I° Ruolata - La comparsa della torre, Ciò che giace al di là del tempo...

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view post Posted on 16/9/2009, 16:54

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I° Ruolata

La comparsa della torre

Ciò che giace al di là del tempo...


Angolo del MasterUn strana lettera giunge a voi, il come sembra pura casualità, a voi decidere la modalità. L’incarto salta subito ai vostri occhi in quanto la missiva sembra impregnata di un’emanazione cosmica di un’intensità raramente uguagliabile. La carta è bianca, sul davanti reca un sigillo in ceralacca rossa con all’interno un simbolo stilizzato di un’ala. Sul retro il vostro nome e cognome (se ne avete uno) scritto con una calligrafia perfetta ed artistica in inchiostro nero. All’interno è presenta un foglio che recita:

Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto. Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una. Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti. In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!

Allegata alla lettera vi è una cartina geografica con una X che indica un punto preciso nel deserto Siriano, a circa 100 Chilometri da Al Hillah, in Iraq, città dove un tempo sorgeva Babilonia. Per quanto vi addentrate nel deserto, sembrate non scorgere nulla, fino a che arrivate a circa 10 chilometri dall’obiettivo. Appena giunti in quella zona vi rendete conto che non siete più in grado di utilizzare il cosmo, come se fosse sigillato.


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Mentre il vento del deserto scaglia addosso ai cavalieri sferzate di sabbia, una costruzione si staglia visibile all’orizzonte. Maestosa ed imponente, non conosce fine, pugnalando le nubi e scomparendo nei cieli. Ci si chiede come mai qualcosa di così gigantesco non fosse visibile precedentemente, neanche dal satellite, eppure resta difficile trovare una risposta sensata.

Quando ormai la distanza è ridotta, è possibile ammirare l’opera nella minuzia dei particolari. L’intera torre è sorretta da pesanti e gigantesche catene, con dettagli finemente lavorati, che scompaiono nella profondità della terra. La struttura principale è composta da più livelli ad archi, di un color marrone scuro derivante dalla cottura dei mattoni usati per edificarla. Per quanto il tempo e lo scadente materiale potrebbero far pensare ad uno scarso equilibrio, il tutto sembra reggersi alla perfezione, dimostrando una solidità probabilmente superiore a quella di qualsiasi altra costruzione umana.

Adagiato su uno degli anelli delle catene, a circa cento metri di altezza da suolo, vi è un individuo. La lontananza ed il manto color sabbia che ne avvolge il colpo, rende difficile l’identificazione ad una prima occhiata. Impiegando più tempo è possibile scorgere delle ciocche di capelli rossi spuntare dal cappuccio, così come delle piume che sfumano dal verde al cobalto, agganciate lungo la veste. Il particolare più di spicco rimangono le due grandi ali, trasparenti e simili a vetro, che spuntano dalla schiena del misterioso essere.

Quando inizia a parlare, la voce risulta inaspettatamente chiara e limpida, nonostante la notevole distanza.

“Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti…un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo…”

Un battito di ciglia e l’individuo scompare senza neanche proferire il suo nome, lasciando al suo posto solo alcune delle piume precedentemente citate.

Ormai non resta che proseguire…

[Cliccare QUI per l'immagine del misterioso angelo]




Info per i postAvete un post a testa per descrivere il tutto fino al momento in cui oltrepassate l’arco dell’entrata. Ricordatevi che appena entrati nella zona in cui è visibile la torre non riuscite più ad utilizzare il cosmo, come se fosse stato sigillato (sarà di nuovo attivo una volta giunti nell’arena). Nessun problema nel caso in cui vi siano armature identiche, ruolatela come più vi pare, in quanto il luogo è una distorsione temporale che unisce più mondi (per l’esattezza tre, quello del legend, quello del clan e quello del galaxy). Vi invito a rileggervi bene i post di regolamento e specialmente quello delle info, in modo da non scrivere cavolate in futuro XD

La ruolata resterà aperta una settimana per dar modo a tutti di postare.

L'ordine di postaggio è libero.

Il post verrà valutato insieme a quelli del combattimento, perciò state attenti a come scrivete!




© Luxifer



Edited by _Luxifer_ - 16/9/2009, 19:31
 
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view post Posted on 16/9/2009, 22:07
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Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

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Sembrava un giorno piuttosto calmo. La situazione al Grande Tempio stava lentamente tornando alla normalità dopo i più recenti sconvolgimenti, anche se nessuno ormai aveva un'idea univoca del concetto di "normalità". Forse il termine migliore sarebbe stato "tranquillità" e per fortuna era da quasi un mese che non si verificavano altri incidenti... al Grande Tempio almeno.
Tuttavia la calma era quasi eccessiva: da quando c'erano stati quegli sconvolgimenti, non si erano più presentati allievi e quindi le giornate trascorrevano insolitamente quiete. Non che un periodo di riposo non gli servisse, ma comunque passare dal caos alla calma piatta non gli lasciava presagire nulla di buono. Era ormai certo che qualcos'altro sarebbe successo presto o tardi, ma non riusciva a determinare cosa e men che meno quando. E per questo ogni giorno restava spesso sul Piano dell'Incudine, l'altopiano antistante la propria casa e che usava abitualmente come piano di allenamento personale e di addestramento dei suoi allievi. In quel periodo di inconsueta calma, il Cavaliere lo usava invece come postazione di guardia personale, come frontiera non ufficiale e come luogo dove poteva essere reperito in caso di necessità. Inoltre in quello stesso periodo non provava molta simpatia per le folle e dopo quello che era da poco successo, pochi altri al suo posto avrebbero gradito la compagnia di una massa di persone capaci di diventare improvvisamente irrazionali e violente.

Fu in uno di quei giorni che, quando stava per uscire da casa sua per svolgere quello che somigliava ormai ad un servizio di sorveglianza, percepì fuori da casa sua un cosmo non tanto ampio, ma estremamente intenso, più ancora del suo, ma completamente anonimo.
*Chi sarà mai? Come ho fatto a non percepirlo fino ad ora?* si chiese sconcertato per quella manifestazione improvvisa di una simile potenza.
Preso il bastone a lame, trofeo di guerra che conservava e utilizzava da ormai tre anni e che era diventato caratteristico della sua figura, il Cavaliere lo nascose sotto il mantello per ogni evenienza e aprì lentamente la porta con la mano sinistra, come se non avesse percepito nulla. Tuttavia, nonostante la presenza di quel cosmo, non si vedeva niente e nessuno. Decise allora di uscire, per quanto ciò potesse essere pericoloso, e perlustrò i paraggi in cerca dell'entità che emanasse quel cosmo. Ma più si muoveva, più la sorgente sembrava rimanere immobile, come se fosse in attesa di essere trovata.
Circospetto, il Cavaliere decise di affidarsi al suo senso comsico e di lasciare che fosse quest'ultimo a guidare la sua vista. Fu così che arrivò a trovare la lettera per terra, dove abitualmente venivano lasciate le lettere quando dormiva o si trovava lontano dal Grande Tempio... ed era quella la fonte del cosmo che percepiva!
"Ma che diavolo...?"

Non avrebbe saputo dire da quanto tempo la lettera fosse stata recapitata come se fosse parte della sua normale corrispondenza, sebbene la sua prevalente unilateralità rendesse poco consono quel termine, ma era stata recapitata a lui come se non avesse importanza, come se fosse una lettera come le altre. Tuttavia un cosmo del genere doveva essere stato trasmesso a distanza oppure la lettera doveva avere un'essenza percepibile solo dal destinatario una volta che fosse arrivata nelle sue vicinanze. E che lui fosse il destinatario lo poteva facilmente arguire dall'elegante scrittura che, stesa su un fondo perfettamente bianco, recitava

Marcus della Fornace, Cavaliere di Bronzo del Grande Tempio



Quella dizione gli fece però corrugare la fronte: le missive erano solitamente intitolare al Cavaliere della Fornace o al più recavano come titolo onorifico "Cavaliere di Atena". Lui invece preferiva definirsi "Cavaliere del Grande Tempio" per distinguersi dagli altri per la propria cristianità. Ma chi poteva sapere di quella sua caratteristica? Non poteva di certo essere Padre Galli, il priore del convento di Mezzoldo, perché, benché sapesse della sua fede, non era di certo in grado di produrre un cosmo. E al Grande Tempio solo Shiar di Capricorn poteva arrivare ad una simile intensità, ma se la missiva fosse stata sua, ne avrebbe riconosciuto la traccia.
Non restava che aprire la lettera e vedere chi gli scriveva cosa. Prima di aprire l'incarto, Marcus poté vedere un curioso sigillo in ceralacca rossa come non si usava più da decenni, se non da secoli. Il sigillo recava un simbolo mai visto prima e che non gli suggeriva nulla: un'ala. I dettagli con cui era disegnata la stessa non gli erano familiari, ma, non essendo un ornitologo, non sapeva ricondurre la stessa ad alcun esemplare di volatile che conoscesse.
*Non che io abbia visto molti uccelli in vita mia* si rimproverò scuotendo leggermente la testa.
Senza perdere altro tempo in futili divagazioni, ruppe gli indugi e il sigillo e guardò all'interno della busta. Il primo foglio che ne uscì era quella che si poteva definire come la missiva vera e propria.
L'incipit era abbastanza curiosa e chiedeva se il Cavaliere credesse al Fato. Ci credeva. Ci credeva e lo detestava cordialmente: era per colpa del Fato se la sua famiglia era stata portata alla morte anzitempo nei modi meno augurabili possibili, la sorella soprattutto. E per qualche dannata ragione, lui era stato separato dai suoi cari perché costretto a vivere. Di prorpia iniziativa aveva quindi deciso di diventare Cavaliere al Grande Tempio per portare il fuoco del suo animo contro il male e cercare di evitare che tragedie come la sua si ripetessero sulla pelle di altri innocenti.
L'autore asseriva inoltre che le varie "misericordiose divinità" avevano deciso di affidare proprio al Destino, entità più potente di loro, la consegna di varie missive simili a quella indirizata a lui.
*E il Destino si scomoderebbe a fare il postino?* si chiese lui, retorico oltre i limiti del sarcasmo. Conoscendo il suo modo di agire, Marcus supponeva che ci fosse sotto qualcosa di più profondo e difatti i suoi sospetti vennero confermati poco dopo: il Destino, e quindi non le divinità, aveva scelto lui tra gli altri per partecipare ad un'impresa che prometteva grande gloria e richiedeva "solo" di dimostrare fede, forza e coraggio per primeggiare sugli altri invitati. Nulla di meno appropriato per stimolare il Cavaliere della Fornace, che da sempre detestava le competizioni e le considerava come frutto di stupidi e puerili confronti di testosterone e doti fisiche o, più raramente, mentali.
Ma se c'era in gioco il Destino, non poteva non accettare l'invito: chissà cosa aveva in serbo ancora quel mostro, che si divertiva così impunemente con le vite degli altri come se fossero giocattoli da maltrattare con crudele sadismo...
*Qualcosa è infine successo* concluse sardonico mentre alzava il proprio cosmo per richiamare la propria Armatura fiammante.

Era trascorso poco meno di un secondo da quando aveva osservato la cartina allegata alla lettera. Non conosceva la zona contrassegnata, né si era mai interessato al Medio Oriente moderno, per quanto fosse vicino alla Grecia, ma era riuscito in qualche modo a determinare approsimativamente dove si dovesse recare: gli era bastato capire in quale direzione dovesse saltare e quanti chilometri dovesse approssimativamente percorrere. Una volta stabiliti quei dati, iniziò a concentrare il proprio cosmo in modo da renderlo sufficientemente potente da permettergli di arrivarci con un balzo alla velocità della luce... più o meno.
Spiccato il balzo, Marcus volò letteralmente attraverso mari e terre fino ad arrivare all'attuale Iraq, un tempo territorio dell'impero persiano e prima ancora sede di quello babilonese.
Proprio quella circostanza gli era risultata curiosa: perché proprio l'antica Babilonia doveva essere sede di ciò che il Destino aveva architettato? Che lui sapesse, non c'erano mai stati eventi rilevanti, non nel senso che riguardava l'attività dei Cavalieri, o particolari sfide alle divinità, salve le due tentate invasioni alla Grecia, sebbene quegli eventi avessero natura e fini prettamente umani.

*Proprio non capisco cos...*
Il filo dei suoi dubbi venne bruscamente interrotto quando si ritorvò a cadere in mezzo ad un vento carico di sabbia per quello che doveva essere l'ultimo tratto della sua scia volante. Sorpreso da quell'improvvisa diminuzione di velocità, Marcus arrivò a rotolare sulla sabbia del deserto per parecchi metri. E per fortuna che era sabbia e non un altro tipo di terreno, altrimenti le conseguenze sarebbero state a dir poco devastanti. Ad ogni modo, gli ci volle qualche tempo per riuscire a far stare fermo il mondo e molto altro ancora per potersi rialzare barcollando.
"Ma si può sapere cosa cri'xa è successo?" inveì sputando un pò di sabbia che probabilmente derivava dalla scia di sabbia che aveva sollevato con la sua caduta.
Cercò di raccogliere le idee e di determinare quello che poteva essere successo. Ma più ci pensava, più aumentava la sua confusione. Aveva solo capito che all'improvviso non sembrava più in grado di utilizzare il suo cosmo e di supportare quindi il suo volo. Per fortuna era nella sua fase conclusiva e che, misteriosamente, la sua velocità era diminuita in relazione all'improvvisa interruzione del cosmo, altrimenti non osava immaginare come ne sarebbe venuto fuori... anche se probabilmente sarebbe finito direttamente nell'Ade con tanto di corpo.

Non gli era rimasto che proseguire. Aveva cercato più volte di richiamare ed impiegare il proprio cosmo, ma per qualche arcano motivo non era più in grado di farlo, come se fosse stato sigillato da una forza impercettibile. Un altro scherzetto del Destino, aveva concluso poco felice di quella deprivazione. Ma ormai, giunto a quel punto, non poteva di certo tornare indietro, anche se la prospettiva di affrontare il Destino senza la più importante delle sue armi non lo entusiasmava per niente. Pure la sua armatura, che non aveva subito ammaccature solo per via della sua natura, era leggermente intimorita da quella situazione.
Ma purtroppo non era rimasto loro che proseguire nella direzione del solco che il Cavaliere aveva involontariamente creato. Sperando che fosse quella giusta...

