Ho aggiunto la legenda del parlato, pensato e narrato, che mi ero dimenticato di inserire il post precedente.
 
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Quello non era un semplice esame delle abilità combattive di Edward Cavendish: se così fosse stato, gli esploratori non avrebbero riferito quel che avevano riferito e il Consiglio non avrebbe mandato lui. Quel che doveva e voleva scoprire era ben altro: e per tale ragione aveva evocato una cortina rossa in condizioni di vento, che, seppur leggero, avrebbe spazzato via quella stessa nebbia in poco tempo.
Alla fine il futuro Cavaliere dei Pesci si rivelò presto un personaggio abbastanza presuntuoso e sciocco, cadendo in pieno nella provocazione del Cavaliere della Fornace. Questi aveva infatti deliberatamente omesso di presentarsi, non solo per quanto aveva dichiarato, ma anche perché voleva misurarne l'elasticità mentale e gettarlo nel dubbio. Non sapeva se il secondo effetto lo aveva ottenuto, ma della prima era riuscito a constatarne l'assenza.
E aveva scoperto anche una certa qual presunzione da parte dell'altro: possibile che lui chiedesse davvero la presentazione e la piena rivelazione di sé per dare considerazione all'avversario? Lui faceva pena solo per non essersi presentato?
*Povero sciocco!* pensò lui ancora avvolto dalla nebbia di fuoco. *Quanti sono caduti per cose molto peggiori di questa? Non sa davvero cosa voglia dire confrontarsi con avversari infidi e sleali o anche solo minimamente astuti.*

A tal proposito, la sua copertura non sembrò destinata a durare molto più a lungo: il Conte infatti innalzò il proprio cosmo e poco dopo la risposta si tuffò all'interno della cortina fiammeggiante ed allora espanse il proprio cosmo ancora di più.
Comprese immediatamente quello che l'avversario aveva intenzione di fare e allora corse ai ripari, letteralmente: prima che l'esplosione avvenisse, il Cavaliere di Bronzo si volse nella direzione da cui proveniva il cosmo dell'altro e spiccò un balzo all'indietro. A mezz'aria, portò le braccia innanzi a sé ed eresse la sua difesa cosmica.

CITAZIONE
Barriera di Fuoco Cosmico
Marcus stende in avanti le mani completamente aperte e con i palmi rivolti all'esterno per erigere una sorta di muro di fuoco capace di fornire protezione contro gli attacchi cosmici e condotti con energie fredde. Ha una certa parziale efficacia anche contro gli attacchi psichici, ma non può nulla contro gli attacchi fisici.

Quando il cosmo impattò, il Cavaliere, portetto da suo fuoco, venne sbalzato ancora più indietro, ma per fortuna la difesa, non ancora a terra, resse e non venne spazzata via da una forza comunque inferiore a quella raggiungibile da colui che l'aveva eretta.
Usando le scarpe per fare attrito sull'erba, lui si rialzò, apparentemente illeso, salve comunque le lacerazioni prodotte precedentemente dai rovi. Lacerazioni che erano comunque molto fastidiose e che solo per miracolo non avevano portato il Maestro di Cavalieri a crollare al suolo.
"Una mossa intelligente o disperata?" gli chiese lui con voce scettica. "Di sicuro poco calcolata: perché creare una simile devastazione ambientale? Inoltre avete commesso un tragico errore, Edward Cavendish: dalla mia cortina voi non potevate né vedermi né percepirmi, ma la stessa cosa non valeva per me."
Stava volutamente esagerando riguardo agli effetti della nebbia, ma in fondo il Conte cosa poteva sapere dell'avversario? Quel piccolo inganno però avrebbe potuto essere rivelatore di informazioni preziose, come lo era stato il precedente. E quella, poi, era la sua strategia.
"Non è il mio momento di provare pena" disse con estrema serietà, guardando l'avversario in faccia.
E lo avrebbe presto capito.

Dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, il Cavaliere iniziò a correre in cerchio attorno ad Edward Cavendish, acquisendo sempre più velocità e raggiungendo sempre più quello che l'altro forse a malapena comprendeva e sicuramente ancora non padroneggiava: il Settimo Senso. Con la piena velocità della luce, lui iniziò a emanare un caldo fascio di fuoco attraverso il suo bastone... lo stesso fascio di fuoco che altrimenti avrebbe lanciato con i pugni.

CITAZIONE
Pugno di Fuoco
Marcus concentra la sua energia cosmica nei pugni portati indietro all'altezza del cuore e poi portati in avanti, rilasciando due fasci di fuoco ad alta temperatura, sufficiente per causare ustioni di secondo grado e di riscaldare le armature, in quanto i fasci sono a flusso continuo. Questo attacco ha una componente fisica, ma è essenzialmente cosmico e di solito è portato alle massime temperature raggiungibili tramite il suo cosmo.

Lanciando un fascio di fuoco continuo e in rapida rotazione verso l'avversario, l'inviato del Grande Tempio lo avrebbe stretto in una continua ruota di fuoco che avrebbe reso l'atmosfera incandescente. L'unico modo apparente per scampare a quella morsa di calore e fiamme sarebbe stato saltare verso l'alto... ed esporsi così ad una fiammata ancora più concentrata capace magari di spedirlo in orbita come un razzo: infatti, qualora l'inglese avesse saltato, il Cavaliere si sarebbe fermato e avrebbe rivolto il bastone fiammeggiante contro la sua figura, spazzandola verosimilmente via. E, per giunta, non doveva neppure preoccuparsi dell'ambiente: ci aveva già pensato Cavendish a devastarlo oltre ogni ragionevole necessità.
Tutto stava nel vedere come si sarebbe fatto valere colui che doveva diventare un suo superiore gerarchico.
 
