Devastazione. Devastazione ovunque guardasse, devastazione che rapida si era estesa dovunque, rendendo tutto poco più che cenere. Quelle erano le conseguenze che il gioco del destino aveva portato a quel luogo... ma quella stessa desolazione poteva rappresentare molto efficacemente le conseguenze che la guerra portata da Hades al mondo avrebbe potuto avere... e che lui e gli altri Cavalieri, come in momento contingente, non avrebbero forse potuto evitare.
In quel momento però la colpa di quella catastrofe era sua... solo sua. Alla fine, mentre la Spectre gridava per il dolore, stava cominciando a rendersi conto che non si poteva imputare Violate per quello che era successo e che stava ancora succedendo. Il giovane del Grande Tempio era l'unico involontario colpevole.
L'Armatura però si oppose strenuamente a quella conclusione e intervenne con una vigorosa manifestazione cosmica: lei non lo incolpava per quell'evento. Tramite il cosmo, la corazza gli espresse, con un'empatia impossibile per un essere umano, che forse le sue fiamme avevano causato quell'orrore, ma se erano state usate non era certo perché era stato lui a volerlo. Era stata l'azione della Spectre a metterlo nell'impossibilità di agire altrimenti e, per quanto ormai non si potesse più tornare indietro, non aveva nulla di cui rimproverarsi. Il ragazzo sospirò per tutta risposta e dalle sue labbra uscì una risatina che sapeva tanto di riso per evitare il pianto.
Sul punto di replicare alla Fornace tutti i suoi dubbi in proposito, Violate si rialzò, ridendo più delirante che mai, con uno sguardo follemente infuocato e parole che ormai esprimevano la sua lontananza da qualsiasi forma di lucidità. Non che prima fosse sana di mente: nonostante la caduta e il ruggito dei fasci di fuoco avesse coperto in parte il suono della sua voce, il Cavaliere aveva sentito qualcosa riguardo alla paradossale e ipocrita mancanza di considerazione e di rispetto per Hades. Ma dopo aver subito le conseguenze involontarie della salvezza del combattente rosso, ormai non ci vedeva più... e probabilmente neanche ci sentiva.
Tuttavia il suo continuo parlare gli diede ancora una volta il tempo di rendersi conto che non era ancora finita e che presto avrebbe dovuto fronteggiare ancora una qualche offensiva. Quindi scende dal muro precario che gli aveva offerto rifugio dall'incendio che si era appena spento sotto di lui e iniziò a studiare l'avversaria.
Tuttavia, prima che potesse capire qualsiasi cosa, il Cavaliere decise di non ripetere l'errore precedente e, non sapendo bene che cosa sarebbe successo, alzò entrambe le braccia con i palmi rivolti verso l'esterno, dai quali fece guizzare rapidamente il suo cosmo tutt'intorno a sé.
CITAZIONE
Barriera di Fuoco Cosmico
Marcus stende in avanti le mani completamente aperte e con i palmi rivolti all'esterno per erigere una sorta di muro di fuoco capace di fornire protezione contro gli attacchi cosmici e condotti con energie fredde. Ha una certa parziale efficacia anche contro gli attacchi psichici, ma non può nulla contro gli attacchi fisici.
Subito dopo venne investito in pieno dall'attacco nemico e non riuscì a sfuggire al ciclone di fuoco che Violet generò dal basso verso l'alto.
Fuoco e vento costituirono quindi una combinazione potenzialmente letale, ma purtroppo non pienamente efficace: le lame di vento che partirono all'improvviso dall'inferno attorno a lui andarono ad impattare tutte contro la barriera, ma anziché vanificarsi, non fecero altro che alimentarla. Il problema più grosso era semmai costituito dall'ambiente che lo circondava: la barriera lo difendeva infatti dagli attacchi cosmici, ma non contro le loro conseguenze ambiantali. E la temperatura era parecchio superiore a quella di un vulcano, massima punta che poteva arrivare a sopportare... quella che anche la sua Armatura poteva sostenere: se prima aveva sofferto anch'essa per i danni indiretti causati dal suo Pugno di Fuoco, in quel momento fatale stava soffrendo molto di più. Se avesse potuto urlare, lo avrebbe fatto mentre comincava a liquefarsi. Marcus invece barcollava, stordito e incapace di reagire a quello che gli stava accadendo attorno: sentiva solo calore e dolore per un contatto di cui ormai ignorava la ragione... non avrebbe retto ancora a lungo alle ustioni che quel calore insostenibile gli stava provocando. Poi, improvvisamente, in un minimo sprazzo di lucidità, si rese conto di quanto stesse accadendo alla propria cara Armatura... Ed era intollerabile! Lui poteva anche morire, ma l'Armatura della Fornace non poteva seguirlo nella morte!
Il Cavaliere fece pertanto esplodere il suo cosmo in un impeto di rabbia e dolore, non solo fisico, onde creare un campo di resistenza alle fiamme. Come aveva tenuto lontana addirittura della lava da lui e da Frey quando aveva affrontato Khalì, così fece ruotare il suo cosmo in senso contrario rispetto a quello in cui il vento infuocato ruggiva la sua furia. Dapprima non ottenne risultati, ma man mano che ci provava, cominciava a smorzare la furia del ciclone e ad attenuarne gli effetti, mentre la barriera cadeva per l'impossibilità di sostenere due difese contemporaneamente.