Non sapeva per quanti chilometri e per quante ore avesse camminato senza la possibilità di alleggerirsi con il benché minimo afflato cosmico e di ciò l'Armatura era terribilmente dispiaciuta. Marcus provava anche il senso di impotenza della corazza e più volte l'aveva toccata sul giustacuore per tranquillizzarla: in fodno non era troppo stanco, non più di quando aveva percorso 20 chilometri in Islanda senza il proprio cosmo. L'unico problema era quello dell'acqua: il deserto non dava né tregua né pietà e l'ambiente non era di certo adatto alla vita e alla sopravvivenza. Di solito si portava una borraccia d'acqua nello zaino, ma purtroppo l'aveva già esaurita per non svenire disidratato.
*Se solo avessi ancora un alito del mio cosmo...* si lamentò dentro di sé, rendendosi conto che in quell'ambiente Marcus non avrebbe avuto problemi a resistere al caldo tramite ciò che il suo Maestro Seiya, uno dei pochi sopravvissuti alla quasi dimenticata Guerra Sacra, gli aveva insegnato a risvegliare 3 anni prima. Ormai si era arreso e aveva smesso di cercare di rievocare il suo cosmo, ma non aveva rinunciato ad arrivare alla sua misteriosa meta.
Alla fine, dopo un tempo incalcolabile e una fatica molto maggiore del previsto, Marcus della Fornace arrivò. E contro ogni aspettativa, si palesò una torre! Una torre maestosa, imponente, elevatissima, più alta di qualsiasi grattacielo mai costruito dall'uomo, ma probabilmente non opera dell'uomo, a giudicare dallo stile, dagli archi che si aprivano alla base e dalle catene che reggevano la struttura, più grandi di qualsiasi altra esistente... e probabilmente più resistenti di quelle di Andromeda. Era una struttura impressionante, più ancora dello stadio di Oricalcon visitata nel corso del Sacred Tournament. E sorta così, in mezzo al nulla, contro ogni principio dell'architettura.
Su una delle catene di ancoraggio della torre, a circa cento metri d'altezza, o almeno così gli pareva, stazionava una figura molto particolare: era un essere ammantato di nero e dal volto mezzo coperto. Il manto era adornato con vari teschi: alcuni formavano una macabra fila di bottoni che facevano risaltare i capelli rossi che uscivano dal cappuccio della figura, altri invece erano appesi alle maniche e con delle vistose piume colorate come quelle di un pappagallo esotico, ma molto più lunghe e dalla forma molto diversa. Ma la caratteristica più vistosa e peculiare di quella figura era la presenza di un paio d'ali vagamente angeliche, ma dal tono più sfumato e grigio, contrario al bianco candido dell'immaginario collettivo.
*Che sia l'Angelo della Morte?* si chiese non appena vide quell'essere.
Ma anziché scendere a mieterlo, pronunciò un discorso che denunciava quel luogo come quello in cui gli uomini avevano sfidato le divinità e dove altri uomini, tra cui evidentemente lui, erano stati chiamati di nuovo per combattere.
Quindi il presunto angelo scomparve in un battere di ciglia, lasciando cadere delle piume. Marcus seguì con lo sguardo la loro lenta caduta e man mano che si avvicinavano, Marcus ne poteva scrutare sempre meglio i dettagli, arrivando infine a riconoscere in esse lo stesso simbolo impresso sul sigillo in ceralacca della lettera che l'aveva spinto fino a lì!
*Che quello fosse il Destino?* si chiese il Cavaliere stupito di quella possibile conclusione.
Le piume arrivarono infine vicine al suolo e Marcus allora vide l'arco che era stato predisposto per lui: era un arco decorato con delle alte fiamme che partivano dalle immagini di due antiche fornaci raffigurate alla base dell'arco stesso. Non c'erano dubbi: quella era la strada che era stata tracciata per lui e il cammino da percorrere per vedere se anche uno dei sedici archi predetti dall'angelo fosse stato ancora riservato al Cavaliere della Fornace era solo suo... anzi, loro: Marcus, armato della sua inseparabile e imprescindibile Armatura di Bronzo e del suo bastone a lame, varcò la soglia, risoluto nonostante la stanchezza del viaggio ad andare fino in fondo a quella faccenda.
Corazza e Cavaliere ancora non sapevano a cosa stessero andando incontro... o a chi.
 
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view post Posted on 16/9/2009, 22:48
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The Ghost Sweeper
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post presentazione ruolata 1







Pg:Violate
Cloth:Suplice di Garuda
Energia: Nera(solo per evento)
Stato Fisico:Buono
Stato Psicologico:Buono
Stato Cloth:Intatto
















“Arena dell'Ade.”

Un' immensa colonna di luce abbagliò per un attimo il cielo oscuro dell'Ade.
Una fiammata, uno sprigionarsi incandescente di un fuoco nero, squartò le nuvole che sovrane regnavano nell'Averno, ove i dannati riposano e patiscono le loro pene; un potere così grande che scosse addirittura i loro animi sempre inquieti, poi più nulla, solo un denso fumo nero all'orizzonte.
L'aria era rarefatta, ricca di zolfo e ossigeno ormai carburato dopo l'esplosione; su quella che prima era un’immensa arena, vi era solo terra bruciata e il rimasuglio di corpi carbonizzati. A chi appartenevano quelle spoglie? Probabilmente a quelli che una volta potevano fregiarsi del titolo di guerrieri infernali, seppur di bassissimo livello, visto che avevano fatto quella fine: Hades non aveva bisogno di gente debole.
L'oscuro terreno era ancora saturo di fumo e cenere, tuttavia sembrava esserci qualcuno ancora vivo, ma certo... erano tre figure:due uomini e una donna. Nota per essere una delle poche soldatesse infernali che si era distinta tra tutti, mostrava anche sul campo di esser davvero degna di nota, giacché era sopravvissuta alla fiammata devastante; gli altri due invece non sembravano aver attutito del tutto il colpo ed erano rimasti visibilmente ustionati, si reggevano a stento, ma il loro coraggio era ammirevole.

“Che forza straordinaria... ” commentò uno dei due soldati, mentre un rivolo di sangue scendeva dalle sue labbra. La struttura delle loro armature ormai ridotte a pezzi li identificava come appartenenti del gruppo “scheleton”, i soldati dell’oltretomba.

“Già non abbiamo nessuna speranza di sopravvivere, ci ucciderà lo sapevo che non era una buona idea sfidarla... ” rispose a tono l'altro scheleton, il quale sembrava molto più nervoso, e seppure era in Ade, aveva ancora stranamente paura di morire al punto che avrebbe preferito ritirarsi.

“Ehi? Si può sapere che vi prende razza d’idioti? Se non sbaglio ci è stata chiesta una prova di forza, non ditemi che dei soldati skeleton se la fanno sotto in questo modo?”.

Il parlare della ragazza sembrava molto sprezzante, era evidente che non aveva paura di nulla e di nessuno. I due soldati fecero un gesto di stizza, ma di certo non avevano intenzione di farsi prendere in giro: avrebbero affrontato il loro nemico nascosto sfruttando il fumo prodotto.
La nuvola di polvere copriva tutto il campo, facendo sì che i tre non riuscissero quasi a distinguersi. I due soldati cercarono di capire da dove sarebbe arrivato il prossimo attacco: Destra? Sinistra? Dall'alto? Dal basso? Da dove?...
Un attimo di tensione che in verità fu lungo e interminabile per i tre.
Uno dei due uomini, quello che non voleva morire, fece un passo indietro, ma quasi a dispetto della sua volontà di sopravvivere, un raggio violaceo velocissimo attraversò la coltre di fumo bucandogli di netto il petto: uno spruzzo di sangue scarlatto inondò l’aria rarefatta ed il campo in macerie, il soldato morì sul colpo.

“Che delusione. Speravo che voi del quinto girone foste più forti, in fondo volevo solo allenarmi, ma non è affatto così. Siete inutili.”

La voce schietta fece anticipò di poco la figura possente della donna più forte dell’Ade, emersa dalla massa grigia quasi fosse un sogno evanescente. Lunghi capelli sfumati di purpurei tocchi, occhi viola ed il corpo perfettamente muscoloso coperto da orrende cicatrici, un poco addolcito da un seno sinuoso e prosperoso.
Portava un top nero, dei pantaloni in pelle aderenti e scarponcini neri, sembrava essere piuttosto amareggiata e delusa.
I due soldati rimanenti ringhiarono contro la donna, l’uomo sentiva che non poteva continuare a farsi insultare e decise di dar voce al proprio orgoglio sferrando nuovamente un attacco, ma fu tagliato in due, nemmeno il tempo di un battito di ciglia.
La ragazza che precedentemente gli era accanto, fu più prudente e cercò di attaccare la possente donna, provando con un colpo alle spalle.

“Ridicola ragazzina, io sono più veloce di te so bene dove attaccherai!”.disse la guerriera, voltandosi in tempo per parare il calcio dell’altra, che così cozzò sul suo braccio.
Non appena la sua avversaria ebbe posato il suo piede sull’arto posto a difesa, la corvina ragazza, ne approfittò per cercare di colpire l’altra con un pugno, ma, questa volta, l’altra combattente schivò abilmente il colpo, compiendo una piroetta all’indietro.
La donna ne fu compiaciuta. “Bene finalmente ti sei decisa a fare sul serio...”. La sua voce tagliente risuonò nell’aria: le due donne si guardarono, si studiarono a lungo senza muoversi.

“Di certo non mi aspettavo nulla di diverso da colei che fu l’ala destra di Aiacos.” Puntualizzò la ragazza delle truppe scheleton, asciugandosi le labbra con il pollice ed emettendo un sorriso malizioso perfettamente ricambiato dall’altra.

“Che ne dici di fare sul serio? Violate! Mostrami la forza dirompente di un giudice infernale!”. Continuò la soldatessa, bruciando il proprio cosmo. Violate non se lo sarebbe fatto dire tre volte, non aspettava altro che glielo chiedesse; come in risposta lasciò che anche il suo divampasse.

“Come vuoi! Ti mostrerò tutta la mia forza!” Disse lo Spectre mettendo pugno contro pugno ed in allineando le sue braccia.

Per un attimo sembrò tremare tutto, poi fu il momento! Le due ragazze si prepararono a scontrarsi, quale delle due avrebbe scagliato il colpo decisivo?
Violate preferì non sprecare altre energie.

"Su basta così l'allenamento è concluso"

Violate si ritrò, così fecero gli altri spectr che ringraziarono Hades per essere ancora vivi.






“In viaggio verso la Torre”

Violate rimase a riposo nella sua prigione.
L’allenamento era finito e si stava godendo un sano bagno ristoratore: Il suo corpo dalla forme muscolose e seducenti, coperte dalle orrende cicatrici simbolo di un passato tremendo e travagliato e delle sue innumerevoli battaglie era accarezzato dalle acque cristalline, che si posavano sulla sua pelle, riflettendola all’oscurità.
La ragazza uscì fuori dalle acque tirando indietro la fluente e lunga chioma violacea, mentre si passò le mani sul corpo per liberarsi delle ultime gocce d’acqua: °Il profumo di ogni battaglia mi eccita.° pensò tra se uscendo dall’acqua.
Si mise avanti allo specchio, ammirandosi un po’, onestamente un po’ di vanità si era sempre instaurata in lei, i fondo era quel suo essere un soldato e allo stesso tempo così femminile che aveva fatto innamorare Aiacos di lei, e portato alla pazzia Cancer: Delle volte non le sembrava vero, era tutto così assurdo, ogni cosa era ora al suo posto e lei era diventata uno dei massimi esponenti dell’Ade e in onore alla morte di Aiacos avrebbe continuato a far rispettare il suo credo preservando e custodendo l’armatura.
Ad un tratto si avvertì un busso alla porta delle piscina, Violate permise l’accesso nonostante non fosse vestita ancora:Entrò una guardia Skeleton che consegnò al gigante una lettera, finemente sigillata, con uno strano simbolo che non aveva riconosciuto a parte il fatto che fosse un ala.
L’incarto era bianco, ma aveva una strana emanazione cosmica, che fece infiammare l’anima della specter di Garuda: Sicuramente c’era qualcosa di importante proveniente da qualcuno di superiore.
La ragazza la aprì e lesse ciò che vi era dentro, mentre la guardia si prestò ad andarsene, nonostante fosse ammaliato dalla visione di una donna come quella e avrebbe preferito restare ancora un po’, ma fu Violate a fermarlo. Forse voleva che restasse per sentire il contenuto della lettera, che dallo sguardo del giudice era piuttosto interessante, poiché il cosmo di Garuda era percorso da un immensa folata di eccitazione.

Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto. Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una. Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti. In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!

Violate ghignò, poi ordinò allo skeleton di andare a prenderle la Suplice di Garuda.
Si vestì , poi allegato alla busta notò che vi era una mappa con disegnata una X il punto in cui , La Torre di Babele sorgeva, sarebbe andata lì.





“La Torre”

Lo Skeleto arrivò con la Suplice, Violate la vestì, poi partì per la volta della città di Al Hillah, in Iraq dove un tempo Dio aveva eretto Babilonia , la città da dove nacque tutto il sapere , la storia e le lingue di ogni paese.
Un posto mitologico affascinate, però insidioso: Difatti quando Violate arrivò si accorse che per arrivare alla torre, bisognava affrontare il vasto deserto e che la faticosa attraversata le aveva prosciugato inspiegabilmente il cosmo.

“Come è possibile che mi senta così stanca, e poi la Torre..dov’è?”

Sentì le sue membra cedere, ma all’orizzonte riuscì a vedere la torre…
La torre era una struttura fatiscente, composta da piani che si alzavano verso il cielo e arcate nelle finestre, mentre catene erano conficcate a terra.
La ragazza si fermò ad ammirarla, poi vide che ai piedi della torre vi era una figura strana, sembrava essere un angelo, dai capelli rossi che fuoriuscivano dal cappuccio: Forse uno degli organizzatori di tutta quella messa in scena.
Egli parlò:

“Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti…un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo…”


Tutto sembrava pronto per essere luogo di uno scontro epico, forse bisognava scalare la Torre o combattere con gli altri partecipanti !Non ci sarebbero stati problemi se era così.
Violate imbucò una delle entrate senza indugi, non le importava sapere se dietro di se ci fossero dei nemici o altri concorrenti per quello strano evento, ma di una cosa era certa, non si sarebbe fatta fregare da nessuno.
Avrebbe abbatuto ttti gli ostacoli sul suo cammino.












Riepilogo






Attacchi :

Contrattcchi:

Difese:




 
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view post Posted on 17/9/2009, 02:24

Cavaliere d'Oro del Capricorno

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"Petit St Vincent, la piccola San Vincenzo, è un’isola dell’arcipelago delle Piccole Antille, parte dell’altrettanto piccolo stato caraibico di Saint Vincent e Grenadine, circa 120.000 abitanti in tutto. Di persone qui però ne troverete molte di meno, perchè la Piccola è un'isola privata, su cui si può soggiornare unicamente affittando uno dei suoi 22 esclusivi cottage, disposti in modo tale che gli affittuari non si infastidiscano l’un l’altro con popolari beghe condominiali."

*Un volantino pubblicitario posto sotto il tergicristallo della sua Saleen S7 Twin Turbo. La vena sulla tempia si gonfiò improvvisamente, rivelando inconfutabilmente quello che provava a vederlo li, giacere tranquillo sul cristallo parabrezza del suo tesoro. Assomigliava vagamente al mostriciattolo de "Il Signore degli Anelli" quando pensava alla sua macchina, tale "Gollum". Sorrise a questo pensiero. A volte riusciva persino ad assumerne le fattezze. Questo lo fece sorridere meno.
Scalzando ogni pensiero, tornò a concentrarsi sul problema principale: il maledettissimo volantino era ancora li, immobile sulla macchina, spalmato sul parabrezza come fosse un parassita pronto a rovinare il suo gioiello. Non riusciva a tollerarlo, ma soprattutto....non poteva tollerarlo! Con la mano sinistra sollevò delicatamente il tergicristallo, con la destra si accinse a recuperare il foglio di carta, attento a non lasciare alcun alone che potesse dare alla macchina un senso di trascuratezza. Amava mantenerla perfetta sotto ogni punto di vista.
Fece per accartocciarlo, con stizza, quando improvvisamente lo sguardo si illuminò, vide la foto di una spiaggia a dir poco magnifica ed accanto una descrizione ed un numero di telefono.....*

Petit St Vincent - Piccole Antille - Caraibi

....Ed è così che ho deciso di chiamarvi tutte. Non potevo farmi sfuggire l'occasione di una vacanza del genere....e certamente, non avrei potuto fare a meno della vostra compagnia!

*Il tono gioviale del Sacro Guerriero del Capricorno, momentaneamente in tenuta da spiaggia composta da gloriose ciabatte da mare nere e costume, modello boxer, di colore bianco con fiorellini celesti sulla gamba sinistra, strappò segni di approvazione alle cinque ragazze che lo guardavano adoranti. Ovviamente lui non perdeva occasione di mettere in mostra il suo fisico statuario e proprio in quel momento tese tutti i muscoli per issare la bandiera gialla, ordinando che il pranzo fosse servito direttamente sulla spiaggia.
Passò altro tempo a chiacchierare con le ragazze, quando finalmente arrivarono i camerieri portando i vassoi con le pietanze. Uno dei vassoi, con coperchio a nasconderne il contenuto, gli fu posato proprio davanti. Che fossero le aragoste che aveva ordinato? Ovviamente no. Provò un misto tra la sorpresa e la delusione, quando scoprì che al suo interno nascondeva null'altro che una semplice lettera. La aprì, scoprendone il contenuto. Il sorriso mutò in un'espressione seria, mentre gli occhi scorrevano le frasi, l'una dopo l'altra.
Si alzò con calma dalla sedia in vimini, salutò le ragazze, scusandosi per l'imprevisto improvviso e senza aggiungere altro si diresse verso il cottage.*

Deserto Siriano - Nei pressi di Al Hillah - Iraq

°Mah....mi chiedo se non ho fatto un'idiozia di quelle terribili ad aver abbandonato quel paradiso terrestre per finire in questo posto sperduto....comunque, alla fine dei conti, c'è sempre la spiaggia, certo manca il mare ma....inutile, non funziona, non riesco ad auto convincermi...sarà sicuramente una noia clamorosa...niente donne, niente mare, niente feste...niente di niente...ma pensa te, ho perso la vacanza per finire nel profondo nulla...