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IV
Quattro sassi e nient'altro

Narrato
*Pensato*
«Parlato di Edward»

In un certo senso l’offensiva diede i suoi frutti, anche se non come sperato. La forte esplosione spazzò le fiamme e con esse l’assalitore che si era ben mimetizzato. Come al solito la differenza tra i cosmi si manifestò in tutta la sua imperiosità, rendendo l’attacco nient’altro che una blanda minaccia, arginata senza danno alcuno. Anche le ferite precedentemente subite, e addirittura potenzialmente letali, sembravano di poco conto per il cavaliere, che si era messo addirittura a scattare a gran velocità.

*Ma è realmente umano questo qui? Non sembra fermarlo nulla…*

Senza poter evitare di venir circondato, per via della rapidità inferiore rispetto all’infuocato nemico, si ritrovò prigioniero in un cerchio di fiamme, dall’aria tutt’altro che rassicurante. In quel mare incandescente nuovi dubbi si fecero strada nella mente già vacillante. Poteva davvero batterlo? E se questa volta avessero mandato un sicario impossibile da sconfiggere?

Avrebbe voluto più tempo per lavare via quell’incertezza ed esaminare i punti deboli dell’avversario. In fondo anche lui era umano. Purtroppo la velocità della dinamica e le solite paternali che era costretto ad ascoltare lo deconcentravano, richiedendo un’azione immediata.

Il cosmo dorato brillò di nuovo ed i rovi avvolsero il corpo, muovendosi con rapidità ed allo stesso tempo precisi nel non trapassare in profondità le carni con le temibili spine. La mancina venne portata al volto a massaggiare la tempia, cercando di riordinare i concetti e portare alla calma.

Cosa fare? Sotto terra non vi era tempo, dall’alto troppo scontato. Come al solito la velocità giocava un ruolo fondamentale e l’imperativo era “stupire” il nemico, in modo da coglierlo impreparato ed impedirgli di usare un colpo potenzialmente mortale. Allo stesso tempo era importante allontanarsi e mantenere le distanze, visto che ogni attacco subito era altamente rischioso. Una rapida occhiata all’ambiente e finalmente il pezzo mancante trovava posto.

«Inutile devastazione? In uno scontro mortale state attento forse a calpestare i fiori oppure pensate a salvarvi la vita? Date solo prova di parlare per dar fiato alla vostra bocca…gente come voi farebbe miglior figura a tacere!»

Un rapido colpo di polso della mancina, su cui ormai si erano arrotolati i viticci ed ecco che i vegetali scattarono di lato, superando di una ventina di centimetri le fiamme e cercando un solido sostegno nel masso facilmente perforato. Neanche un battito di ciglia ed ecco che quell’ammasso di spine e fibre, con all’interno il Conte, venne spinto verso l’esterno tagliando di netto il cerchio di fiamme.

Il timing era stato perfetto. Sfruttando l’altezza del fuoco a livello del petto, aveva potuto lanciare i rovi ad una ventina di centimetri sopra, in modo da non farli bruciare a contatto. L’armatura di spine era invece riuscita ad attenuare i danni del fuoco nel momento in cui l’aveva attraversato, riuscendo con quella frusta improvvisata a catapultarsi al di là del cerchio esterno dei monoliti, nascosto dalle gigantesche pietre. Inutile dire come il fattore sorpresa aveva giocato a suo favore, impedendo al Saint della fornace di colpirlo in successione con una delle sue fiammate.

Il risultato era ben visibile, Edward era ora dietro al monolite, riprendendo fiato ed azzerando il cosmo. Un attimo ancora per incidere nella mente la strategia offensiva ed ecco di nuovo attingere a quella forza per scattare lateralmente. Una serie di rapidi balzi, avanti ed indietro, lungo il perimetro del cerchio più esterno, passando da una fila di pietre all’altra, ed accompagnati da microesplosioni che gli permettevano di disorientare Marcus nel caso avesse provato a seguirne la scia cosmica.

Quando forse il “sicario” non avrebbe compreso più la posizione del nobile, ecco arrivare la vera e propria offensiva dalla roccia a cui il piromante si sperava desse il fianco. Decine, centinaia di rose nere sotto forma di proiettili cosmici sarebbero sbucati dal materiale creando altrettanti fori, senza rallentare il loro corso e giocando di nuovo sulla possibile sorpresa. L’angolo di ampiezza sfiorava i centosessanta gradi, mentre quello dell’alzo gli ottantacinque sia dal suolo verso l’alto che viceversa, conficcando quindi i fiori persino nel terreno, possibile difesa e baluardo.

Monumenti che non avrebbe dovuto colpire? Nient’affatto. Per il monarca quelli non erano altro che quattro sassi.

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» Il Ritratto
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» Fisico: bruciature leggere e medie frontalmente.

» Armatura: non presente

» Energetico: 75% - 10% - 10% = 55%

» Riassunto
Mi lascio circondare. Mentre parlo mi lascio avvolgere alla bene e meglio dai rovi, terminando il tutto con una sorta di frusta che uso per agganciarmi al monolite a cui davo il fianco. la frusta mi proietta di lato, attraversando il cerchio di fuoco a gran velocità e finendo oltre il pietro, o meglio dietro. Riprendo fiato e poi compio vari scatti avanti ed indietro, lungo il perimetro esterno delle pietre, accompagnando il tutto con microesplosioni per impedire di esser rintracciato cosmicamente. Una volta raggiunto un punto in cui dai il fianco uso le rose nere che trapassano la pietra senza rallentare (come succede nel lost canvas che fanno dei buchi alle colonne).

» Le Esperienze
~ Abilities

» Poisonous Eden | Creazione rosi e rovi di cosmo e perciò più resistenti delle controparti naturali, in grado di secernere veleno e crescere ovunque.

» Poisonous Blood | Immunità ai propri veleni, resistenza a quelli altrui secondo lo schema "ritardo tot turni gli effetti dove tot è pari ad 1+n° di energie superiori a quella avversaria. Sangue velenoso simile a cianuro.