Alla fine, dopo un'eternità, il vento si placò e il tormento delle fornaci si mitigò. L'Armatura, ancora tanto calda da ustionare la sua pelle del suo Cavaliere, era stata deformata dal calore... quella che era rimasta almeno: i bracciali erano infatti caduti a terra in un ammasso deforme, impossibilitati a restare fissati al corpo del combattente e anche i gambali rischiavano di fare la stessa fine; il giustacuore sembrava un ammasso che copriva le costole, ma aveva una consistenza tale da poter essere tagliata da un coltello come burro fuso, mentre gli spallacci erano arrivati fin quasi sui gomiti. Anche l'elmo si era deformato, ma il Cavaliere temeva di peggiorare la situazione a tentare di rimuoverlo manualmente.
Tuttavia, come atto estremo, fu la stessa Armatura ad allontanarsi, pezzo dopo pezzo, dal corpo di colui che aveva protetto fino a quel momento e che in quel momento rischiava invece di danneggiare. Tuttavia la corazza non ebbe la forza neanche per tentare di ricomporsi e non poté non sembrare una moribonda. Il Cavaliere cadde allora in ginocchio prostrato per quella tragedia più che per le ustioni che aveva riportato su quasi tutto il corpo. Cadde e pianse lacrime più calde del fuoco che aveva causato quell'orrore.
"
Perdonami..." mormorò alla sua amica cercando di sfiorarla per darle un estremo conforto prima di doverle dare un ultimo inevitabile saluto. Lei emanò ancora un debole bagliore cosmico, con il quale sembrò accettare le sue scuse e sollevarlo da ogni responsabilità. Poi... si spense.
"
No..." mormorò. Non poteva essere vero. Non poteva!
"
No..." disse più forte ancora. Non ci credeva. Come poteva essere arrivato fino a quel punto?
"
No!" esclamò con crescente disperazione. Perché? Perché il Destino aveva voluto essere così crudele fino al punto di togliergli anche l'unico conforto della sua vita?
"
NOOOOOOO!" gridò con una rabbia che sovrastava ogni cosa.
"
VIOLATE!" urlò rialzandosi come una furia. "
Guarda cos'hai fatto! Osserva le conseguenze della tua ipocrisia!" le urlò contro indicando i resti della sua corazza. "
Se davvero disprezzi Hades, allora dovevi vestire una corazza di Atena e impedire che anche altri soffrissero come te! Invece ti sei abbassata al punto da non essere diversa da coloro che biasimi..."
Riprese fiato mentre il suo cosmo raggiungeva livelli esponenziali. "
E ORA NE PAGHERAI IL PREZZO!"
Ancora una volta il Cavaliere alzò le mani, non più per difendersi, ma per offendere con tutta la sua furia e il suo sdegno per quanto aveva appena dovuto subire. Ormai era giunta la fine e Violate sarebbe caduta. L'ultimo amaro boccone di vendetta prima di cadere anch'egli.
CITAZIONE
Implosione Flammica
Anziché creare una sfera di fuoco, Marcus crea un campo di fiamme di forma semicilindrica attorno al nemico tagliato sulla sommità. Le fiamme, che possono raggiungere picchi molto elevati, vengono poi utilizzate per scatenare un'implosione dello stesso cilindro di fuoco, alto due metri, e causare così gravi ustioni al nemico e la fusione delle corazze più deboli. Alcune corazze di miglior fattura potrebbero resistere alla fusione, ma non rimarrebbero comunque esenti da conseguenze.
La tecnica avrebbe funzionato alla stessa maniera del ciclone della Spectre, ma anziché causare danni ambientali prolungati, il semicilindro sarebbe imploso senza lasciarle scampo.
Non aveva le forze, né il cosmo per ricambiarle l'offesa con il proprio Tornado di Fuoco e forse la Rivolta Infernale non l'avrebbe raggiunta se non marginalmente... e non sarebbe stata una punizione sufficiente! In quel modo, almeno, lei sarebbe dovuta tornare all'Ade non da servitrice, ma da peccatrice costretta a scontare le colpe della propria ipocrisia, oltre che dell'inettitudine di cui Hades l'avrebbe sicuramente accusata.
Stato fisico: pietoso: ustioni varie su grandissima parte del corpo.
Stato Armatura: quasi del tutto sciolta, è morta ed è inutilizzabile
Riassunto: Marcus si accorge dell'offensiva di Violate ed erige una barriera, temendo un attacco frontale. Tuttavia viene intrappolato dal ciclone della Spectre. La barriera però riesce a fermare le lame di vento, sebbene non fornisca protezione contro il calore, da cui si difende facendo ruotare il cosmo attorno a sé in senso contrario a quello di rotazione del vento infuocato, come quando aveva adottato un simile strattagemma per salvare sé e il Cavaliere di Tarantola dal fiume di lava che la dea indiana Khalì aveva scatenato loro contro.
Essendo un Cavaliere di Fuoco, Marcus sopravvive con varie ustioni diffuse, ma altrettanto non avviene per l'Armatura, che si scioglie in gran parte e infine si stacca da lui per non danneggiarlo. Marcus ne avverte poco dopo lo spegnimento e tale evento, per via del lungo legame creato con la corazza stessa, crea in lui uno stato di rabbia tale da dargli la forza per rialzarsi, inveire contro Violate e lanciarle contro l'Implosione Flammica per distruggere la propria nemica.