*La sabbia del deserto continuava a sferzargli il viso, mentre la jeep che aveva noleggiato continuava a sfrecciare verso la direzione indicata dalla mappa. I capelli danzavano sulle calde ali del Sole d'Oriente, in contrasto con il panorama che sembrava essere immobile ed immutato da quando il viaggio attraverso il deserto aveva preso inizio.
Passò altro tempo, quando d'improvviso avvertìuna strana sensazione, gli sembrava di aver perso una parte di se, sentiva addosso una strana spossatezza. Pensò fosse solo la stanchezza, in fondo era stato un lungo viaggio e magari il fuso orario aveva contribuito. Un'espressione di sconcerto gli attraversò il volto, quando si accorse di non essere più in contatto con il proprio Cosmo, il non sentirlo....il non riuscire ad invocarne il potere, lo mise in uno stato di allarme. Schiaccò d'istinto il pedale dell'accellerazione.
Qualche minuto di nulla, il paesaggio invariato, mentre un turbinio di pensieri affollava la mente, con mille e più domande su quanto stava accadendo, quando improvvisamente qualcosa sembrò delinearsi e più avanzava e più la figura diveniva chiara, imponente, maestosa. Una torre. Una torre di proporzioni impossibili.
In alto, su uno degli anelli delle catene che sembravano sorreggere la straordinaria costruzione, sembrava esserci qualcuno. Ascoltò le sue parole, spostando poi lo sguardo sulle varie entrate, prima di seguire con estrema attenzione le piume che lentamente cadevano verso il suolo. Decise di raccoglierle tutte, erano circa una decina, le avrebbe analizzate con calma più tardi. Soddisfatto, si incamminò verso una delle entrate...*

Ci mancava il pollo parlante....la fiera del trash è servita!...

§ Anima riflessa in un bicchiere vuoto,
pezzi di ghiaccio come stralci d'anima,
inquietudine interiore d'una tovaglia a metà,
luci sulla strada....
Una busta danzante su sospiri di vento... §


SPOILER (click to view)
Legenda:
°...° = pensato
*...* = azioni
corsivo = parlato
§...§ = considerazioni, pensieri, stati d'animo
 
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view post Posted on 17/9/2009, 10:17
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Millenary Saint
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Narrato
Parlato
*Pensato*
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Foresta di La Tène, Gran Bretagna del Sud.

Meravigliosa giornata di mezza estate.
Il fuoco del meriggio tenta invano di penetrare con forte luce e calore nel cuore della Sacra Foresta di La Tène, accarezzando con i suoi eleganti e delicati raggi solari le folte chiome verdognole delle secolari quercie.
La vegetazione appare più florida e rigogliosa che mai, allietata da un clima ideale alla prosperosa crescita.
Raffinati fiori si dilettano in balletti cromatici che risaltano i luccicanti petali e le corolle colme di insetti impollinatori che animano la foresta con sonori ronzii.
A godersi le gioie della natura pura ed incontaminata della foresta celtica, vi è il suo unico guardiano Grozoth, fedele servitore di Dagda e sua figlia Morrigan, madri supreme della Natura.


Che splendore...Lode a voi, o potenti creatrici della Natura.

Immerso nel verde Grozoth vaga in tutta la foresta, assicurandosi che l'atmosfera magica e misteriosa delle sue amate terra non sia persa. Mentre percorreva in lungo e in largo il perimetro della foresta, osservava con piacere come fossero felici tutte le creature che abitavano tale luogo così paradisiaco e che era contento ed onorato di proteggere.
Arrivato nei pressi della parte più a est della Foresta, Grozoth avvertì qualcosa di losco e sospetto: un'emanazione cosmica lieve, ma dotata di un grande e terrificante potenziale che poteva costituire una seria minaccia per la foresta. Senza pensarci due volte, il giovane si precipitò nella direzione da dove proveniva questo cosmo così sinistro per cercare di scoprire a chi appartenesse.
Nascosta in un intricato groviglio di rami di ciliegio, vi era una missiva attorniata da una triste aura grigiastra.
Che cosa significava tutto ciò?
Era opera di Dagda o del nemico?
Insicuro sulla natura di tale lettera, Grozoth osservò il cielo per molti tratti coperti dalle verdi chiome degli alberi millenari, in cerca di una risposta, di un segno da parte delle dee in cui fermamente credeva.
Passarono diversi minuti, ma nulla cambiò.
La curiosità umana, la paura di una minaccia per la foresta e la voglia di scoprire cosa stesse succedendo costrinsero il giovane a estrarre quella lettera dal groviglio di rami.
Grozoth impietrì alla vista di cosa era scritto sul retro della pallida busta:


Per Grozoth, Wiccan di Manannan

La busta era chiusa saldamente da un sigillo in ceralacca rosso scarlatto, come si soleva fare nei tempi antichi e data l'era in cui il ragazzo era da poco approdato non capiva come fosse stato possibile. Inciso nel sigillo vi era un'ala dalla forma strana e che non poteva essere ricondotto a nessuna casta o divinità o significato che conosceva.
La missiva conteneva un foglio in cui vi erano scritte poche righe, ma con una grafia quasi non umana, molto curata e ben definita in ogni particolare e una mappa con una vistosa "X" che segnava un punto preciso nel deserto dove un tempo sorgevano i gloriosi imperi babilonese prima e persiano dopo.


Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto. Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una. Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti. In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!

Il Fato?
La più grande forza che guida il percorso degli umani e degli dei, dotata come tutti sapranno di poco senso dell'umorismo.
Credere in esso?
Ebbene Grozoth ci credeva, ma ciò in cui riponeva maggiormente fede e fiducia erano le sue dee Dagda e Morrigan a cui doveva anche la vita.
La lettera indicava che il Fato aveva scelto tra tutti lui e altri guerrieri, che come faceva facilmente intuire la mappa, dovevano recarsi in quello stesso luogo.


Potrei trovare qualche mio compagno di casta probabilmente. In nome di Dagda e Morrigan e per il bene della foresta parteciperò a quest'incontro con i più meritevoli e forti guerrieri del pianeta. Mettiamoci subito in marcia.

Tornò nella casa costruita all'interno del più maestoso e antico albero della foresta per prerare tutto l'occorrente e infine indossare la preziosa colth offertagli da Morrigan oramai in tempi lontanissimi.
Il viaggio era cominciato.
Una nuova avventura attendeva il giovane Wiccan.
Alla velocità della luce attraversava senza pensieri mari e montagne, solcava i cieli caldi e rossi tipici del meriggio che sovrastavano le terre aride o rigogliose, i mari calmi e cristallini o mossi e scuri.
Arrivò poco tempo dopo nelle aride terre dell'Iraq, ex Mesopotamia, la terra divisa dal fiume Tigri ed Ufrate, su cui sono stati scritti numerosi secoli di storia.
La sabbia si distendeva per chilometri e chilometri sino all'orizzonte dove sembrava baciarsi e fondersi amorevolmente con il cielo terso e limpido.


Bene dovrei essere a circa cento chilometri dal punto indicato dalla "x" scarlatta sulla mappa. Un altro piccolo sforzo, forza!

Il ragazzo caricò un prosperoso scatto in avanti che lo avrebbe portato grazie alla velocità della luce nel posto prefissato. Tuttavia durante la folle corsa, sentì che qualcosa bloccò il suo corpo e il suo deflagrante cosmo.
Cadde sulla soffice e dorata sabbia privo della capacità di movimento, come vittima di una paralisi fulminante. Tentò di rialzarsi con tutte le forze che aveva e notò che la paralisi andava pian piano affievolendosi.


*Ma che diavolo mi sta succedendo? Cos'era questo blocco che ho avvertito? Cosa?
Non riesco più...non riesco più a far avvampare il mio luminoso cosmo, che la sua luce mi abbia abbandonato non considerandomi più degno?*


Mentre pronunciava tali parole, qualcosa di terribile attirò l'attenzione del ragazzo: un'imponente e maestosa torre, dalle dimensioni indescrivibili si ergeva sovrana sul deserto babilonese.
Da quando era approdato in quella terra sabbiosa, non era riuscito a scorgere nessuna costruzione architettonica di quelle dimensioni, e ciò era molto improbabile.
Non poteva fare altro che vagare verso quella costruzione con le sole forze di un umano. La privazione cosmica poteva costituire una prova di forza e di resistenza, decisa dallo stesso Fato.
Man mano che la torre si faceva sempre più enorme e possente, Grozoth potè scorgere qualcos'altro nei suoi pressi, o meglio qualcuno. Non riusciva a focalizzarlo, ma vedeva solo dei vistosi colori verdi e neri.
Dopo circa qualche decina di minuti, il Wiccan era nei pressi della torre a contemplare la sua maestosità. Vi erano anche delle catene che sprofondavano negli abissi della terra e che reggevano nel complesso l'intera costruzione. Catene dagli anelli decisamente robusti e dal potenziale bloccante estremamente alto e pericoloso.
Su uno di questi anelli Grozoth potè finalmente scorgere chi vi era comodamente adagiato: un Angelo della Morte.
Possedeva un paio di ali trasparenti, sembravano fatte di vetro purissimo e dall'alto potere riflettente, infatti la luce che penetrava attraverso di esse veniva riflessa creando dei bagliori che infastidivano gli occhi scarlatti del giovane. Indossava una veste nera corvina, con vistose piume che sfumavano dal verde al viola e che erano saldamente legate al manto nero che indossava. Tali colori contrastavano il rosso scarlatto dei capelli, che fuoriuscivano dal capuccio anch'esso nero inchiostro, e che a livello cromatico erano molto simili a quelli di Grozoth.
Senza che il ragazzo potesse proferir parola, il misterioso e sinistro Angelo dalle verdi piume invitò il ragazzo ad entrare nella torre attraverso la soglia che aveva dinanzi a se, per poter testare le sue potenzialità con quelle degli altri partecipanti e vedere chi ne uscirà vincitore.
Poi sparì.


"Un numero di entrate pari al numero dei partecipanti, un numero di uscite per soli sedici di voi". Ciò vuol dire che da qui non ne uscirà soltanto uno triofante, ma che il dannato Fato ha per noi in serbo molto altro ancora. Che Dagda e Morrigan mi proteggano.

Senza esitazione alcuna, il giovane cavaliere della foresta varca la soglia della torre, simbolo di potenza divina e forse ad essa anche superiore.
Ciò che il Destino ha in serbo per il ragazzo è ancora tutto da vedere...

 
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Dursinger
view post Posted on 17/9/2009, 18:36




Asgard

Sembrava un giorno come tanti altri..nulla sembrava dovesse turbare la pace e la tranquillità che da sempre regnano sulle gelate lande di Asgard. Uriel, cavalire di Asgard si trovava in piedi vicino all'ampio finestrone che dalla sua stanza dava su un magnifico panorama innevato,la città sotto di lui e la statua di Odino come punto fermo della sua coscienza.Inspirò profondamente quindi rilasciò il fiato,amava quelle giornate tranquille nelle quali gli era possibile rilassarsi un poco all'interno delle stanze che il sommo celebrante di Odino gli aveva concesso; tuttavia, al contempo, sentiva la mancaza di casa sua..delle sue terre e di tutte le persone che per anni avevano aspettato il suo ritorno prima di vederlo nuovamente partire alla volta del palazzo per poter difendere in caso di bisogno la città dalle incursioni dei nemici di Asgard.
Scrollò il capo come a poter così allontanare i ricordi e si andò a sedere su una sedia posta vicino ad un amplificatore ed ad una chitarra elettrica,strumento che aveva iniziato ad amare e suonare una volta tornato alla civiltà dopo il lungo esilio nei boschi insieme al suo maestro.Lentamente attaccò il jack alla chitarra ed acceso l'amplificatore cominciò a suonare le note della scala di Do,lentamente ma ritmicamente..cercando di far si che,come il corpo aveva imparato ad emanare il cosmo,così per le dita divenisse naturale muoversi su quelle 5 corde così sottili e piccole in confronto alla grande mano del cavaliere.
Mentre suonava gli venne in mente un pensiero che lo fece sorridere

"forse potrei chiedere a Diana di darmi qualche ripetizione..d'altronde lei con la musica sembra avere una certa affinità..non a caso è god warrior di Eta.. si la prossima volta che la incontrerò sfrutterò l'occasione per parlarle..in fondo è anche una bella ragazza.."

Mentre rifletteva su queste cose sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera; subito smise di suonare appoggiando la chitarra sul piedistallo e spegnendo l'amplificatore per poi pronunciare un pacato "Avanti.."
Nessuna risposta giunse all'orecchio del giovane il quale,insospettito dall'evento si avvicinò cautamente alla porta. "non ho percepito nessun cosmo..tuttavia.. chi può bussare alla mia porta senza poi rispondere? meglio essere cauti"; mentre pensava questo andò ad appoggiare la mano sulla maniglia della porta andando ad abbassarla ed ad aprirla lentamente.

Niente..Nessuno.

Uriel volse lo sguardo a destra ed a sinistra ma non fu in grado di vedere nessuno lungo il corridoio che potesse aver bussato alla sua porta.Stava per chiudere e tornare ai suoi esercizi quando si accorse di una busta posata in terra" e questa?" si domandò mentre si chinava a raccoglierla.Nel momento stesso in cui le sue dita sfiorarono la carta della lettera percepì un'emanazione cosmica di potenza inimmaginabile provenire direttamente dalla lettera "ma cosa diavolo..?" Studiò attentamente l'involucro andando ad analizzare il sigillo in ceralacca con l'effige dell'ala portando poi l'attenzione sul rovescio della busta sul quale era riportato in bei carattere il suo nome "si..pare proprio destinata a me".
Dopo essersi guardato con circospezione attorno si volse verso l'interno delle sue stanze e richiuse la porta alle sue spalle andando ad avvicinarsi alla scrivania che si era fatto portare direttamente dalla sua tenuta,antico ricordo di famiglia, così da prendere il taglia carte con l'effige del suo clan in modo tale da poter aprire la busta.
Le iridi color del ghiaccio scorsero velocemente e ripetutamente le parole che vi erano riportate andando a soffermarsi su quei punti che gli parevano più oscuri;quindi rivolse la propria attenzione alla cartina geografica che gli indicava una località del medio oriente.

"cavaliere..credi tu nel fato?" pensò rileggendo "a tyche in grado di rovesciare le sorti di uomini e dei,dando loro fama e gloria o profonda sventura..quella stessa tyche che in passato si era fatto beffa di uomini potenti e valorosi.."

"si,io credo nel destino.."

con queste parole si allontanò dalla stanza per poter andare a conferire con il divino celebrante.


Al Hillah

Caldo... decisamente troppo caldo.
Uriel camminava nel deserto seguendo le coordinate che gli erano state fornite insieme alla mappa vestito,per la prima volta in vita sua, di abiti leggeri ed indossando una lunga tunica beije ed un turbante in modo tale da esporre il meno possibile il proprio corpo alla luce del sole del deserto; il suo corpo infatti era abituato ai tenui raggi del sole di Asgard che toccano quella terra poche volte l'anno e debolmente lasciando intatto il paesaggio innevato.Il divino celebrante gli era parso incupirsi dopo aver esaminato la lettera,ma neanche lui era stato in grado di definire chiaramente l'origine della stessa,gli aveva quindi ordinato di recarsi presso il luogo indicato in modo tale da poter indagare ssu quanto stava accadendo..e così era partito.
Era riiuscito a procedere a velocità elevata sfruttando il cosmo fino a quando questo era misteriosamente scomparso lasciandolo solo.La sensazione l'aveva sbigottito,non gli era concepibile l'idea di non poter richiamare quella calda energia bianca e viola che lo accompagnava ormai da molto tempo..ma sapeva che doveva continuare.In lontananza riusciva a scorgere qualcosa che si innalzava dalle sabbie del deserto andando ad unire il cielo e la terra che fin dall'epoca del mito erano stati separati.
Continuò la sua lenta marcia fino ad arrivare nei pressi della costruzione accorgendosi, man mano che si avvicinava,di non essere solo, ma che,al contrario, un numeroso gruppo si era radunato nei pressi di quella torre.Lo sguardo andò a studiare uno ad uno tutti i presenti tentando di capire se anche loro fossero stati guidati in quel luogo allo stesso modo in cui era capitato a lui. Improvvisamente si udì una voce e quando volse lo sguardo riuscì a distinguere una figura alata incappucciata che espresse parole di sfida verso gli uomini tutti, uomini che fin dall'antichità avevano sfidato gli dei in nome della loro continua ricerca di perfezione, caratteristica che da sempre si erano attribuiti gli dei, loro soli, considerando gli uomini come pedine per i loro giochi.