» I Colpi
~ Tecniques

#11 Tecnica | Vines of Beauty {Difensiva}

Le dolorose spine della rosa, potere oltremodo insidioso in quanto legato alla fantasia del cavaliere. I viticci, possono prender vita dal terreno, in un’area limitata dall’energia del Saint, oppure intorno allo stesso Edward, nutriti dal suo cosmo. Come già affermato, risulta un potere decisamente polivalente, utilizzato in modo diverso a seconda della situazione. Qui di seguito vengono elencati i modi più frequenti d’uso:

- Come possente muro, in grado di proteggere un lato del giovane, nato dall’intrecciarsi dei viticci tra di loro.

- Come un vero e proprio bozzolo, che si avvolge intorno al cavaliere, proteggendolo come una cupola a 360 gradi.

#2 Tecnica | Black Baccarat - Piranha Rose - Rosa di Fatale Incanto {Offensiva}

La rosa nera esprime morte, distruzione, sofferenza, disgrazia.

Sofferenza. Non vi è parola sì perfetta per descrivere la natura di tale colpo, il cui intento non è condurre alla morte l'avversario, bensì sottoporlo ad una lenta tortura. Le rose così create sono molto più resistenti delle altre, fattore che, sommato all’alta velocità con cui vengono scagliate, fa’ sì che possano attraversare anche i materiali più resistenti come se si trattassero di burro. I petali sono affilati e letali come spade, in grado di lacerare e di danneggiare le armature con cui vengono a contatto (i danni sono rapportati al livello energetico). Edward è solito lanciarle portando il braccio destro in avanti, facendo sì che il nemico sia consumato da una vera e propria ondata di questi fiori.

» Le Chiacchiere
~ Notes

Visto che non hai specificato a che altezza tieni il bastone infuocato, e di conseguenza l'altezza del cerchio di fiamme, ho ipotizzato fosse all'altezza del petto.

Poichè nel post hai spiegato che avresti colpito con una fiammata se fossi sfuggito in alto, non ho subito alcun colpo tagliando il cerchio lateralmente. (Ho evitato tuttavia azioni eccessive come il saltarlo lateralmente, in quanto border line seppur possibili).
 
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view post Posted on 5/3/2010, 15:03
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Stava diventando sempre più chiaro, non aveva a che fare con una persona umile. Il grosso problema era riuscire a determinare fin quanto potesse spingersi la sua inflessibilità... e in particolare la fortuna che sembrava assisterlo e giustificarlo.
Difatti, strano a dirsi, un colpo portato ad una velocità superiore a quella dell'avversario non riuscì ad arrivare a destinazione prima che il bersaglio avesse modo di parlare e di erigere una difesa, con la quale si allontanò prima di nascondersi.
Naturalmente sapeva dove si era andato a ficcare, ma decise piuttosto di lasciargli spazio per vedere cosa diavolo poteva architettare. Inoltre c'era un secondo dettaglio non ininfluente: le ferite alle gambe cominciavano ad essere molto più fastidiose e dolorose di quanto non avesse fatto apparire in un primo tempo e in un certo senso la fuga dell'avversario favoriva lo stesso Cavaliere, il quale ne approfittò per cercare di riprendersi.
*Non avrei potuto continuare ancora a lungo...* ammise con riluttanza. *Specie senza il sostegno della mia Armatura! Meno male che è ancora nascosta dallo scudo dell'anonimato.*
Meno di una frazione di secondo dopo, gli passò per la mente un dato che stava rischiando di trascurare: *Come diavolo avrà fatto a sfuggire al mio attacco con una difesa così altamente infiammabile?* si chiese perplesso.

Non ebbe tuttavia il tempo di lanciarsi in ipotesi, in quanto l'avversario decise di ricomparire prima cosmicamente e poi personalmente. L'avversario aveva deciso di compiere uno scatto laterale prima di iniziare a saltellare a zig zag, manco fosse un leprotto... nello specifico, un leprotto che cercava di nascondere la propria traccia con una continua serie di esplosioni che creavano più danni ai monoliti che al senso dell'orientamento di chi possedeva il settimo senso. Se voleva creare qualcosa di psichedelico ci stava anche riuscendo, tuttavia per sperare di distrarlo veramente, avrebbe dovuto tentare di creare un caleidoscopio.
Ma in fondo neanche qualcosa di tanto elaborato sarebbe servito: il Maestro di Cavalieri infatti a un certo punto rinunciò a seguire l'aspirante e chiuse gli occhi, drizzando tutti e sette i suoi sensi in attesa che tutto quel delirio finisse ed Edward si decidesse a lanciare la propria vera offensiva.
E così avvenne: il nobile inglese si fermò al monolite alle sue spalle e da lì lanciò qualcosa di inequivocabilmente diverso dalle semplici esplosioni cosmiche. Non capiva precisamente cosa stesse facendo, ma non volle neanche sperimentarlo su di sé: quindi semplicemente reagì in maniera inattesa.
Ancora una volta, il suo cosmo guizzò rapido e improvviso, come la brace smortache tornava in vita, e venne incanalato nel bastone per replicare la mossa di pochi istanti prima... solo che la nuova fiammata rivolta ad uno scopo diverso.

CITAZIONE
Pugno di Fuoco
Marcus concentra la sua energia cosmica nei pugni portati indietro all'altezza del cuore e poi portati in avanti, rilasciando due fasci di fuoco ad alta temperatura, sufficiente per causare ustioni di secondo grado e di riscaldare le armature, in quanto i fasci sono a flusso continuo. Questo attacco ha una componente fisica, ma è essenzialmente cosmico e di solito è portato alle massime temperature raggiungibili tramite il suo cosmo.

