Tutto sembrava scorrere tranquillamente al Grande Tempio, se di tranquillità si poteva parlare: il Grande Sacerdote era morto da poco tempo e il Crysos Synongen non si era ancora espresso su quale fosse la persona che ne avrebbe dovuto prendere il posto. Sapeva poco di simili procedure e sperava che quella situazione fosse anche l'ultima: ultimamente ne aveva vissute troppe e non sapeva più cosa aspettarsi... e per uno come lui, quell'incertezza era doppiamente devastante.
Gli era quindi parso ancora più strano che il consesso dei Cavalieri d'Oro, che governava temporaneamente il Grande Tempio dopo la decadenza di Arkantos, avesse deciso di inviare qualcuno in missione all'estero in un momento di massima incertezza. Forse volevano mostrare di non essere comunque deboli...
O forse la ragione era tutt'altra: egli era infatti l'unico depositario delle ultime volontà del precedente defunto Grande Sacerdote e, sebbene altri le avessero volute conoscere, le aveva comunicate ai soli diretti interessati. Cosa ne avessero fatto di quelle dichiarazioni, non più una questione che lo riguardasse, ma c'erano comunque stati fin troppi disordini per quel segreto, per permettere che altre persone ne avessero a soffrire.
Ad ogni modo, aveva obbedito e si era ritrovato ben presto sul primo aereo low cost diretto a Parigi... dopo aver ovviamente avvertito Seiya e qualche altro Cavaliere della missiva ricevuta, che bene o male sembrava autentica.
Era vestito come al suo solito, con pantaloni e maglietta rossi coordianti, intervallati da una cintura nera stretta in vita. I suoi abiti erano coperti da una giacca anch'essa nera che usava per coprirsi dal freddo in assenza di cosmo. Era un modo di vestire che al Grande Tempio era alquanto inconsueto senza il mantello, ma che nel resto dell'Europa sarebbe apparsa normale nella stessa condizione. Aveva rinunciato ad indossare quel manto in nome dell'anonimato che era stato raccomandato nella missiva, ma non per questo aveva rinunciato a portarselo dietro. Ovviamente lo aveva riposto nell'ampio zaino e lo aveva usato per avvolgervi la sua insostituibile e inseparabile Armatura, come aveva fatto quando era andato a recuperare l'Armatura di Atena.
Lo zaino e il bastone a lame ritratte costituivano il suo unico bagaglio e per ovvie ragioni non si era fidato del sistema di trasporto bagagli. Era una scelta che aveva pagato con una maggiore scomodità in una classe già disagevole di per sé.
L'odissea del viaggio scomodo e non diretto alla fine terminò dopo ore che non avrebbe voluto trascorrere in quel modo. Fu quindi con gioia che appoggiò di nuovo i piedi per terra, prendendosi il suo tempo per riabituare lo stomaco e i sensi al terreno.
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Forse ho esagerato con l'anonimato...* si disse mentre un capogiro lo assaliva nel rimettersi lo zaino in spalla. Il bastone e lo zaino sembravano quasi fuori posto in una persona normale, ma non del tutto: in un aereoporto non era infrequente trovare dei viaggiatori provenienti da posti lontani ed esotici e quello che stringeva in mano poteva benissimo essere un souvenir ricavato da un viaggio in India o in qualche Paese affine...
Alla fine arrivò in quella che doveva essere la sala d'attesa e dopo alcuni istanti provò un inspiegabile brivido di freddo. Un brivido che il Cavaliere percepì anche dall'Armatura nello zaino: benché lui si tenesse addirittura al di sotto della soglia di latenza, era ancora in grado di riconoscere un cosmo... un cosmo freddo, ma pacifico, disposto in attesa e tenuto ad un livello tale che solo chi fosse negli immediati paraggi avrebbe potuto avvertirlo.
Seguendo la traccia, il giovane italiano arrivò presto di fronte ad un ragazzo dai capelli rossi e i tratti somatici tipicamente nordici che ascoltava qualcosa da un paio di auricolari.
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Non ci sono dubbi* si disse risoluto: quello doveva essere il suo contatto, il Cavaliere del Nord menzionato nella missiva che lo aveva portato lì a qualche minuto dalle dieci e mezzo di sera, come da istruzioni. *
Allora non era uno scherzo di pessimo gusto...*
Per non disturbare il nordico e rendersi ugualmente riconoscibile, si portò davanti a lui a più meno un metro e attivò il proprio cosmo in misura analoga a quella dell'altro, onde fargli sapere che era arrivato. Si aspettava di tornare ad incotrare il Cavaliere di Artax, ma purtroppo il nome era quello di un altro guerriero. Poco male...
Però quel tale aveva qualcosa di familiare. Non riusciva a capire esattamente cosa, ma aveva la sensazione che quello non era il loro primo incontro.
Ad ogni modo, l'avrebbe scoperto presto: l'attesa era finita.
Nota: ho dato per terminati sia il Babel Tower sia la quest Durante la Ricerca della Cura. Spero questo non crei difficoltà, altrimenti modificherò di conseguenza.