"sembra interessante... vediamo cosa succederà"

Dicendo questo, così come gli altri, si avviò verso una delle entrate della torre, pronto ad affrontare i pericoli e le insidie che quella figura, a lui parsa come un bimbo capriccioso a cui un altro fa un torto, e quella torre avevano in serbo per lui.

SPOILER (click to view)
parlato
pensato


Edited by Dursinger - 18/9/2009, 01:49
 
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dado2600
view post Posted on 17/9/2009, 20:14






GDR: Ruolata preliminare - Babel Tower;
PG: Axel di Beta Uma
LINK SCHEDA: [x]




CITAZIONE

*Narrato*
°Pensato°
«Parlato»
"Parlato altri"


POST I



*Non pioveva quasi mai, in quel di Asgard. O almeno, così era sin da quando Axel si era stabilito in quelle lande, quasi due anni prima.
Non c'era dunque da meravigliarsi che il giovane, chiuso tra le lignee mura della sua piccola casa nei pressi della leggendaria caverna magmatica asgardiana, si dedicasse all'osservazione silenziosa dell'incessante scroscio delle minuscole goccioline d'acqua. Il ritmico picchiettare della pioggia sui vetri della finestra faceva da colonna sonora a quel momento di relax, uno dei pochi dopo gli avvenimenti dell'ultimo periodo.
Gli sembrava quasi un lusso poter godere di una tale quiete, che in un certo senso rappresentavano una vacanza dal suo lavoro, dai suoi doveri.. dalle sue responsabilità. Una fuga da lui, in un certo senso, bramata: non bisognava dimenticare che si trattava comunque di un adolescente. Esposto sì a poteri - e responsabilità - decisamente fuori dall'ordinario, ma pur sempre un adolescente. D'altro canto, però, Axel non poteva certo definirsi un ragazzo normale: anche il suo vissuto precedente all'investitura a God Warrior di Beta Uma bastava a testimoniarlo. Sembravano trascorsi secoli da quando Axel aveva perso la sua famiglia in un incidente d'auto, una tragica fatalità accaduta proprio in un giorno di pioggia, come quello.
Col tempo, il ragazzo aveva imparato ad abituarsi alla vita solitaria - ed indubbiamente il lungo addestramento era stato importante a questo scopo - al punto da aver sviluppato un'autonomia tale da consentirgli di provvedere a sè stesso in tutti i suoi bisogni, senza aiuto da parte di nessuno. Ma c'erano delle notti, come quella appena trascorsa, in cui Axel non poteva fare a meno di sentire una forte nostalgia, figlia della solitudine che la vita gli aveva amaramente imposto. Tali episodi si verificavano soprattutto nelle notti di maltempo - che, come si è detto, fortunatamente non si verificavano molto spesso -, quando Axel non riusciva a dormire; e tutte le volte, al mattino seguente, tutti i dubbi e tutte le debolezze parevano dissolversi nei raggi del sole che penetravano dalle finestre di casa sua.

Senza eccezioni, ciò era successo anche in quella piovosa mattinata d'inizio autunno. L'animo di Axel poteva dirsi effettivamente rilassato, libero dai cattivi pensieri, ed assorto in quella magnetica pioggia battente.
Come tutte le cose preziose, comunque, anche quel breve intermezzo di pace e tranquillità era destinato a finire. Destino... Decisamente un parola azzeccata per descrivere gli avvenimenti che sarebbero accaduti di lì a poco. Passarono le ore, e la pioggia non accennava a smettere di cadere dal cielo; fu solo nel pomeriggio che, d'improvviso, Axel udì qualcuno bussare alla sua porta. Si avviò per aprire, quando percepì che, dall'altro lato dell'uscio, vi era una fonte di cosmo, dall'intensità considerevolmente elevata! Immediatamente, i sensi si acuirono, i muscoli presero a tendersi sotto le direttive dell'istinto del guerriero di Beta Uma. Lentamente, Axel posò la mano sul pomello della porta e, pronto a fronteggiare un'eventuale spiacevole sorpresa, spalanco l'anta d'ingresso per scoprire che.. non c'era nessuno. Decisamente stupito, Axel si sporse ulteriormente dall'ingresso e, dopo un'ulteriore e più approfondita ricerca, constatò che non c'era effettivamente nessuno nei paraggi.*

°Ho davvero immaginato tutto? Pare che le vacanze mi abbiano danneggiato il cervello! Sarà meglio che torni presto in attività, allora...°

*Sorridendo ironicamente a quel pensiero, Axel si accinse a rientrare in casa, quando notò qualcosa che arrestò i suoi movimenti. A terra, proprio ai suoi piedi, in corrispondenza dell'ingresso, vi era una lettera. L'esterno era immacolato: Axel pensò di non averla calpestata per poco. Raccogliendola, vide che quella missiva era indirizzata proprio a lui, avendo come intestazione la seguente scritta:*

- Axel, God Warrior di Beta Uma -

*La calligrafia era notevolmente ordinata e scorrevole, impressa sulla carta con inchiostro nerissimo. Rientrato in casa, ad Axel bastò innalzare la temperatura circostante di qualche grado per asciugarsi in pochi secondi. Dopodichè, riprese la busta tra le mani, estraendone la lettera vera e propria. Il messaggio recitava:*

Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto. Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una. Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti. In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!

*Axel rilesse il contenuto della lettera per due volte, prima di essere sicuro di ciò che gli si presentava davanti: un'opportunità perfetta per scrollarsi quell'apatia di dosso, mettendo nel contempo le proprie abilità - che negli ultimi tempi erano aumentate notevolmente - in un'esperienza a lui del tutto sconosciuta. Tra l'altro, quasi tutte le sue esperienze più interessanti avevano avuto inizio proprio da una lettera: come quando aveva incontrato per la prima volta un compagno God Warrior - lo scontro con Hankass che ne seguì era ancora ben impresso nella sua memoria - e come quando aveva ricevuto la convocazione ufficiale a prendere parte alla Seconda Guerra del Nord.

Con l'eccitazione che cresceva sempre più in lui, Axel si apprestò a svolgere i preparativi prima di compiere un lungo viaggio: stando alle istruzioni della cartina, avrebbe dovuto recarsi addirittura in Medio-Oriente, in Iraq. Indossò l'armatura in perfette condizioni, prese con sè uno zaino che riempì delle essenziali provviste, insieme alla busta appena ricevuta con tutto il suo contenuto - mappa compresa.
Sul punto di lasciare la propria casa, Axel si rese nuovamente conto del cattivo tempo, e si chiese se fosse effettivamente una buona idea uscire con quella tempesta in atto. Quale ironia! Un cavaliere dagli straordinari talenti elementali qual era Axel, che si preoccupava per un pò di pioggerella!*

«Sto davvero perdendo colpi.. Sarà meglio sbrigarmi; se parto adesso, mantenendo accettabile il consumo di energie per giungere là, dovrei essere sul posto entro domani mattina.»

*In effetti, tutte le congetture di Axel si rivelarono corrette... o quasi. Era sì giunto in Iraq di primo mattino, ma, d'altra parte, marciare in quel temporale aveva costretto Axel a subire gli effetti di un banalissimo raffreddore:*

°Così imparo la prudenza; come si fa a soffrire di raffreddore in un'area desertica come questa?°

*A parte le domande retoriche, Axel era effettivamente imbronciato; aveva sempre avuto delle difficoltà di orientamento, ed in quell'occasione non certa certo favorito dal panorama, così piatto ed omogeneo. Consultò la mappa per la quinta volta in dieci minuti, sperando di riuscire a raccapezzarsi sulla propria posizione una volta per tutte. Finalmente, gli sembrò di riuscire in quell'impresa apparentemente impossibile:*

«Umh.. Se non sbaglio, la X indica un posto a circa 15 chilometri da qui. Meno male - sniff - non avrei sopportato un minuto di più questo irritante... deserto. »

*Continue e sferzanti folate di sabbia accompagnavano la peregrinazione, rendendola ancora più ostica. Axel prese dunque a marciare a tutta velocità, nella speranza di trovare riparo nella destinazione indicata dalla mappa. Dopo qualche secondo, comunque, accadde l'imprevedibile: Axel era nel bel mezzo della corsa, quando si accorse che la propria velocità fu repentinamente, drasticamente ridotta di un centinaio di volte.*

«Ma che..?!»

*Proteggendosi gli occhi dalla sabbia con la mano destra, Axel si rese conto ben presto che il suo cosmo era.. scomparso. Si guardò enfaticamente attorno, alla ricerca di una causa per quello sconvolgente sviluppo: ancora una volta, non c'era nessuno in vista. Il suo cosmo era inaccessibile, sigillato.
Tutt'a un tratto, le condizioni climatiche sembravano essersi fatte più aspre: la sabbia sembrava più tagliente, il vento più forte, il caldo più insopportabile che mai. E, come se non fosse abbastanza, una misteriosa costruzione era improvvisamente apparsa all'orizzonte. Definirla "enorme" non era che un pallido eufemismo, che non avrebbe reso minimamente l'idea della grandezza di quella.. cosa.
Avvicinandosi con fatica sempre maggiore, fu chiaro che si trattava di una torre, tanto alta da fendere le nubi nel cielo.
Axel impiegò più di un'ora prima di essere tanto vicino da poter notare i particolari: gli ingressi ad arco, le catene che sorreggevano l'edificio... ed una strana creatura che si teneva in equilibrio su una di quelle catene.
Il nordico guerriero continuava ad avvicinarsi, come guidato da un istinto meccanico, mentre la sfocata figura assumeva contorni più definita. Quando Axel giunse a pochi metri dall'ammantato individuo, potè distinguerne le fattezze: il suo aspetto aveva un che di diabolico, se non fosse stato per le vere e proprie ali semi-trasparenti che spuntavano dalle sue scapole. Aveva capelli rosso cremisi, e sinistre piume verdi e nere, sparse qua è là sul terreno sabbioso tutt'intorno.
La perplessità di Axel non fece che aumentare pochi istanti dopo, quando l'angelo parlò. Di norma, le sue parole avrebbero dovute essere impossibili da udire, data la grande distanza tra lui ed Axel, e dato soprattutto il forte rumore prodotto dal vento. Eppure, la voce della creatura giungeva chiaramente, senza interferenze, alle orecchie di Axel, che si trovò ad ascoltare tale messaggio:*

"Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti... un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo..."

*Axel non ebbe neppure il tempo di formulare una replica: l'angelo era svanito nel nulla. Senza poter contare su altre alternative - non che ne avesse bisogno, considerate le circostanze - il ragazzo si avviò verso la torre, mentre rifletteva sulle parole dello spettrale messaggero:*

°Sono stati convocati più di sedici cavalieri, dunque.. Chissà se incontrerò qualche compagno God Warrior, o se mi troverò a dover fronteggiare avversari del tutto sconosciuti.. La seconda ipotesi mi sembra più probabile. Non che mi importi più di tanto, comunque. Chiunque capiti sul mio cammino, mi farò valere come ho sempre fatto. Il glorioso Odino sempre mi assiste, per cui non fallirò..°

*Con questi pensieri nella mente, Axel imbucò determinato una delle entrate, senza aver la minima idea di dove esse lo conducessero. Non si era soffermato più di tanto ad osservare coloro che, come lui, si erano radunati ai piedi della torre. Ad un primo, superficiale sguardo, non gli parve di riconoscere nessun conoscente... o nemico. Gli era sembrato giusto di riconoscere un’armatura vagamente familiare: quella di Alpha Uma. Ma non era il caso di fermare il compagno di casta, che tra l’altro stava già addentrandosi nella torre. La cosa migliore era fare lo stesso. E così fece; mentre varcava la soglia, Axel non provava timore, ma stava all’erta: a quel punto, si aspettava di tutto..*

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mi dispiace che la mia descizione meteorologica non sia concorde con quella di Dursinger, ma avevo già preparato il post da stamattina e non mi andava di modificarlo così radicalmente >_<
che ne so, magari piove solo in una parte di Asgard (in fondo il regno è grande xD), oppure possiamo fare che ho ricevuto il messaggio prima - o dopo - che Dursinger partisse.. Insomma, spero di non aver fatto casini ^_^




 
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Fantasma Diabolico
view post Posted on 17/9/2009, 21:59




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*xyz* = AZIONI
°xyz° = PENSATO
xyz = PARLATO



*COLONNA DEL PACIFICO DEL NORD

Era mattina presto e Baian riposava ancora presso la sua dimora, ma era un riposo agitato; durante tutta la notte strani sogni avevano interrotto il sonno del Generale del Pacifico: tutte le divinità con cui aveva avuto a che fare gli erano come apparse in sogno, ma il marine non capiva che volessero da lui. Intanto era arrivata l'alba e l'ammiraglio di Poseidone si era svegliato per una nuova giornata di esercizi e meditazioni, quando, un brivido percorse la sua schiena... come se il cosmo di una delle divinità sognate nel corso della notte, fosse presente presso la sua colonna. Senza perdere tempo, il generale corse fuori dalla sua dimora e si recò alla colonna a lui affidata, ove effettivamente si percepiva un cosmo quasi divino, ma che non era racchiuso in un essere umano, bensì in un biglietto, ai piedi della colonna.

Sulla lettera si poteva leggere in chiare e formali lettere:

CITAZIONE
Per Baian di SeaHorse - Generale del Pacifico Settentrionale

La lettera parlava, misteriosamente, del fato, di un'impresa divina e di una prova da affrontare, indicando come destinazione il deserto siriano, in Iraq. Dato che non vi era presenza di alcun messaggero per chiedere ulteriori spiegazioni, Baian decise di seguire il suo istinto e, preso sulle spalle il suo pandora's box, si incamminò per le strade di Atlandite, diretto alla Main Breadwinner, passaggio obbligato per recarsi alla colonna dell'oceano indiano, da dove sarebbe emerso per giungere alla sua destinazione.

Il cammino nel regno dei mari fu lieve e piacevole, a Baian quell'atmosfera metteva sempre buon umore, anche quando in superficie c'era qualche tempesta o qualche maremoto; il buon umore è proprio quello di cui un cavaliere ha bisogno prima di imbattersi in un'impresa... specialmente se misteriosa come quella a cui il generale stava andando incontro.


Dopo diverse ore di cammino il marine giunse presso la colonna dell'oceano indiano, trovandola incustodita...*


°Aioros... dunque la tua decisione è presa?!°


*la tristezza riempì il cuore del marine vedendo la colonna dell'amico disabitata; tristezza che subito fu scacciata dal generale...*


°al diavolo... sarà un buon motivo per far bene in questa impresa... di qualsiasi cosa si tratti...°


*passò ancora qualche ora di cammino, poi, Baian emerse nei pressi di Al Faw; da li avrebbe proseguito sulla terra ferma.

il cammino proseguì tranquillamente per altre cinque ore, quando il marine si accorse di essere arrivato al confine col deserto siriano.


incamminatosi tra le alte dune, il generale alleggerì la fatica del viaggio bruciando il proprio cosmo e, così facendo, si avvicinò parecchio alla sua destinazione.