Accompagnando la fiammata con un piccolo salto, il Cavaliere fece un pò la figura del razzo che partiva per l'orbita, salvo l'improvviso spegnimento del fuoco: bastò infatti poco all'inviato del Grande Tempio per potersi sopraelevare e compiere un avvitamento aereo prima di atterrare sul menhir che era posto dinnanzi a sé, rivolto nella direzione da cui era partita l'offensiva.
Arrivato sulla pietra posta in orizzontale, finse di voler atterrare in ginocchio, onde invece evitare di franare fin tropo palesemente. Il dolore però si fece sentire più acuto di prima.
*Accidenti!* imprecò stringendo i denti sotto le labbra. *Spero che non se ne accorga, altrimenti la mia seconda linea di combattimento cadrà a pezzi...*

In quel momento si guardò attorno e rimase allibito di fronte a ciò che vedeva: le splosioni non erano state solo sceniche, ma erano andate anche a danneggiare millenni di storia... il tutto senza che lui provasse il benché minimo senso del rispetto o anche solo un vago rimorso.
*Ma che razza di... E dovrebbe diventare un Cavaliere d'Oro? A che scopo salvare l'umanità se si fa tabula rasa della sua storia?* si chiese con un'espressione di stupore mista a sdegno. *Menomale che la decisione non spetta a me, se no...*
Quindi, celando il dolore che l'azione gli costava, si rialzò e individuò l'avversario, mostrando un ghigno di scherno: "Rose Nere? Temete a tal punto la mia arma, un umile bastone, da arrivare addirittura a bersagliarlo con un attacco che avrebbe ferito a morte persino un'Armatura d'Oro?"
Scosse leggemente la testa con una risatina sottilmente sarcastica, mentre il suo cosmo si espandeva. "Sapete fare grandi sacrifici, ma evidentemente ancora non sapete come e quando compierli..."
E mentre parlava, distraendolo con un discorso volutamente provocatorio, faceva fluire parte del suo cosmo nell'ambiente circostante e parte nella roccia, fino al terreno. La percezione diffusa del suo caldo cosmo avrebbe forse confuso l'avversario e gli avrebbe impedito di comprendere in un primo momento che si stava formando dietro di lui un semicilindro di fuoco.

CITAZIONE
Implosione Flammica
Anziché creare una sfera di fuoco, Marcus crea un campo di fiamme di forma semicilindrica attorno al nemico tagliato sulla sommità. Le fiamme, che possono raggiungere picchi molto elevati, vengono poi utilizzate per scatenare un'implosione dello stesso cilindro di fuoco, alto due metri, e causare così gravi ustioni al nemico e la fusione delle corazze più deboli. Alcune corazze di miglior fattura potrebbero resistere alla fusione, ma non rimarrebbero comunque esenti da conseguenze.

*Se tutto va bene, chiuderò la partita con quella rosa ambulante prima che crei altri danni!*
O almeno così seprava mentre l'offensiva diveniva pronta per scottare l'avversario. Tuttavia si trattenne: per quanto lo trovasse spregevole, l'Italiano non doveva uccidere l'avversario. Neppure i suoi dettami glielo permettevano... ma non gli vietavano di ustionargli la schiena con una fiammata non invidiabile!
Restava solo da vedere se e come avrebbe reagito Edward Cavendish al colpo inferto dal cristiano.
 
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view post Posted on 5/3/2010, 16:57

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V
L'indomabile volontà di chi siede sul trono

Narrato
*Pensato*
«Parlato di Edward»

Vivo. L’incolumità era la prima voce da soddisfare nella sua lista immaginaria e finora se l’era cavata egregiamente. Qualche bruciatura quando si era gettato per la prima volta nelle fiamme e qualche altra per la sua uscita dal cerchio di fuoco. Probabilmente il suo avversario si stava chiedendo ancora come fosse possibile catapultarsi via, avvolto da qualcosa di facilmente infiammabile. La risposta era sempre il classico deus ex machina: cosmo. La natura fisica della difesa brucia, ma sempre meno rapidamente della controparte naturale, facendo sì che i rovi fossero riusciti a resistere quelle frazioni di secondo tali da passare più o meno incolume. Certo, le ustioni riportate erano dovute al calore a stretto contatto con la pelle, ma niente di così grave visto che il grosso del danno l’avevano subito le piante, abilmente dissipate dopo l’impatto.

In compenso la sua fortuna finiva lì. Aveva cercato di dissimulare i propri movimenti creando picchi di cosmo in grado di mandare in tilt i sensi del nemico, e che inspiegabilmente avevano danneggiato le rocce intorno a lui, ma tutto era stato invano. Ogni scatto era stato seguito con maestria e così, quando scagliò l’attacco, il tutto divenne schifosamente prevedibile.

Quasi a suggellare la beffa, il piromante riuscì a superare il tutto con un salto, improvvisandosi momentaneamente uomo-razzo in grado di percorrere più di un chilometro in verticale ed atterrando più o meno perfettamente sul pietrone di fronte al giovane, senza minimamente scalfirlo. Nuovamente il timore di non poterlo sconfiggere si fece strada nella sua mente, come un serpente tentatore. A che pro compiere tali sforzi se il finale della storia era già scritto?

Umiliazione.

Questa volta non era a terra privo di forze, ma continuava a subire uno smacco dopo l’altro al solo scopo di minare il proprio orgoglio.Era stanco, era furioso, voleva terminare il tutto nel modo più rapido ed indolore per evitare che il suo trono vacillasse. Ogni cosa imparata finora si era rivelata inutile e quasi sciocca agli occhi del suo avversario, per quanto si fosse mostrata addirittura incisiva negli scontri passati anche con nemici più forti. Che fare quindi? Per ora sopravvivere,

Marcus aveva nuovamente alimentato quella calda aura che si espandeva sulla pietra e nella zona circostante. Che volesse attaccarlo frontalmente tronfio della propria potenza? Troppo tardi quando il Conte comprese che il vero e proprio colpo si era formato intorno a lui sotto forma di un cilindro di fiamme. Il calore lo investì in pieno e per la prima volta non riuscì a trattenersi dal gridare il proprio dolore e la propria frustrazione, ma lo scontro non sarebbe terminato lì.