Improvvisamente, quando la meta sarebbe dovuta essere vicina, il pandora's box del Cavallo del Mare, si schiantò nella sabbia, trascinando con sè Baian...*


°ma che diav...?! ... è come se fosse diventato 1000 volte più pesante...°


*al marine non occorse troppo tempo per capire che era successo: provò tre o quattro volte a bruciare il proprio cosmo per risollevare il box del suo scale, ma nulla accadde...come se Baian fosse divenuto un comune mortale. immediatamente il generale ricordò una sensazione di simile impotenza nel corso del suo ultimo torneo, contro il cavaliere della Vergine... ma questa volta la forza che aveva ammutolito il suo cosmo era molto più forte; il marine riconobbe nell'aria la stessa sensazione del mattino...*


°forse era proprio questa la prova da affrontare... o forse è questo il mio fato... morire in questo deserto?!°


*Baian cadde sulle ginocchia in preda a tutti questi pensieri, quando un dolore lancinante proveniente dal petto lo riportò alla realtà...*


°non sarebbe la prima volta che scappo al mio destino...°


*nella mente di Cavallo del mare si manifestò la scena di Helios che gli lanciava contro il tridente di nettuno... un colpo mortale, ma Baian ce l'aveva fatta... grazie ai suoi amici...*


°Kanon. Son Goku, Lev, Alucard, Aioros, Kaysa, Tayuko... grazie... questo è per voi!!°


*facendo affidamento sulle sue sole forze di essere umano, Baian si alzò in piedi e, facendo uno sforzo per la fatica, si rimise in spalla il pandora's box e si rimise in cammino.

Dopo diverse ore di cammino, il generale, ormai esausto, si trovò innanzi ad uno spettacolo da levare il fiato: nel bel mezzo dell'arido deserto, una gigantesca costruzione si ergeva alta e maestosa fino al cielo. altri cavalieri si stavano radunando attorno alla costruzione e Baian, per non essere da meno, fece un ultimo sforzo e li raggiunse, giusto in tempo per udire le parole di uno strano messaggero che invitava tutte le persone li giunte ad addentrarsi nella costruzione...*


°...un entrata per ogni partecipante... ma solo sedici uscite?! che diavolo ci aspetta li dentro?! non sarà mica una trappola?°


*dubbi vennero alla mente del marine, proprio mentre il messaggero scomparve. mentre tutte le domande risuonavano nella sua mente, il generale, inconsciamente, aveva già mosso i primi passi verso un ingresso libero.

arrivando dal sole del deserto, gli occhi di Baian ci misero qualche minuto ad abituarsi alla penombra dell'interno della costruzione; poi, un lungo corridoio si manifestò al marine...*


°...inutile attendere qui... andiamo incontro al nostro Fato!!°


*disse il generale mentre si incamminava per il corridoio...*
 
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Vhan L'Arciere Arcano
view post Posted on 18/9/2009, 01:22




SPOILER (click to view)
Narrato - Parlato - Parlato Altrui



Colline ateniesi

Una giornata come tante ad Atene, posto ove vi era grande concentrazione di cosmo per via dei molti cavalieri che vi risiedevano.
Vhan, cavaliere argenteo di Eracle, era uno di questi e prendeva molto seriamente il suo impegno tanto da allenarsi rigorosamente tutto il mattino sui verdi prati delle colline ateniesi. Ormai era già un po che era diventato cavaliere, grazie agli allenamenti di Aioros, che gli insegnò tutto quel che c'era da imparare sul cosmo, sulle tecniche da esso derivate e anche su Atena, colei che lo aveva guidato in Grecia per prender parte alla difesa del Grande Tempio come cavaliere d'argento.

Il suo mattino passò tra allenamenti di ogni tipo all'aria aperta, tra cui flessioni, addominali, sferrare pugni addosso ad una grande quercia con tronco grande come il triplo di un uomo, e tanta corsa.
Facendo questo genere di allenamenti ogni mattina, il fisico di Vhan si confermava sempre più adatto alla causa che stava servendo e, probabilmente, era anche motivo di soddisfazione personale del ragazzo che non intendeva comunque perdere smalto dopo aver conquistato l'armatura.
Ovviamente passava anche molto tempo nel migliorare le sue tecniche derivate dal cosmo e a sperimentarne anche di nuove, cosa che comunque inspessiva per bene la mente e lo spirito di Vhan, tentando di avere una migliore padronanza del cosmo.

In quella giornata di duro e soddisfacente allenamento però ci sarebbe stata anche una grande sorpresa...tanto grande quanto inaspettata dopo tutto: difatti il ragazzo, al ritorno dalle colline ove si allenava, percepì un cosmo gigantesco provenire da casa sua..brutta notizia quella in quanto lui era da solo e non poteva di certo raggiungere un cosmo di quel calibro da solo, se fosse stato un nemico sarebbe stata una situazione alquanto grave...richiamò l'armatura a sé preparandosi ad un sopralluogo in casa, preparandosi anche al peggio...ma infondo non aveva certo modo di chiedere aiuto a cavaliere alcuno. Casa sua non era altro che un umile costruzione vicino al tempio ove incontrò per la prima volta il suo maestro e dove vestì anche per la prima vota la sua armatura attuale, quindi era anche abbastanza fuori mano. Arrivò dopo una sfrenata corsa, come per tentare di salvare i cittadini, che di nulla si erano accorti finora, da un pericolo improvviso. Sfondò violentemente la porta di ingresso preparandosi ad uno scontro inevitabile e duro...ma nulla...non c'era nessuno.

Che diavolo significa questo?? non c'è nessuno qui!

Notò poi che il cosmo che aveva avvertito così prepotentemente proveniva da una busta chiusa con sigillo in ceralacca rosso, lasciata sotto la porta. Cosa alquanto strana visto che di corrispondenza Vhan riceveva solo quella dei genitori, e di certo non sigillavano le buste con un sigillo in ceralacca...

E quella chi diavolo me l'ha mandata? C'è anche un sigillo in ceralacca....con un ala stilizzata? Uhm.. forse conviene aprirla...eppure è strano che emani così tanto cosmo..chi diavolo me l'avrà mai scritta...eppure è indirizzata proprio a me...c'è il mio nome e cognome sul retro

Dopo tante domande e paure, Vhan si convinse ed aprì quella busta che tanto pareva enigmatica. Riportava la seguente dicitura:


Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto. Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una. Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti. In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!


Grande stupore da parte del cavaliere di Eracle che riteneva la cosa quasi uno scherzo di pessimo gusto, che allo stesso tempo scartava, vista la quantità di cosmo che vi era impregnata la busta tutta.

Non ho parole...cosa diavolo è questo invito...c'è una cartina anche....dovrei arrivare quindi nel deserto iraqeno?? e come??Dannazione...eppure sono curioso di vedere chi mi ha spedito una lettera del genere...

L'indecisione cominciò a confluire nella testa del ragazzo, che mai si era ritrovato davanti ad una cosa del genere, ne da popolano ne da cavaliere.

Ho deciso!! Andrò! E che Atena mi guidi verso la giusta meta!

Forse la curiosità...forse la voglia di mettersi in gioco....forse la voglia di portare alto il nome della dea verso altri individui che avrebbero ricevuto quell'invito...una cosa era certa, Vhan stava preparando le valigie per dirigersi in aeroporto..destinazione, Theran!!


Aeroporto ateniese

C'era molta gente in aeroporto tra partenti, giunti e dipendente aeroportuali che sbrigavano le loro mansioni.
Un pulmino arancione si fermò davanti al terminal delle partenze internazionali, facendo scendere svariati passeggeri, tra cui un ragazzo muscoloso con una valigia visibilmente cubica, e dalla corporatura diciamo così, "allenata", ovvero Vhan.
Si diresse all'interno del Terminal per potere effettuare l'operazione check in, mettendosi in fila per il banco dello stesso.
Arrivato il suo turno Vhan consegnò tutto il necessario, quindi documenti, passaporto e via discorrendo, quando arrivò poi il tasto dolente del bagaglio, che non era altri che la sua armatura di Eracle. A quanto era sembrato di capire a Vhan, poteva pagare un servizio di messa in sicurezza davanti i suoi occhi, da parte degli operai della compagnia aerea che aveva scelto per partire. Senza batter ciglio, il ragazzo pagò quanto dovuto per quel servizio e si fece sigillare per bene il suo "bagaglio" davanti ai suoi stessi occhi, in modo da evitare metodi di sabotaggio o furto sotto bordo come spesso accade.

Fatto ciò, ebbe il via libera per entrare in pista, ove avrebbe preso un mezzo aziendale, orientato proprio a trasportare in sicurezza i passeggeri sotto bordo, e salire sull'aereo.
Una volta a bordo, Vhan si mise seduto lato finestrino e cominciò ad immergersi tra i suoi pensieri, pensando a quella lettera ricevuta a casa, e anche al motivo per il quale si stesse presentando ad un appuntamento che in fin dei conti poteva definirsi "al buio".
Passarono svariate ore per via del lungo viaggio, e tutto sembrava filare liscio, specie per quanto riguardava vuoti d'aria e simili. L'armatura messa in stiva non rappresentava preoccupazione per Vhan in quanto sapeva che era sigillata e che soprattutto, anche volendo, difficilmente sarebbero riusciti ad aprire uno scrigno di quelle dimensioni e peso.


A Theran, Iran


Theran era all'orizzonte, e l'aereo atterrò tranquillament sulla pista del piccolo e arretrato aeroporto. La differenza di clima era significativa, infondo si trattava del medio-oriente, un paese che non confinava da nessuna parte con il mare, ma che era anzi circondato dal deserto.
Vhan era dunque giunto a destinazione..era atterrato in medio oriente, ancora distante dalla media ma decisamente più vicino di quando ricevette la lettera in Grecia. Dall'aeroporto, dopo aver ritirato il suo scrigno, di cui percepiva tranquillamente il cosmo, prese un Taxi e si diresse al centro della città in cerca di una maniera per giungere al posto a lui interessato.

Theran, capitale dell'Iran, la città più calda che Vhan avesse mai visitato, e soprattutto una delle più povere, in quanto dal finestrino del Taxi vide scenari abbastanza squallidi o che comunque non era certo abituato a vedere ne in Italia ne in Grecia.
Rivolgendosi in lingua inglese al tassista , sperando che lo capisca, Vhan ci si rivolse chiedendogli delle informazioni:

Scusi, per caso sa dirmi se si organizzano delle gite nel deserto o qualcosa del genere in questo punto qui?

Indicò il punto al tassista che sembrava comprendere quello che il cavaliere d'Eracle diceva, e gli rispose

Certo che lo so, però quella è zona iraqena amico, devi prima passare il confine e chiedere li, in ogni modo ti garantisco che se ne organizzano e delle maniere più svariate, sempre che tu sia disposto a spendere dei soldi, ovvio..Sei fortunato però, mio cugino si è stabilito li e si è messo in affari proprio su quel tipo di campo. Chiedi di Abù Farràk e te lo sapranno certo indicare. Tieni questo bigliettino da visita e mostralo a coloro che non ti capiranno.

La cosa sembrava anche abbastanza facile, aveva rimediato subito quello che gli interessava...subito ribatté il cavaliere:

E allora perché non mi ci porti tu da tuo cugino in Iraq...io sono straniero e ho dei soldi da spendere, specialmente con chi è cortese con me...o credi che ti creeranno problemi al varco?

Il ragazzo tentò di giocare d'astuzia con quel tassista, in modo che forse avrebbe facilitato ancora di più la cosa...anche se sapeva che comunque era un azzardo bello e buono. In ogni maniera il tassista rispose positivamente e
accettò di buon gusto, facendo però notare che avrebbe dovuto dargli altri soldi per il "piacere".....cosa non si fa per i soldi.

Il viaggio certo era lungo e stressante, ma almeno ci si rilassava con un po di musica occidentale che il tassista aveva gentilmente messo nel lettore CD per mettere a suo agio il suo cliente dalle uova doro.


In Iraq

Passò un giorno di viaggio in taxi con quel tipo...che fu di parola...si trovavano in Iraq, e in men che non si dica il tassista svegliò Vhan avvertendolo:

Hey amico svegliati!! Siamo in Iraq e soprattutto siamo vicini al deserto che interessa a te! Cerca di rimanere sveglio e sii cordiale con mio cugino perché ha l'abitudine di reagire piuttosto male agli omoni come te: gli danno sui nervi i muscoli

Bhe, a ognuno i suoi gusti. In fondo Vhan era vissuto benissimo anche senza quel tizio che gli serviva solo per portarlo nel deserto, e ne avrebbe fatto ancora a meno in futuro.
La macchina si cominciò a fermare davanti un edificio diroccato, quasi abbandonato, forse perché non distante si trovava il deserto, visibile tranquillamente ad occhio nudo.
Scese dalla macchina e si fece guidare dal tassista verso colui che lo avrebbe portato nel deserto, che non si rivelò altro che un mezzo delinquente da quattro soldi, con cicatrici e modi di porsi alquanto bruti.
Vhan spiegò velocemente che intendeva fare un giro nel deserto, nel modo più spensierato e divertente che c'era...a piedi infondo era fuori discussione...è un deserto!
La fortuna arrise ancora al giovane cavaliere che scoprì che in quel luogo si facevano giri nel deserto a pagamento in Quad!

Una notizia alquanto interessante quanto positiva vista la situazione in cui si trovava Vhan..e chissà in quale altra situazione si sarebbe andato a cacciare...visti i fatti un po di divertimento ci stava bene, cosi si univa l'utile al dilettevole.
SI fece una transazione più o meno deteriorante visto il caldo e l'insistenza del tizio a non voler meno di 60 euro all'ora...giacché Vhan strappò al tizio un 55 euro all'ora, e pagò ben 4 ore...nel dubbio si dovesse perdere o simili.
L'affitto comprendeva anche un equipaggiamento da Quad del deserto, che altro non era che un casco e guanti appositi.
Di per se potevano anche essere di impiccio, in quanto Vhan aveva intenzione di guidare quel quad, con l'armatura di Eracle indosso...fece comunque in modo di indossarli, almeno per non "offendere" chi glieli aveva gentilmente abbonati. Successivamente a ciò, salì sul quad con il suo scrigno, ben coperto, sulle spalle e mise in moto, uscendo dal retro del capanno, che dava direttamente sul deserto, ricevendo sul volto una brezza leggera dovuta alla velocità e alla frastagliatura delle dune del deserto...una sensazione fantastica a dirla tutta, che divertiva non poco e che dava un senso unico di spensieratezza per certe volte..ma quella non era una vacanza di piacere alla fine. Si assicurò di sparire dalla vista dei cugini, e scese dal quad per vestire l'argentea armatura di Eracle, che al richiamo cosmico di Vhan, rispose frammentandosi in pezzi e rimontandosi su di esso, completando così il cavaliere di Eracle!
Bene, ora non devo fare altro che orientarmi con questa cartina...io dovrei essere qui in Iraq, nel confine tra terra abitata e deserto...dovrei procedere per di là...vediamo, tanto cosi facendo non dovrei morire di sete!

Rimontò sul quad e partì a tutta forza verso il punto stabilito, scavalcando dune su dune, ricevendo il vento, dovuto alla velocità del quad, sul volto..

WOOHOOOO

image


Continuò a correre con il quad in quella direzione per circa 1 ora e mezza abbondante, senza però vedere nulla davanti a se,e tutto intorno a se non c'era altro che sabbia cocente...
Non sapeva quanta autonomia avesse quel quad, probabilmente il giusto per le ore pagate...in quel caso avrebbe fatto a tempo a tornare indietro...altrimenti avrebbe rischiato di rimanere isolato nel deserto senza il mezzo di trasporto e soprattutto con pochissima acqua..
Poco dopo però, gli occhi del cavaliere d'argento videro un imponente costruzione qualche kilometro più avanti, una specie di torre altissima, che sembrava non arrivare mai nemmeno con il quad in velocità. Arrivò finalmente in prossimità della costruzione...era inspiegabile come una costruzione del genere stesse li nel bel mezzo del deserto iraqeno, e si reggesse in mezzo la sabbia...eppure sembrava molto molto vecchio..
Tanta maestosità però distolse l'attenzione di Vhan da altri individui che stavano in prossimità della costruzione, probabilmente altri "invitati", e sembravano osservare un tizio in equilibrio su una delle catene che circondavano la torre, come per sorreggerla....si sentì solo una voce che probabilmente proveniva da quell'individuo:

“Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti…un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo…”

Un battito di ciglia e l’individuo scomparve senza neanche proferire il suo nome, lasciando solo qualche piume al suo posto.
I guerrieri piu distanti da Vhan, cominciarono a scattare dentro la torre, sparendo presto dalla vista del sole stesso...ed il ragazzo avrebbe certo fatto lo stesso, anche se non aveva riconosciuto nessun suo amico tra quei guerrieri data la lontananza.
Si avvicino alla base della torre con il quad per poi scendere da esso e spegnerlo, conservando forse la batteria per quando uscirà da lì.

La chiave la tengo io...per dopo...e ora, dopo esser giunti fin qui...direi che è ora di andare incontro al mio destino, per la gloria di Atena...e che essa e la mia famiglia mi guidino!

Fece uno scatto ed imboccò il primo tunnel che aveva sotto mano...l'avventura aveva inizio!

Edited by Vhan L'Arciere Arcano - 18/9/2009, 14:15
 
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SteveO
view post Posted on 18/9/2009, 10:42





Oytis era nel campo dei fiori vicino alla seconda prigione ad allenarsi. Ovviamente non si allenava a spargere fuoco nero ovunque rovinando l'unica zona dell'oltretomba paragonabile al paradiso! Era seduto a gambe incrociate, con le mani appoggiate sopra alle ginocchia, in piena concentrazione. Era circondato da aloni di energia oscura, che ricalcavano quasi la sua forma e si disperdevano nell'aria.
La sua mente era completamente libera da ogni pensiero, cercava di entrare in completa sintonia con la stella da cui traeva la sua forza, quella del cielo violento.
In quel mare di silenzio, udì ad un tratto qualcosa che colpì la sua attenzione. Erano dei passi molto veloci, sicuramente qualcuno correva verso di lui.
°Colui che si avvicina non è un nemico... il suo cosmo è di infima potenza. Sarà un messaggero di Ade, che l'oscuro signore mi abbia convocato al suo cospetto?°

Arrivò poco dopo ansimante il messaggero che gli porse una strana lettera, dicendo che era per lui e il mittente era sconosciuto.
Con uno sguardo e un leggero inchino del volto, Oytis prese la lettera e lo congedò. Appena le sue dita sfiorarono la lettera, senti un grande cosmo provenire da essa.
°Chi può aver fatto ciò?°

Si alzò in piedi e iniziò a girarla per osservarla. Era una busta bianca, con un sigillo in ceralacca rossa con sopra disegnata un'ala che la chiudeva. Nel retro, vi era scritto 'Oytis, specter della stella del cielo furente'.
°Che caligrafia perfetta... non è opera di un computer, è stata fatta a mano. Come può esistere su questa terra una persona dotata di tale maestria?°

Oytis era completamente confuso, troppe cose che non andavano. Era quasi tentato di buttarla, ma poi cambiò idea, alla fine una lettera non aveva mai ucciso nessuno.
Posò l'indice sul sigillo e lo strappò via, dopo di che, tirò su l'aletta per vedere il contenuto della lettera. Notò che dentro alla busta vi era un foglio scritto a mano e una cartina geografica. Oytis prese lo scritto e in assoluta quiete e silenzio lo lesse tutto.
Finita la lettura, un'idea fulminò la mente di Oytis. In fretta e furia tirò fuori la cartina per vedere se ciò a cui pensava fosse vero e, notando che aveva ragione, con un filo di voce tremante disse:
"Babel..."

Sì... anche se non vi erano riferimenti diretti, Oytis aveva capito a cosa si riferiva. Nonostante avesse vissuto la sua infanzia in un orfanotrofio, aveva studiato molto la storia, e ricordava di quella famosa torre costruita fra il tigri e l'eufrate, quando milioni di anni prima l'uomo aveva sfidato il potere degli dei.
Senza pensarci la maschera e il suo saio, infilando in una delle tasche la lettera e la mappa accuratemente richiuse, e si incamminò per uscire dall'oltretomba.
Scelse di uscire a Gerusalemme, nello stesso luogo in cui tempo fa entrò in ade col suo maestro Baian. Guardandosi indietro per un ultima volta e per assaporare l'aria infernale, uscì in superficie e si avviò verso il punto segnato sulla mappa.
Il cammino era molto lungo, e il caldo del deserto rendeva il viaggio estremamente duro da affrontare, ma lo specter non aveva certo la minima intenzione di mollare.
Camminò per 4 giorni di cammino nel deserto, senza vedere alcun segno del luogo in cui doveva recarsi, solo sabbia e polvere.
Al quinto giorno, tutto d'un tratto, sentì come una scarica elettrice dentro al suo corpo, che lo sconquassò quasi.
°Cosa succede?°

Tentò di espandere il suo cosmo, ma nulla di che. Aprì la mano per evocare una sfera di fuoco oscuro, ma non apparì nulla.
°Il mio cosmo! DOVE'È IL MIO COSMO????°

CI riprovò più a più volte, ma niente di che, sembrava averlo perso.
°Eppure la surplice è adagiata ancora sulle mie mebra... quindi ho ancora il favore della stella del cielo violento... perché allora non posso usare il mio cosmo?°

A un tratto la sabbia della tempesta, che impervadeva insistentemente l'aria del deserto sembrò diradersi, mostrando un costruzione che alta si erigeva nel deserto.
°E' la torre... la torre di babele! E' il punto in cui io devo recarmi... ecco perché non sento più il mio cosmo!°

Arrancando un po' a causa della mancanza del cosmo, si avvicinò alla torre, notando la magnificenza della grande struttura.
°Come può una torre del genere essere stata eretta nel deserto? Come possono reggere le fondamenta???? E' un capolavoro di architettura, non ho mai visto colonne e archi del genere... di chi è opera?°

Si avvicinò ulterioramente e notò che in una delle alte arcate, a circa centro metri di altezza vi era una figura oscura. La sabbia, che era tornata a flagellare le stanche membra dello specter, gli impediva una corretta visuale, ma da quel poco che aveva visto, capì che non era uno specter di ade.
Si avvicinò ulteriormente e notò che c'erano altri cavalieri alla base della torre.
Specter di Ade, saint di Atena, god warrior di Odino, generali degli abissi di Poseidone... vi erano guerrieri di ogni tipo, fedeli a diverse divinità.
°Sono stati chiamati guerrieri provenienti da ogni provincia di questa terra... e finché non mi sono avvicinato per vederli non ho sentito il loro cosmo... significa che anche a loro è stato tolto come a me!°

Non fece in tempo a contarli che la figura dall'alto della torre iniziò a parlare e Oytis attentamente ascoltò.
CITAZIONE
Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti…un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo…

Detto ciò la figura oscura scomparve immediatamente, senza lasciare ai cavalieri l'opportunità di replicare.
Silenziosamente Oytis, che non aveva nulla da chiedere, non si era preoccupato di ciò. Il suo obiettivo non era certo quello di star lì a ciarlare, ma solo dimostrare a gli altri pappamolle che erano lì che lui era il più forte.
In completo silenzio, nascosto dal suo mantello e dalla sua maschera, andò avanti fino a oltrepassare uno degli oscuri archi per permettevano l'ingresso nella torre...
 
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view post Posted on 18/9/2009, 15:44
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QUOTE
Violet,Silver Cloth del Loto.Energia Nera

Pensato

Parlato

post 1- Via la maschera!







Nel piccolo tempio del Loto vi era una profonda calma e la sua Sacerdotessa era l'artefice di tutto ciò.La dimora da lei protetta non era molto grande,di sicuro le Dodici Case dello Zodiaco erano molto più imponenti e maestose,ma attirava sempre lo sguardo degli altri Silver Saint.Probabilmente il merito era dell'incredibile quiete che emanava da essa,come in quell'istante.Quel giorno sembrava uguale a tutti gli altri e nulla lasciava presagire qualcosa sugli avvenimenti che presto avrebbero avuto luogo.La giovane meditava,avvolta semplicemente in una toga tibetana di uso comune ed era seduta nella posa a farfalla di spalle alla figura del loto che adormava quella parete del tempio.La ragazza aveva gli occhi socchiusi eppure chi l'avrebbe mai detto vista la maschera che le copriva il volto?

Signorina!Signorina!

Una voce d'infante spezzò il silenzio del posto ma ancora nessuno era entrato oltrepassando il vestibolo,sengo che il visitatore attendeva il permesso.Violet aprì gli occhi,la maschera volta verso l'ingresso ed invitò il nuovo venuto ad entrare.Sapeva di chi si trattava,era uno degli allievi del Tempio.Infatti un ragazzino vestito da allenamento entrò gioiosamente e fece addirittura un inchino con sguardo ammirato.

"Cosa ti porta qui,Dyonisus?"

Il ragazzino era abituato a quella voce così calma e dolce che lo metteva sempre a proprio agio,e si rammaricava di non aver lei come maestro al posto di quel vecchio che si ritrovava.Lei aveva la fama di essere dolce e comprensiva oltre che forte,e poi le donne cavaliere lo avevano sempre attirato,probabilmente perchè erano costrette a rimanere mascherate e ciò lasciava attorno a loro un fitto velo di mistero.Lui fece un largo sorriso consegnandole una busta dall'aria misteriosa,sembrava persino avvolta da un'aura cosmica a se stante.La ragazza aggrottò le sopracciglia incuriosita,e potè leggere in un elegante grafia il proprio nome seguito dal suo rango di protettrice delle vestigia argentate del Loto.Solo tenendola tra le dita la faceva sentire importante,eppure di quelle missive non era raro trovarle li al tempio.Per un momento pensò si trattasse di una comunicazione privata da parte del Gran Sacerdote e si affrettò ad aprirla per poterla leggere.Ciò che accadde fu totalmente celato da quella maschera così anonima e solo il silenzio dominava.
La lettera sembrava essere un invito a mostrare la propria forza e a misurarsi con altri cavalieri,provenienti da chissà dove,in un luogo probabilmente lontanissimo dal Tempio.Gli occhi si spalancarono increduli,quasi convinta che si trattasse di una burla architettata da quei soldati che spesso le stavano incollati alla cloth per riuscire a scoprire il suo volto.L'intenzione di stracciarla era quasi stata messa in atto quando posò gli occhi sulla cartina che l'accompagnava e ci diede un'occhiata.

"Ora devo andare!Il maestro mi aspetta,è sempre così cattivo quel vecchiaccio incartapecorito!"

La Sacerdotessa alzò il volto e lo osservò severamente,come la sua voce.

"Dyonisus!"


Ma il ragazzino si era già dileguato oltre la soglia della sua dimora e non le restò che scuotere la testa ma non era irata.A volte succedeva che i giovani adepti come lui fossero insoddisfatti dei propri maestri ma sapeva anche come gli fosse devoto.Riportò l'attenzione alla cartina,una X pareva indicare un luogo molto preciso.Avvicinatala di più a se potè scoprire come questo luogo fosse tutt'altro che vicino.Fece scorrere un dito su quella cartina,denotando con precisione quello strano luogo.Curioso,nel deserto siriano,una volta sorgeva Babilonia e adesso li vicino c'era altro di cui non ricordava in quel momento il nome.La sacerdotessa portò la mano destra sul mento,stava riflettendo intensamente.
Avrebbe potuto andare,il viaggio sarebbe stato lungo ma ne sarebbe valsa la pena,sicuramente.E poi era scritta in un modo che nessuno avrebbe potuto rifiutare.Chi non avrebbe voluto essere il migliore e trionfare davanti alle Divinità?A lei personalmente non interessava molto il titolo di miglior saint,tuttavia fare una bella figura come rappresentante di Atena era per lei fonte di orgoglio.
La ragazza prese tutto il tempo necessario e passò le ore successive a meditare,e alla fine riuscì a decidere e scelse di partire.Il viaggio era lunghissimo ma ci sarebbe arrivata.Lasciò scritto dove si recava,di modo che se qualche autorità la cercasse,sapesse che al momento era irraggiungibile.


° ° ° ° ° ° °



Come previsto il viaggio fu tutt'altro che semplice,a volte le capitava di pensare che avrebbe dovuto continuare a camminare per sempre.Per fortuna si era messa in viaggio con discreto anticipo,non avrebbe certo voluto farsi notare per l'essere in ritardo.Si,avrebbe potuto anche usare mezzi più veloci per recarsi in quel posto,tuttavia c'era un motivo dietro a tutto ciò.Le serviva il tempo per riflettere e decidere come presentarsi davanti al mondo intero.Da tempo pensava che quella maschera le andasse troppo stretta,era troppo tempo che la indossava e si sentiva quasi una reclusa.Era vero quello che poco tempo prima aveva detto a Marcus,il cavaliere della Fornace,però ancora non aveva trovato il coraggio di posarla definitivamente.Quale occasione migliore se non adesso,di fronte a questi avversari nominati dagli Dei stessi?Avrebbe mostrato che non era una vergogna per lei essere una Saint e che non doveva temere proprio nessun pregiudizio.Lei non aveva la più pallida idea se per caso altri servi di Atena fossero presenti,tuttavia man mano che avanzava la sua convinzione si rafforzava.

"Che diamine..?"

Improvvisamente le era parso di scorgere una torre in lontananza,anche se proprio lontanissimo non era.Si meravigliò che in nessun manoscritto se ne facesse cenno,era certa di non averne sentito mai parlare e come era quindi possibile celare una tal costruzione?Ne ammirò le forme e si accorse che..Si,non sentiva più il proprio cosmo.Solo il vento scagliava contro la sabbia del posto tanto che la maschera al momento era una buona protezione.Continuò ad avanzare senza badare a nient'altro che a raggiungere quel misterioso edificio,forse era proprio li che sarebbe dovuta andare?Pareva di si.Quella cosa,a dispetto del luogo estremamante arcaico,sembrava perfettamente robusto.
Era il momento giusto,quello.Prima di avvicinarsi ulteriormente,avendo notato qualcuno,posò la mano sulla maschera.Esitò alcuni istanti e poi la levò lentamente.Era una stranissima sensazione quella di guardare il mondo senza passare per la maschera.Sicuramente molti si sarebbero straniti nel vedere lei,Silver Saint con la cloth del Loto addosso,girare senza una copertura per il volto.Ormai però era deciso,e non per uccidere nessuno,semplicemente per mostrarsi liberamente alle divinità senza vergogna.
Affascinata,si avvicinò per ascoltare cosa diceva quell'individuo.Chissà chi era,non l'aveva mai visto prima d'ora e non riusciva a classificarlo.Tuttavia la sua mistica figura aveva una presa molto forte su Violet che non si perse una parola,godendo finalmente la libertà di potersi mostrare.Quando ebbe concluso,anche lei sapeva che avrebbe proseguito.Vide quelle piume.Esitò.Contro a chi stava andando incontro?Che importava,appena varcata la soglia l'avrebbe scoperto.
Il passo,e poi finalmente eccola.



QUOTE
nota:Violet leva la maschera definitivamente,per scelta,senza più curarsi da ora di rispettare l'arcaica legge delle donne cavaliere^^lo dico in quanto scelta ponderata da tempo dalla pg


 
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smiley bone
view post Posted on 18/9/2009, 19:28




Il monotono ambiente glaciale stava iniziando ad annoiare mortalmente Tony,che comunque aveva passato gran parte della sua vita in una metropoli statunitense. Passeggiava da solo,tenendo le mani nella calda pelliccia di orso,nella foresta perennemente innevata. Come sempre i suoi piedi sprofondavano in quello strato di neve spesso più di un metro e mezzo,ed ogni volta doveva tirare fuori le gambe da quelle buche cilindriche e tentare un nuovo passo. Ad interrompere il silenzio di quei luoghi,solo il rumore dei suoi passi,le sue imprecazioni,il fruscio del vento,il gracchiare di qualche corvo e le sue imprecazioni. Già detto? Beh,evidentemente rompeva quella monotonia per due,monotonia a dire il vero interrotta da non poche cose. Ma ormai era da talmente tanto tempo che si era abituato a stare in quei luoghi che anche quelle cose gli sembravano monotone. Alzò la testa per vedere se il corvo che stava gracchiando stesse volando o si trovasse nascosto tra i rami di qualche abete. Fu fortunato. Stava volteggiando proprio sopra di lui. Evidentemente la fortuna era girata. Un corvo che ti volteggia sulla testa non è certo un buon presagio. Poi accadde qualcosa che finalmente ruppe la monotonia,ma che ruppe anche qualcos'altro,la pazienza del cavaliere nordico. Quell'uccellaccio nero aveva fatto i suoi bisogni proprio sopra l'Asgardiano ed ora una maccholina biancastra adornava la sua spalla sinistra,a mo di medaglia. Non ci pensò due volte. La rabbia era troppa ed in qualche modo l'avrebbe dovuta sfogare. Allungò il dito indice destro e scagliò un raggio cosmico contro il volatile,con ovvi risultati. Cosa strana,però,oltre a brandelli del suo corpo e a diverse penne cadde dal celo anche una lettera bianca,con dello spago vicino. Un corvo viaggiatore?Mai sentito parlarne. Certo era che quel giorno non si prefissava affatto monotono,aveva fatto male i conti. La prima cosa che,però,si chiese era come mai quella lettera non si fosse fatta niente. Era sana,integra,nemmeno sporca. La prese dalla neve e sentì un brivido al solo toccarla,e non era la neve gelida,a quella c'era abituato. Fu una sensazione strana,ma facilmente identificabile. La missiva era avvolta in uno strato di cosmo. Sfilò il pezzo di spago spezzato e ruppe il siggilo in ceralacca che teneva chiusa la lettera.