Una luce dorata brillò in quel mare di rosso, seguita da una devastante esplosione quasi in concomitanza con quella avversa, in grado di scuotere la terra. Mossa già usata, ma non per questo meno efficace. Un colpo del genere era un po’ come il jab del pugile, sempre uguale ma certamente utile e pericoloso. Lì, in quell’inferno di fiamme, polvere ed erba bruciata, era scomparso di nuovo il cosmo del Monarca, occultato visivamente per la seconda volta in quel breve scambio di colpi.

Interminabili attimi di suspance ed ecco finalmente emergere la sua figura meno imperiosa del solito. I capelli in parte bruciati, i brandelli dei vestiti e le ustioni gravi al punto da farlo sanguinare in più parti avevano cancellato quell’arroganza dal suo aspetto, arroganza tutt’ora viva in quel suo sguardo che etichettava gli altri come persone inferiori. Ma non era quello ciò che poteva indurre preoccupazione, bensì l’aura che nuovamente lo avvolgeva ed il braccio destro caricato in avanti, probabilmente per sferrare un altro colpo frontale, quasi non avesse imparato la lezione.

Errore. Seppur ai limiti sopportabili da un umano non si era dimenticato il secondo imperativo: sorprendere. E così, mentre fintava l’attacco diretto, in realtà quello vero stava viaggiando sotto di lui. Una nebbia rossastra lo circondava, praticamente impossibile da vedere per via delle fiamme e della polvere tutt’intorno, composta dal proprio sangue e successivamente solidificata in spine scarlatte che scendevano perpendicolarmente al suolo. Lì, sotto la terra, avrebbero subito una curvatura ad U per sbucare direttamente all’interno della pietra, perforata senza difficoltà alcuna, e terminare la corsa diramandosi a raggiera dalla sommità.

L’esigua distanza tra i due combattenti giocava a suo favore, sia per poter cogliere impreparato il nemico, sia perché l’espandersi del cosmo copriva quella distanza di pochi metri tra i due, impedendo di fatto di accorgersi del colpo sotterraneo se non all’ultimo e fatale momento. Il come gli aghi fossero emersi permetteva, inoltre, di poter colpire Marcus anche se fosse saltato in una delle possibili direzioni oppure balzato in alto, vista la lunghezza di un metro buono delle spine e la loro disposizione a riccio. Sarebbe bastata la minima ferita per poter infettare il corpo del Saint con quel letale veleno, servito ad uccidere il proprio maestro.

Don’t look down on me…

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» Il Ritratto
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» Fisico: ustioni gravi e parti del corpo sanguinanti.

» Armatura: non presente

» Energetico: 55% - 10% - 10% = 35%

» Riassunto
Osservo le mosse di Marcus che atterra sul pietrone a due metri da me. Vengo tratto in ingannod all'espandersi del cosmo e finisco nel cilindro di fiamme venendo ustionato gravemente. Controbatto l'esplosione con quella mia subendo pochi danni e disperdendo fiamme miste a polvere nella zona circostante. Compaio con cosmo all'apice e finto un pugno quasi a simulare il colpo precedente (le rose nere). In realtà la nebbia rossastra creata con il mio sangue (e nascosta dall'ambiente fiamme + polverone) si è solidificata in spine che, secondo un traiettoria ad U dovrebbero emergere sulla sommità della pietra a raggiera (come il manto del riccio).

» Le Esperienze
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» Poisonous Eden | Creazione rosi e rovi di cosmo e perciò più resistenti delle controparti naturali, in grado di secernere veleno e crescere ovunque.

» Poisonous Blood | Immunità ai propri veleni, resistenza a quelli altrui secondo lo schema "ritardo tot turni gli effetti dove tot è pari ad 1+n° di energie superiori a quella avversaria. Sangue velenoso simile a cianuro.

» I Colpi
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#12 Tecnica | Venom Conflagration {Offensiva}

Il sacro e profano, il silenzioso ed il rumoroso. Quando gli opposti si mescolano, non può che avvenire qualcosa d’inaspettato, come accade in questo caso. La rabbia ed il ribollire del cosmo si uniscono all’apatia tipica del dodicesimo custode. Ciò che si genera è una rosa dorata che con i propri petali avvolge il cavaliere, prima di scomparire dando vita ad una potente deflagrazione a 360 gradi che sconvolge l’ambiente circostante seminando distruzione e radendo al suolo ogni materiale presente lungo il suo cammino. Ciò che non viene disintegrato dalla pressione cosmica, in genere viene annichilito dalla potente onda d’urto che accompagna il colpo.

#8 Tecnica | Crimson King Thorn {Offensiva}

A causa del prolungato contatto con il veleno delle proprie rose, lo stesso sangue di Edward è mutato divenendo una sostanza letale, potendola così usare come una vera e propria arma. Ciò che si trova ormai nelle vene assomiglia alla sostanza riconosciuta come cianuro, in grado di produrre seri danni all’organismo con cui viene a contatto. Grazie al cosmo, il cavaliere fa’ sprizzare fuori dal corpo il proprio sangue, creando una nebbia rossa, che trasformerà in sottili ed acuminate spine, dirigendole contro il nemico. Tale offesa sarà abbastanza forte da poter penetrare un’armatura (sempre in base al livello energetico), anche se, in caso avverso, è possibile colpire negli spazi non protetti dalle vestigia. All'inizio l'individuo avvertirà una sensazione di vertigine ed agitazione, seguita da tachicardia, cefalea e senso di costrizione toracica. Vi è anche iperpnea (aumento della frequenza respiratoria) per stimolazione diretta dei recettori da parte del cianuro. Successivamente subentrerà debolezza, confusione mentale, disorientamento e collasso. La morte avviene per arresto respiratorio, ma non compaiono segni di cianosi, anzi cute e mucose possono apparire di un colore rosso marcato: questo perché non vi è stata mancanza di ossigeno nei tessuti, ma è stata bloccata la loro possibilità di utilizzarlo. (La morte può avvenire solo in Quest).