° Sembrerebbe l'invito ad un matrimonio,chi altri metterebbe la ceralacca su una lettera?Evidentemente si sposa qualche cavaliere.. °

Sfilò dalla busta la lettera vera e propria ed iniziò a leggerla. In posizione incipitale v'era il suo nome,Anthony Stark. Allora era veramente un invito! Riprese a leggere mutando radicalmente espressione.

CITAZIONE
Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto. Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una. Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti. In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!

Peccato,non si sposa nessuno..sempre le solite lotte,mamma mia..i matrimoni sono sempre più divertenti e poi si mangia!A maggior ragione che c'entrano degli dei,quando si sposarono Peleo e Teti scoppiò una guerra in Asia Minore,ahahaah!!

Guardò con più attenzione la busta e vide un altro foglio,piegato. Era una mappa,con tanto di X per indicare il punto di arrivo. Arse il suo cosmo e si girò. Iniziò a correre al massimo della velocità da lui raggiungibile per arrivare nuovamente in città. Adesso non c'era nessun problema tra lui e la neve,i suoi piedi non affondavano più ed anzi,gli sembrava di correre nell'aria. Nel piccolo paesino dove viveva,avvisò della sua partenza la famiglia di taglialegna che lo ospitava,poi si recò al tempio di Odino. La statua del dio norreno troneggiava nel palazzo in pietra e i passi metallici del cavaliere,che aveva indossato velocemente la sua God Robe,riecheggiavano nello stanzone.

Mio buon dio,sono venuto ad avvisarla di una cosa che certamente lei già saprà. Devo recarmi in una terra lontana per mostrare la mia fede,il mio coraggio e diventare il primo tra i combattenti,o almeno così dice questa lettera che mi è stata recapitata-e la mostrò alla statua alzando il braccio destro,sapendo che in quell'opera artistica risiedeva lo spirito della divinità.-Con il suo permesso,io vado.

Si girò ed uscì dal palazzo. Ora gli sarebbe toccato un bel viaggio per raggiungere l'Iraq. E certamente non poteva prendere un aereo per arrivarci,chi li aveva i soldi? Perchè nessuno aveva mai pensato di dare uno stipendio ai cavalieri degli dei? Inoltre Odino aveva la fama di essere alquanto tirchio. Come al solito avrebbe scroccato qualche passaggio e per la maggior parte del viaggio sarebbe andato a piedi. A occhio e croce ci avrebbe impiegato poco meno di una settimana. Certo che aveva avuto proprio fortuna. La sua vita era destinata ad essere segnata dalla monotonia e dalle ripetizioni,quei "corsi e ricorsi storici" come aveva detto qualcuno di cui aveva letto qualche mese prima.Era stato per lungo tempo un soldato e poi? Poi era diventato un guerriero divino. Aveva da non molto tempo terminato un'aspra guerra contro gli angeli del sommo dio ellenico,Zeus,ed ora doveva recarsi in uno stato mediorientale dove fino a non molti anni prima era imperversata un'aspra guerra con degli estremisti religiosi ed un dittatore,o forse per il controllo del petrolio,chi lo sa?!? Ognuno la pensa in un modo,ma alla storia resterà la versione ufficiale e al povero mortale Anthony Stark non resta che chinare il capo. Iniziò,quindi,a macinare chilometri su chilometri avvicinandosi sempre più all'obiettivo e scoprendo sempre cose nuove. Era strabiliante cosa si potesse trovare nella stiva di una nave cargo o come in certi paesini sperduti vi siano ancora persone con volti e vestiti di una volta(molti anziani con vestiti realmente di una volta,che avevano visto il passaggio sia dei garibaldini che dei tedeschi). Dopo più di un giorno di cammino nel deserto si imbattè in una carovano di cammellieri o come sarebbe più opportuno chiamarli,dromedarieri. Si avvicinò ad uno di quei mercanti del deserto e cercando di ripetere qualche parola araba letta o ascoltata nelle occasioni più disparate,il tutto accompagnato da gesti mimici unici nel loro genere,fece miracolosamente capire di voler raggiungere una città,o per lo meno una strada asfaltata. Abbandonare un deserto di neve per uno di sabbia non certo il massimo. Il touareg arabo gli fece segno di andare verso destra. Raggiunse,così,una strada asfaltata in cui a stento sarebbero passate due macchine ed iniziò a seguire il suo tracciato,facendo sempre riferimento alla mappa che aveva con sè. Cambiando latitudini aveva dismesso la pesante pelliccia d'orso per utilizzare un pratico turbante bianco ed una leggera tunica di seta. Anche in questo deserto,dove nessun monte avrebbe potuto arrestare la corsa dei servi di Eolo,i venti sferzavano forti e gettavano una miriade di granelli di sabbia negli occhi.Camminava,così,tenendo il braccio destro davanti la faccia e la testa leggermente inclinata verso il basso. Guardava avanti solo di rado e attraverso uno spiraglio tra l'anulare e il dito medio della mano destra che aveva innanzi al volto. Continuò a camminare senza una meta precisa per diverse ore ed ormai stava iniziando a non sentire più le gambe e perdere litri di liquidi per l'immenso calore.Di certo l'avere indosso l'armatura non aiutava,ma riporla nello scrigno e portarla sulle spalle gli avrebbe fatto fare solo fatica ed avrebbe sudato lo stesso.

° Devo andare a circa 100 Km da Al Hillah..ma questi dei devono essere davvero idioti,e che un fulmine mi prenda se sto dicendo il falso..che si pensano che sono un navigatore satellitare umano? Come li faccio a calcolare i 100 km? °

BONG. Un suono sordo e un grande dolore alla testa e sangue dal naso. Urlò per il dolore e si levò il sangue con la mano destra per poi sputare un grumo di sangue e saliva sulla sabbia arida. Alzò lo sguardo ed allungò una mano. Toccò qualcosa di piatto,liscio in alcuni punti e ruvido in altri per via della sabbia che vi si era depositata. Cercò di leggere per quanto gli fosse possibile. Era un cartello. Forse camminare lungo una strada aveva dato i suoi frutti.

Per Al Hillah..100 km!!! Porca troia! 'Sti dei so davvero forti,avevano previsto tutto..però non mi ha colpito nessun fulmine il che vuol dire che o queste espressioni sono una grande scemenza e gli dei non se ne fregano nulla di noi e non ci ascoltano per tutto il tempo,o sono davvero idioti,ahahah!! In fondo Zeus...a farsi sgamare tutte quelle volte da Giunone..ci sono tanti Motel in giro,perchè assumere sempre forme di animali? Bah,evidentemente anche le sue donne avevano gusti strani per essere d'accordo e fare cose del genere..

Rise un pò,per poi continuare a camminare toccandosi spesso il naso livido e gonfio. Il vento soffiava sempre impietoso,rigando la distesa di sabbia. Ben prestò calò la notte ed il gelido freddo a cui era abituato Tony fece la sua comparsa. L'escursione termica tra giorno e notte,nei deserti,si faceva sentire. Si tenne stretto stretto il suo vestito,tirandolo con le mani e si stese su una duna di sabbia. Probabilmente non avrebbe affatto dormito. Aveva lo stupido terrore di essere sepolto dalla sabbia e di restare beatamente addormentato,morendo. Anche se era un modo per sperimentare come avesse fatto Obi-Wan in uno strano fumetto che aveva letto,ad uscire da sotto la sabbia per affrontare un redivivo Darth Maul. Mise da parte i propositi dementi e chiuse gli occhi,pensando solo a riposarsi. L'indomani avrebbe ricominciato il cammino. Periodicamente il vento realmente lo ricopriva parzialmente di sabbia,ma bastava girarsi sull'altro lato per far ricongiungere i granelli ai loro miliardi di simili. Con non poc
hi fastidi,la nottata giunse al termine. Si era riposato,si;ma erano due giorni che non dormiva e non si sentiva per niente più pimpante. Anzi,aveva due occhiaie enormi. Si guardò intorno e non riuscì a scorgere nè la strada,nè nessun altro punto di riferimento. La notte aveva ricoperto tutto. Ma che razza di gente era quella che costruiva una strada asfaltata in mezzo al deserto? Va bene che si era relativamente vicini ad una città,ma di certo non era una scelta saggia. Cercò di orientarsi col sole per riprendere il cammino del giorno precedente. Ovviamente aveva scordato la bussola e la mappa che aveva con sè non l'avrebbe aiutato più di tanto in un deserto. Decise,quindi,di continuare a camminare e di iniziare a pregare Odino. Il viaggio era voluto dagli dei che avevano chiesto espressamente la sua presenza. Forse sarebbero stati loro a farlo andare involontariamente sul giusto cammino,indirizzandolo verso l'obiettivo primario. Continuava a camminare senza mai fermarsi. Era mattino presto e non c'era un alito di vento. Vi era ancora un pò del fresco della notte,ma il caldo torrido stava iniziando a farsi strada,e a spallate. D'un tratto gli sembrò che un macigno gli stesse cadendo addosso. Aveva un peso enorme sulle spalle e non riusciva a respire,sentiva che la gabbia toracica subiva una pressione fuori dal normale. Per citare nuovamente Star Wars si sentiva come quando Mace Windu stritolava con la Forza la gabbia toracica metallica del Generale Grievous. Il suo desiderio di aria lo spinse ad allargare di scatto le braccia con tutta la forza che aveva in corpo. Di scatto tutti i pezzi della sua armatura si staccarono dal corpo,come se avessero avuto un'indicazione dal proprio possessore. Si riunirono a formare il segno dell'armatura,sulla sabbia. Riprese a respirare affannosamente e con un gesto totalmente stereotipato si toccò con le mani prima la faccia,poi il torace e poi lo stomaco. Era tutto intero. Un'altra cosa era certa,se non riusciva più a reggere il peso dell'armatura voleva dire che non riusciva più ad utilizzare il cosmo. Probabile misura precauzionale degli dei. Anche nell'esercito si facevano cose simili. Non si scompose più del dovuto ed iniziò a indossare pezzo per pezzo,nuovamente,la sua God Robe. Ce l'avrebbe fatta anche a portarla senza cosmo,anche se sarebbe stato notevolmente più difficile. Prima aveva avuto problemi perchè improvvisamente non era più riuscito a controllare la sua forza delle stelle,il cambio era stato troppo repentino,come se avesse oltrepassato una linea di confine. Adesso,invece,sapeva di dover portare qualcosa di molto pesante e preparato fisicamente e psicologicamente,si rivestì e continuò a camminare. D'un tratto iniziò a vedere qualcosa di enorme di fronte a sè,molto lontana. Era una struttura cilindrica decisamente altissima. Sembrava una torre. Iniziò ad accellerare il passo,per quanto gli fosse possibile,spinto dal desiderio di vedere da vicino la costruzione. La sabbia spesso lo faceva affondare con i piedi,come la neve,o scivolare. Decise di sfruttare le dune per stendersi e scendere in caduta libera,scivolando lungo il pendio dell'altura di sabbia. In questo modo avrebbe risparmiato fatica e tempo. Se qualcuno l'avesse visto l'avrebbe sicuramente scambiato per un idiota,o un bambino,o entrambe. Quando giunse ad una distanza decisamente minore,si rese conto che dalla torre enorme partivano delle altrettanto grandi catene che sorreggevano la struttura e finivano nelle profondità della sabbia. Si chiese se vi fossero stati altri piani,poi ricoperti dalla sabbia. Alzò gli occhi e vide che v'era anche un'altra persona. Era avvolta in un manto color della sabbia e sembrava un uomo. Dal basso non riusciva a veder bene ma sembrava avere i capelli rossi,ed anche delle ali. La risposta era ovvia. Si,era un angelo. Un adepto di Zeus,come quelli che aveva combattuto affianco degli specter. Preso dall'ira nel rivedere un appartenente alla casta di guerrieri che avevano mietuto diverse vittime del suo plotone di soldati,saltò con tutta la forza che aveva in corpo,urlando ed allungando un braccio col pugno chiuso,come per voler colpire l'essere. Ovviamente non riuscì a raggiungere una tale altezza,cadendo ridicolmente sulla sabbia morbida. L'essere iniziò a parlare.

CITAZIONE
“Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti…un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo…”

° Non sembra essere un fottuto bastardo di Zeus..è abbastanza tranquillo..potrebbe essere una angelo buono,o forse quelle sono ali di un'armatura che non si riesce a vedere..bah,che me ne importa. Iniziamo gli scontri! °

Il tempo di alzare gli occhi per rispondere con un semplice "Ok!" e l'angelo era sparito,in un lampo. Senza preoccuparsene troppo varcò una delle soglie dell'enorme torre,uno degli archi. Provò a far ardere il suo cosmo,come per prepararsi ad un imminente scontro,ma non vi riuscì. Anche lì non poteva usare il cosmo. Che volessero far combattere i guerrieri corpo a corpo come persone normali? In fondo comunque avevano una forza fisica fuori dal comune,ma allora perchè invitare proprio dei guerrieri divini? Rinviò quei pensieri e si preoccupò solo di raggiungere l'eventuale arena. Lì avrebbe avuto tutte le risposte del caso.
 
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Aioros
view post Posted on 18/9/2009, 20:32




~ Cina – Località Sconosciuta ~

La Cina, un posto stupendo ma al contempo misterioso, culla di tutte le arti marziali esistenti nel mondo e luogo ove si riuniscono i più forti e valenti guerrieri del mondo per continuare l’apprendistato nei templi ai fini d’affinare la propria tecnica ed il proprio pugno. Aioros, però, non è tra di questi visto che ormai combattere contro un qualsivoglia uomo non gli dà più le soddisfazioni d’una volta: in poche parole, ne risentirebbe il suo spirito marziale dovendo, di fatto, limitarsi nel combattere e questo è male per un guerriero poiché sarebbe un grave affronto ed una mancanza di rispetto nei confronti dell’avversario che si ha dinanzi.
Poco male, Aioros si divertiva ad osservare i vari combattimenti che avvenivano tranquillamente in strada, almeno finché le autorità non fossero intervenute ovviamente, come fosse questa il centro d’una bisca clandestina. In Cina, infatti, non era difficile trovare gente combattere poiché non pochi erano i maestri nelle arti marziali, il cui unico scopo è quello di sentenziare quale disciplina, tra le loro, fosse la più forte e dunque meritevole d’essere perpetrata. Non bisogna poi dimenticare i combattenti erranti, coloro che girano in lungo ed in largo il paese al fine di trovare qualcuno capace di batterli.
A vederne, sul volto del Generale, si veniva a disegnare un ampio sorriso: quello sarebbe stato il suo futuro se non avesse intrapreso la strada del Cavaliere e, ad esser sinceri, la cosa non gli sarebbe dispiaciuta affatto.
Però, per sfortuna del ragazzo, la voce della sua forza s’era cominciata ad espandersi in lungo ed in largo per quelle terre lasciando così questi allo scoperto a varie ed eventuali sfide, tutte abbandonate con un’unica e secca risposta: no!
Non che non volesse combattere, anzi, la cosa lo allettava sicuramente ma non contro avversari normali, ma quel giorno lo sfidante di turno l’aveva combinata proprio grossa: aveva mancato di rispetto alla sua famiglia! Non che la conoscesse, per carità, ma il solo fatto d’aver aperto la bocca a vanvera contro un qualche cosa d’astratto quali le sue origini, lo facevano parecchio infuriare.
Lo Scrigno venne posato per terra con foga, lasciando che il corpo assumesse la posizione di guardia propria dello stile che il Generale da sempre utilizzava negli scontri. La mano destra venne alzata e le dita ritratte a sé, per invitare il proprio avversario a fare la prima mossa.