Nota negativa per questo colpo è proprio la gran quantità di sangue che il dodicesimo custode deve usare, per quanto possa sfruttare quella persa durante lo scontro. Senza riposo prolungato o trasfusioni, Edward è in grado di usare la tecnica tre volte, la cui ultima porterà inevitabilmente alla sua morte.

» Le Chiacchiere
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view post Posted on 7/3/2010, 21:07
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La sua mossa funzionò alla perfezione e, sebbene fosse la seconda tecnica più letale fra tutte quelle che padroneggiava, si era trattenuto dall'esagerare con la velocità e la potenza per non uccidere il Conte. L'Inglese però non prese bene quella situazione, in tutti i sensi: nonostante le tremende ustioni che aveva riportato, riuscì a reagire in modo già visto, con un'altra esplosione di cosmo, giusto mentre avveniva l'implosione, arrivando a dissipare il resto delle fiamme prima che facessero pieno effetto.
*Deve solo ringraziare di non essere uno Spectre, altrimenti questo scontro si sarebbe già concluso in... ma che diamine?*
L'ultima domanda fu dovuta al fatto che Edward non solo aveva resistito al suo colpo, ma era rimasto in piedi e stava espandendo il suo cosmo a dismisura. Probabilmente voleva colpirlo con tutte le sue forze prima di crollare svenuto... morire piuttosto che essere preso prigioniero. Piuttosto sensato in certe situazioni, ma non certo in quella.
Non appena Edward lanciò il suo pugno, il Cavaliere reagì e saltò verso di lui, seguendo una traiettoria a parabola. La sua prontezza nello schivare l'attacco avversario, che si concretizzò solo pochi secondi più tardi sulla roccia. Forse, se fossero stati di pari livello, il Cavaliere non avrebbe fatto neppure in tempo a scansarsi, per quanto non avesse percepito in tempo il vero intento dell'avversario.
*Ricambia pan per focaccia! Meglio finirla subito, anche se ormai temo di essermelo inimicato!* pensò mentre era in volo.
Cercare di eseguire un attacco diretto e meramente fisico sarebbe stato degno di un suicida e probabilmente avrebbe finito lo scontro, ma a favore dell'utilizzatore di rovi e spine... mentre lui doveva tornare al Grande Tempio con e sulle sue gambe. Quindi decise di ricorrere ad un'altra forma di offesa per coprire il proprio arrivo a terra: l'attacco che aveva ricavato dalla tecnica principale del suo Maestro.

CITAZIONE
Pioggia di meteore infuocate
Imitando il Ryu Sei Ken del suo maestro, Marcus lancia una serie di Palle di Fuoco a ventaglio più o meno ampio (da uno fino a cinque metri di ampiezza) per un ammontare di centinaia di veloci attacchi, che, se focalizzati, possono anche portare alla fusione di determinate corazze. L'attacco può essere lanciato da fermo o anche in corsa e ogni colpo andato a segno ha lo stesso effetto di una Palla di Fuoco, ma in nessun caso può essere composto da Palle di Fuoco Esplosive.

Vista la distanza aerea di soli due metri e mezzo, decise di ricorrere ad un ventaglio piuttosto ampio, circa quasi il doppio della distanza che li separavano. Quei quattro metri ricoperti dalle palle di fuoco lanciate da un'angolo di neanche 20 gradi e dall'alto avrebbero verosimilmente inchiodato l'avversario alla propria posizione e gli avrebbero impedito di contrattaccare in maniera efficace, danneggiandolo a più riprese come una pioggia ustionante, ma non letale. Dopo la schiena e i fianchi, anche le braccia, le gambe e il petto avrebbero subito una bruciature e ustioni, al punto tale che un umano normale non avrebbe potuto sopravvivere.
Il cosmo di coloro che erano destinati a servire il Grande Tempio però avrebbe fatto in modo di lenire il dolore e sanare le ferite in un tempo comunque non breve... se Edward Cavendish fosse stato abbastanza intelligente da rimandare l'eventuale resa dei conti ad un secondo momento.
Al termine della pioggia, il Cavaliere sarebbe atterrato poco dietro all'avversario e alla destra di quest'ultimo, per via del fatto che l'Italiano stava lanciando il suo colpo con la mano sinistra.
Quella era verosimilmente la fine.
 
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view post Posted on 8/3/2010, 12:49

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VI
Royal Demon Rose

Narrato
*Pensato*
«Parlato di Edward»

Niente, era inutile anche il tentare strategie complesse di fronte all’incredibile divario tra i due combattenti. Poteva celare il proprio cosmo per cogliere di sorpresa, ma ogni volta bastava un semplice salto per eludere il tutto. Ed allora perché continuare? Perché tentare quegli assalti disperati.

Unicamente il dolore lo riusciva a tenere cosciente, perso in una realtà che ad ogni secondo passato assomigliava sempre di più ad un brutto sogno. La pelle lacerata e bruciata, il sangue perso, la vista che si offuscava. Non era nient’altro che un burattino al quale si stavano tagliando i fili uno ad uno per vederlo precipitare a terra e burlarsi della sua caduta.

No, non era ancora il momento di cadere. Se fini messe in atto erano un puro fallimento, allora non rimaneva che tentare l’approccio opposto: un unico potente colpo. Ignorando completamente il nemico che scattava in avanti, ignorando completamente le palle di fuoco che saettavano contro di lui, si lasciò pervadere dall’abbraccio della dea, inondando d’oro il campo di battaglia.

La treccia si sciolse, ed i sanguigni capelli si mossero nel vento al concentrarsi di quella forza nella mano destra, sotto forma di una rosa dai candidi petali. La vista stava venendo meno, e con essa tutte le forze residue, ma poteva contare finalmente su di un colpo che avrebbe fatto giustizia. Sciocco sarebbe stato pensare di utilizzarlo esclusivamente contro Marcus, anche perché ciò avrebbe significato esser colpito in pieno dai globi di fiamma e perdere la vita. La potenza insita in quel fiore permetteva invece di opporsi all’offensiva nemica ed allo stesso tempo minacciarlo di morte.

*Paradossale che siano ancora una volta i fiori a salvarmi la vita…*

Un solo gesto allora, un semplice colpo di polso per rilasciare quella pura distruzione. Il raggio ampio della tecnica nemica era stato creato per evitare una fuga laterale, ma allo stesso tempo era il più grande punto debole. Ampio raggio significava palle di fuoco meno fitte e quindi, concentrando la difesa, o meglio l’offesa, in un unico punto era possibile aver salva la vita.

Proprio così avvenne. Il colpo di Edward venne scagliato con una traiettoria parabolica , facendo sì che potesse aprire un varco tra i globi di fiamme davanti a sé per poi risalire rapidamente in aria nella speranza di trafiggere il petto, o, nel caso in cui si fosse mosso più rapidamente, la schiena del Saint in un abbraccio mortale.

Era finito…finalmente tutto era finito…

SPOILER (click to view)
» Il Ritratto
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» Fisico: ustioni gravi e parti del corpo sanguinanti. Sensi affievoliti, ormai sulla soglia dello svenimento.

» Armatura: non presente

» Energetico: 35% - 30% = 5%

» Riassunto
Punto sulla strategia del "colpo forte e diretto", visti i fallimenti rpecedenti dei colpi strategici. Incanalo il cosmo e lancio la rosa bianca con una traiettoria parabolica, creando un varco frontale nelle palle di fuoco in modo da far sopravvivere Edward, per poi risalire, diretta al tuo petto od alla tua schiena. Riesco a fronteggiare in tempo la tua offensiva soltanto perchè la finale, avendo più cosmo, è più veloce di un colpo normale.

» Le Esperienze
~ Abilities

» Poisonous Eden | Creazione rosi e rovi di cosmo e perciò più resistenti delle controparti naturali, in grado di secernere veleno e crescere ovunque.

» Poisonous Blood | Immunità ai propri veleni, resistenza a quelli altrui secondo lo schema "ritardo tot turni gli effetti dove tot è pari ad 1+n° di energie superiori a quella avversaria. Sangue velenoso simile a cianuro.

» I Colpi
~ Tecniques

#7 Tecnica | Claire Austin - Royal Demon Rose {Offensiva} [Finale]

La rosa bianca indica amore eterno e puro, ma è anche simbolo di morte.

La morte, così tremenda eppur così lieve ed armoniosa se per mano del cavaliere della dodicesima casa. La tecnica massima, da sempre considerata mortale, è in mano al giovane Edward, ultimo scoglio prima della dimora del Gran Sacerdote, necessaria per poter abbattere chi ha resistito all’assalto dei precedenti gold saint. La Rosa bianca, seppur di aspetto inoffensivo, possiede un alto potere perforante, riuscendo in tal modo a poter trapassare le più resistenti corazze, anche in casi in cui l’energia posseduta non lo permetterebbe. Inoltre è attratta dal sangue del cuore nemico, potendo quindi dirigersi esattamente in quel punto con grande precisione e maestria. In grado di raggiungere il cuore sia dal torace che dalla schiena, risulta arduo estrarre questo fiore senza morire dissanguato, a meno che non si sia dotati di un cosmo abbastanza forte da permettere di resistere ai suoi effetti. Edward è in grado di lanciare tre diverse varianti di questo colpo, a seconda delle necessità.

» Base

E’ la variante più comune e spesso usata. Una volta colpito il bersaglio (il cuore nemico), agendo come una siringa assorbirà tutto il sangue portando ad una rapida morte. Quando i petali da bianco diverranno rosso scarlatto, segneranno la fine del bersaglio designato.

» Le Chiacchiere
~ Notes

La descrizione degli effetti e del colpo ho preferito evitare di scriverli in modo troppo approfondito. Basta leggere la tecnica qui riportata.

Il colpo segue una traiettoria parabolica, più o meno come in questa immagine, dove il P in basso è Edward. www.ccaf.it/gloss/media/parabola.gif

Penultimo post mio. L'ultimo sarà dedicato unicamente a raccontare dello svenimento (che ho preferito posticipare in quanto avviene dopo il lancio di questo colpo).

La finale per me è una tecnica che consuma il 30% del cosmo, al contrariod el 10% di una tecnica normale. Visto che il mio colpo è a blu, passandoa viola è come se fosse il 25% ed opponendosi alla tua tecnica (10%) ne rimane un buon 15%. Concludendo devi fronteggiare un colpo leggermente più forte di una tua tecnica a viola (15% anzichè 10%).

Secondo il mio schemino stai a circa il 30% del cosmo. A 10% si sviene, a 0% si muore XD
 
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view post Posted on 8/3/2010, 20:09
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Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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Tutto sarebbe presto finito... eppure quello scontro non si stava concludendo nel modo più naturale: per quanto stanco e debilitato, nessuno avrebbe rinunciato a difendersi da un attacco, né avrebbe provato a scansarlo. Tuttavia Edward decise di non provarci neppure e rimase sottoposto all'azione bruciante delle palle di fuoco senza neanche accennare ad un minimo modo per sopravvivere o per conservarsi.
*Qui gatta ci cova!* comprese l'Italiano mentre vedeva l'Inglese subire ripetutamente i suoi colpi. Infine colse un suo gesto particolare e qualcosa che cercava di venirgli addosso, qualcosa che spiccava con la propria colorazione bianca in mezzo a tutto il nero terreno bruciato sottostante.
*Non può essere! Quello è un pazzo assassino!* si disse nel riconoscere la rosa bianca che con una parabola usciva dalla pioggia infuocata per cercare di trapassargli il cuore.
Doveva reagire! Non poteva permettersi di morire in quel modo!
E la soluzione si trovava nella sua mano, nel suo bastone. Rapidamente quindi interruppe l'attacco verso Cavendish e incanalò di nuovo il proprio cosmo nel braccio detro e da lì nel bastone, ma non allo scopo di fargli eruttare altre fiamme, bensì di renderlo un'arma ancor più temibile... specie per le lame, che erano scattate, comparendo apparentemente dal nulla.

CITAZIONE
Spada di Fuoco
Per realizzare questa tecnica, Marcus pone la mano di taglio (prevalentemente la destra, ma anche con la sinistra non ci sono problemi o differenze) e ricopre l'intero avambraccio di fiamme di un calore tale da chieddersi come possa la stessa Armatura della Fornace resistere ad un calore così intenso senza le abilità cosmiche del possessore. In tal modo, Marcus può utilizzare l'avambraccio come se fosse una spada se tiene la mano di taglio. Gli è possibile anche chiudere il pugno, utilizzandolo come una sorta di martello o di mazza infuocata, ma di solito preferisce utilizzare il taglio di mano. Questa tecnica necessita dell'uso del braccio e non è possibile in alcun modo creare armi di fuoco con un'autonoma consistenza fisica.

L'arma acquisì quindi con estrema rapidità una luminescenza particolare e intensissima, che spiccava dal resto del cosmo ardente del Cavaliere quasi ne avesse sua propria. E fu con una delle due estremità taglienti dell'arma infuocata, che il Cavaliere intercettò e deviò con un colpo trasversale la rosa, la quale si perse nell'aria bruciando inesorabilmente, mentre il Maestro del Grande Tempio si riportava perpendicolare al terreno con una capriola aerea.
Atterrato nuovamente sulle ginocchia, si voltò con feroce determinazione verso l'avversario, intenzionato a colpirlo ad un fianco prima che potesse reagire... ma al momento della partenza dell'assalto finale, si trattenne: Edward Cavendish era finito. Lo poteva vedere chiaramente: era ormai sulla soglia dell'incoscienza e forse non aveva neanche capito che cosa fosse appena successo.
*Ha rischiato così tanto...* si disse mentre il fuoco lentamente si spegneva. *... il tutto per... Cri'xa! La lama si è incrinata!*
Forse aveva esagerato, constatò: la rosa bianca era forse la più pericolosa tra i fiori posseduti dai Cavalieri dei Pesci e se fosse stata lanciata nel pieno delle forze cosmiche dal futuribile detentore di quell'Armatura d'Oro, probabilmente la difesa opposta non sarebbe stata altrettanto efficace.
*Dovrò smontare il bastone e riparare la lama se voglio continuare a usarla... ma quale pretesa avrà avuto Jinzo nell'usarlo contro chiunque avesse un cosmo pari a quello del Conte o di quello che ora ho io stesso?*

Ad ogni modo, era finita e non c'era più motivo per lui di stare in quel luogo devastato dalla furia di due uomini dall'alto cosmo. Rinfoderano l'arma mentre si rialzava, il Cavaliere disse: "Qui le nostre strade si separano, forse temporaneamente. Tene bene a mente le mie parole: quando chi mi ha mandato prenderà la debita decisione, io tornerò da voi. Solo allora saprete chi e perché ha mandato Marcus della Fornace."
Così detto, il combattente riprese il suo zaino e si allontanò. Mentre camminava, la sua Armatura rossa espresse nuovamente cosmo e in quel modo gli fece intendere tutta la sua gioia nel saperlo ancora vivo e non mortalmente ferito, anche se con una punta che avrebbe voluto dire in termini umani "non avresti dovuto correre un simile rischio."
"Lo so" le rispose lui con un sorriso. "Ma era mio dovere farlo e se lo avessi sfidato con te forse io avrei subito danni minori, ma t saresti fatta male anche tu... e questo non avrei potuto sopportarlo."
 
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view post Posted on 8/3/2010, 20:52

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VII
L'appassire della Rosa

Narrato
*Pensato*
«Parlato di Edward»

La vita scorreva via sotto forma di bianchi petali. Ogni stilla di cosmo e forza era divenuta una rosa, pronta a trafiggere e mettere fine una volta per tutte a quello scontro che si stava prolungando eccessivamente. Non vi era vittoria nel morire scioccamente, e questo ben lo sapeva, avendo sacrificato parte dell’offensiva per creare una zona “protetta” dalle fiamme e dai quei globi infuocati che lo bersagliavano.

L’ultima possibilità per sorprendere il sicario era stata valutata sulla rapidità d’azione e sul colpo improvviso che avrebbe perforato le fiamme per cercare il cuore dello sventurato. Mentre il mondo si tingeva di nero non gli restò altro che cercar di seguire per quei brevi attimi la scia cosmica del colpo e sentire come scomparisse di fronte ad un nuovo pinnacolo di infuocata energia.

Il cosmo dello sfidante era ancora ardente e ciò significava solo il fallimento. Avrebbe voluto replicare, avrebbe voluto continuare a combattere, eppure il suo corpo non reagì. Tagliati tutti i fili non gli rimase che cadere sull’erba bruciata in modo scomposto.

Il piromante gli avrebbe risposto e l’avrebbe schernito? Alla fine di tutto lo avrebbe ucciso? Tutto era così effimero e senza consistenza, anche la vita stessa non pareva più aver un senso. Tutta quella ricerca del potere, tutta quella necessità di salire sul trono del re, niente era poi così importante di fronte alla morte. Inerte, mentre tutto svaniva, non rimaneva che un sapore acre in gola.

Il sapore amaro della sconfitta.
 
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