Ti attendo, pallone gonfiato!” Quest’ultima frase fece infuriare ancor di più il contendente e questo non poté che far piacere al Generale: un avversario infuriato era di gran lunga più facile da abbattere. Non che fosse difficile, ma almeno avrebbe fatto ancora prima di cominciare.
Com’era prevedibile, l’incauto guerriero, s’avventò senza neppure cercare di nascondere la propria offensiva, lasciando che Aioros si rendesse conto di quale fosse la sua intenzione dal solo movimento del corpo: il povero disgraziato, per il ragazzo, si muoveva al rallentatore!
Vi era però qualche cosa di strano in quell’individuo e, seppur gli avesse fatto perdere la pazienza con un insulto gratuito, decise di fare affidamento al suo istinto e concentrarsi ancor di più sul tizio. Quel che scaturì dall’acuta osservazione non fu nient’altro che constatare che avesse dinanzi un uomo, ma i suoi sensi lo misero in guardia riguardo ad uno strano cosmo che lo permeava, di cui però non riusciva a distinguere apertamente la sfumatura.
Poco male, non era la prima volta che affrontava un uomo dotato di cosmo, seppur inconsapevole e dunque cercò di dimenticare quanto asserito prima dal tizio e cercò di considerarlo un avversario degno della sua attenzione: se non altro avrebbe mantenuto quella che era una consuetudine tra i vari maestri.
Indi stette fermo attendendo semplicemente il sopraggiungere del suo avversario che non mancò di tentare di colpirlo al volto con un colpo che pareva misto al cosmo. Gli bastò semplicemente schivare il colpo, spostando la testa lateralmente ed abbassandosi di colpo, caricando di cosmo il pugno destro.
Un sorriso fugace comparve sul volto di Aioros, ed un altrettanto sorriso comparve sul volto dello strano individuo prima e durante il colpo: ironia della sorte lo sfidante svanì in un fantastico gioco di luci e di ombre lasciando nel pugno del Generale una lettera impregnata d’un cosmo assai raro e mai percepito prima di quel momento. La missiva, dalla fattura assai fine, aveva sul retro chiaramente indicato, con una calligrafia assai fine, tale dicitura:

«Aioros, Generale di Nettuno»

Null’altro vera, se non tale scritta ad asserire ch’egli fosse il destinatario d’una missiva a lui sconosciuta. Davanti, invece, proprio sull’apertura della lettera v’era un sigillo in ceralacca d’un rosso sgargiante al cui centro v’era, stilizzato, a mo di stemma un’ala piumata. Curioso aprì con velocità la lettera a lui indirizzata e ne uscì fuori un altro foglio di carta, sul quale v’era una calligrafia identica a quella che aveva trovato sulla busta della lettera, ma il messaggio non era propriamente chiaro, quanto più ermetico nei suoi contenuti.

«Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto. Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una. Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti. In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!»

Tze, il Fato! Non posso certo dire che la mia vita non sia stata accompagnata per buona parte da esso, ma non lascerò che esso guidi ancora i miei passi! Non combatterò per gli dei, ma combatterò per dimostrare che il destino m’appartiene!” Una sfida, su di una sfida poiché questo traspariva dalla missiva misteriosa e di certo non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di mettersi alla prova. Infine scivolò fuori dalla busta anche una mappa che s’aprì da sola poco prima di toccare il terreno lasciando intravedere una «X», su di un punto non meglio identificato – almeno dall’alto. S’abbassò e la raccolse con delicatezza, conscio che quella mappa avesse una importanza assai grande ai fini della sfida e la guardò, dapprima con uno sguardo basito – infatti non era molto istruito in tal senso – per poi guardarla con più cura, sino a riuscire a leggere ed a distinguere il nome d’un paese: l’Iraq. In particolare, la «X» si trovava su di un deserto e, dalla mappa, tale deserto non sembrava troppo distante dalla città di Al Hillah, ma solo dopo avrebbe scoperto che tra la città sopracitata e il punto vi erano più o meno cento [100] km…


~ Il Viaggio del Destino ~

Ormai erano già passati tre giorni interi di viaggio, da quando aveva ricevuto quella strana missiva contenente quello strano invito ad un gioco del destino. Parlando di Aioros, viveva la cosa in modo assai passivo, in modo molto distaccato mostrando una sguardo perso, mentre il vento carezzava il suo volto ed i suoi capelli aurei.
Il Camion continuava il suo cammino, e di tanto in tanto il conducente cercava di persuadere il suo atipico compagno di viaggio a parlare ma, aimè, il tutto fu vano. Qualche sbuffo qua e la, ma purtroppo la sua mente era altrove a pensare a chissà che cosa. Nessuno avrebbe potuto parlargli in quel momento, forse neanche Violet o il suo maestro: qualche cosa aveva cominciato il suo infausto corso nel suo animo, un senso di vuoto e di insicurezza che pensava d’aver abbandonato tempo addietro.
Solo quando giunse nella città di Al Hillah, qualche cosa si smosse nel suo animo sbloccandolo da quello che sembrava essere un arcano sortilegio, mentre con un sorriso salutò il gentile camionista.

La ringrazio e le chiedo scusa per il disturbo che le ho arrecato…” Alzò il braccio in segno di saluto e s’allontanò dal Camion calpestando il suolo cittadino nella ricerca di qualche cosa.
Ancora una volta, però, il destino o il Fato che dir si voglia vi mise lo zampino ed il Generale trovò sulla propria un dromedario bardato per il viaggio e dei manti, vecchi, da indossare per il viaggio. Utilizzò parte dei manti per coprire lo Scrigno, per poi coprire la sua persona con il manto sino a sembrare un perfetto tuareg, visto che di visibile al momento v’erano solamente i suoi occhi azzurri e forse qualche ciocca di capelli. Montò in sella al dromedario, che venne spronato come fosse un cavallo. La destinazione era semplice: arrivare alla «X».



Vento e sabbia, nient’altro v’era sulla sua strada tanto che ormai cominciava a perder la speranza di giungere a destinazione, temendo di fatto per la sua incolumità in quel deserto infuocato.
Il sole, cocente, batteva ormai da più o meno quattro o al massimo cinque ore e, dopo aver sostato in un’oasi per rinfrescarsi un poco, si rimise in viaggio: non prima però d’aver messo qualche cosa nello stomaco, consistente in della carne secca che aveva trovato in una delle sacche poste sul dromedario.
Qualche chilometro più lontano, finalmente una costruzione è ben visibile all’orizzonte talmente alta da ferire il cielo nelle sue nuvole bianche e candide tanto da non riuscire a vederne la fine. Aioros spronò ancor di più il dromedario affinché questo si muovesse ancor più velocemente e, più il dromedario correva, più la costruzione si faceva imponente però, purtroppo, i guai non sembravano voler abbandonare il giovane! Infatti, giunto in prossimità della Torre, a circa dieci [10] km da essa, si sentì di colpo pesante tanto che subito scese dal dromedario, finendo quasi schiacciato al terreno.
Lo Scrigno era diventato dannatamente pesante e, il non esserne conscio lo aveva fatto cadere al suolo come un salame.
Tentò di richiamare il cosmo, ma purtroppo non vi riuscì!

Che diamine succede?! Che storia è questa?! Il mio cosmo, perché non ci riesco più?” Non riusciva a richiamarlo, non riusciva a ristabilire il patto con le stelle e dunque ciò era un problema in vista del successivo combattimento. Furibondo, batté i pugni nella sabbia, ottenendo null’altro che un piccolo polverone, come se non fosse già stata alzata abbastanza sabbia dalle raffiche di vento che imperversavano in quel luogo.
Calmati i bollori s’alzò in piedi facendo ricorso alla semplice forza fisica, cercando al contempo di trovare un malsano equilibrio, poiché infatti non era molto agevole portare dei pesi stando su di un terreno instabile come quello sabbioso.
Diede, inoltre, una pacca al dromedario. “Bé, la tua avventura finisce qui amico: va e torna al paese…” Un sorriso forzato, ma pur sempre un sorriso fu quello con il quale l’animale venne rimandato indietro.
Il dromedario, seppur riluttante all’idea, riprese la strada del ritorno svanendo pian piano in un vortice di sabbia: anch’esso non era nient’altro che un mezzo, così come il tizio che aveva incontrato in Cina.
Ed ora a noi due Fato!” Ormai deciso, ma appesantito, Aioros s’avviò verso l’imponente costruzione, la cui vicinanza consentì al Generale di mirarne la pregevole fattura. La struttura principale è composta da più livelli ad archi, d’un colore scuro, il marrone per esser precisi. Come costruzione sembra essere stabile, molto stabile visto il materiale di cui era composta.
Però, vi era da dire, che era una visione stupenda da non addossare alla mano dell’uomo, visto che l’opera pareva esser perfetta!
Comunque sia, su di uno degli anelli delle catene, a circa cento metri d’altezza, Aioros intravede qualche cosa, una figura indistinta a prima vista, ma guardando meglio sembra trattarsi d’una figura umana.
Una ciocca dal colore scarlatto riuscì a distinguere il Generale, ponendo una mano a protezione degli occhi, ma null’altro è possibile mirare al momento visto che la figura pare essere coperta da un panno color sabbia, che rendeva ancora più impervia la veduta. Ancora, delle piume dallo stupendo color verde sino a raggiungere sfumature di cobalto si vedono proprio sopra il manto, ma a lasciar sgomento il ragazzo furono le grandi ed ampie ali, dalla trasparenza stupenda simili ad un vetro finemente lavorato, poste dietro la schiena della figura.

Un Angelo!

Pensò Aioros nel guardarlo, ma la sua attenzione venne catturata da una voce, la voce della figura misteriosa che pare aprirgli il cuore tanto è limpida e chiara, come se gli stesse parlando dalla distanza d’un palmo dal naso.

«Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti…un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo…»

E poi svanì, senza dire nemmeno il suo nome e lasciando alcune delle stupende piume che adornavano il suo manto.

Angelo, messaggero…sappi che io combatterò per soddisfare il mio ego e ritrovare la mia identità perduta nel tempo! Il combattimento è la mia vita e da ciò dipende il mio spirito: io accetto di partecipare alla sfida!” Inveì contro il vento, visto che non c’era nessuno ad ascoltarlo e, bardato com’era con i vari manti, oltrepassò uno degli ingressi che il messaggero gli aveva indicato: l’avventura era cominciata!

 
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Necro Kain
view post Posted on 19/9/2009, 11:43




-Iraq-

-Pressi dell'Eufrate-


Tra la fitta foresta riecheggia un urlo, che sembra provenire dall'alto.

"Raigechi!!!!"

:Flashhhh:

"Grhooooowlinghhhhhh!!!"


Un urlo atroce di una bestia gigantesca, dal cielo cade tra i rami della fitta foresta una gigantesca figura carbonizzata, quella che sembra un enorme serpente alato dalle sembianze più simili ad un drago, rimasto infilzato qua e là da più rami e tronchi di alberi, sarà almeno 50 metri un enorme bestia, un drago reale, ma chi mai avrebbe potuto abbattere un simile essere e ridurlo cosi.
Una figura discendeva dal cielo atterrando comodamente al suolo nonostante l'enorme altezza da cui discendeva, la sagoma e la tipica cloth di un santo di Atena, egli si svestì delle sue sacri vestigia, come se il suo compito li fosse finito, la cloth assunse la forma di un cavallo prima di riporsi nel pandora's box , l'unicorno il giovane Kain dell'unicorno, egli sembrava soddisfatto del suo operato, ci aveva messo meno tempo di quanto il grande tempio di Atene gli avesse ordinato e calcolato.

"Bene anche questa è fatta, spero di avere almeno un buon periodo di pace anch'io!
Questo drago era veramente terribile povera gente, era ovvio che le armi convenzionali non avessero effetto su di lui, bè poco importa di sicuro il grande tempio avrà riscosso parecchio."


° Finalmente si riparte per Atene, già immagino il nobile Shiar di sicuro se la starà spassando.°

"Uffffff, perchè nonostante il mio valore mandano sempre a noi bronzini a risolvere le seccature, bè prima o poi avrò anch'io una cloth scintillante d'oro potrei anche ricavarci dei profitti e diventare anch'io ricco hahahahahaha!"

Si rimise in partenza, correndo a una buona velocità circa mach 100, per non sprecare energie inutilmente, ma il suo stomaco era provato, non mangiava da circa mezza giornata per dare la caccia a quel drago, si fermò ad una baracca isolata dalla città ove si preparava del cibo.

°Bè non sarà un granchè ma di sicuro è meglio di restare a stomaco vuoto.°

"Giorno,vorrei del cibo qualunque cosa va bene."
Il vecchietto gli fece un pacchetto con delle palline infilzate da uno stuzzica dente, Kain lo pagò dicendo di tenere il resto, si sedette su una panchina vicina li fuori a guardare il tempo, mentre mangiava.

°Bò, e questi sarebbero degli spiedini? mhà proviamo, mmmm non male manca un pò di pepe, cavolo oggi il tempo è davvero sereno, minchia qui fa un caldo boia si stava meglio nella foresta, non vivrei mai in un posto del genere, la terra è arida e fa un caldo esuberante, senza contare tutte le guerre che ogni giorno qui si combattono.°

:Gnam,gnam,gnam,craft,craft.:


"Bene ripartiamo."

In pochi minuti aveva spolverato tutto, si stava per rialzare afferrando il suo pandora's box, quando una strana sensazione lo bloccò, il suo sguardo divenne serio e i muscoli tesi, uno strano cosmo si sentiva nei dintorni, spropositato, enorme puro e nello stesso cosmo si riconosceva la mera potenza.

"Cos-cosa, diavolo può scatenare un cosmo così!! sarà il cosmo di un dio!?"

Una lettera gli cadde davanti agli occhi prima che toccasse terra Kain la raccolse come se attirato da quella lettera, uno strano marchio, quel cosmo deriva da quella lettera.

"Cosmo, chi può aver lasciato tale impronta su questa lettera, qui si preannuncia qualcosa di anormale, forse qualcosa che muterà per l'ennesima volta l'equilibrio della terra."


Aprì la lettera, i suoi occhi scorrevano veloci quelle frasi scritte da una calligrafia perfetta, alzando lo sguardo verso il cielo ed esclamando tali parole.

"Che Atena mi guidi per l'ennesima volta."

Guardò meglio ed usci una specie di carta geografica dov'era indicato il posto dove egli doveva recarsi, ditava poco da dov' era, egli decise di fare una piccola deviazione di rotta, si recò verso il punto X,
egli sentiva altri cosmi arrivare verso quella direzione, tra cui anche il suo nobile maestro.

°Cosa ma questo è il cosmo del nobile Shiar e questo di Markus della fornace, cosa avrà potuto mai scomodare quei due.... questo significa che è qualcosa di serio.°

" E va bene vuol dire che andrò la massimo a dare un occhiata per essere da supporto."

Intanto si percepivano altri cosmi che si stavano dirigendo verso quel posto, egli era ad una velocità di 100 mach arrivò verso il punto in pochi istanti, giusto il tempo di capire ce a un certo punto tutti i cosmi in avvicinamento a quel posto si erano spenti, anche quello del suo maestro, cosa sarebbe potuto mai accadere, arrivato a pochi kilometri il cosmo da egli sembrava scomparire, giusto il tempo per non sfracellarsi tra la sabbia del deserto per l'elevata velocità da lui intrapresa, lo scrigno sulle sue spalle si era appesantito anche in lui il cosmo aveva smesso di bruciare, un strana sensazione lo pervadeva, forse uno stato di insicurezza, egli era certo che più in là avrebbe trovato anche il resto.

"Che strano forse c'è qualche misteriosa forza che ci sottrae o ci sigilla il cosmo, bè non ci resta che andare avanti a scoprire tutto ciò."

Tra le folate violente cariche di sabbia si faceva sempre più vicino al punto X, quando ai suoi occhi anche se alla scarsa visibilità causata dalle folate cariche di sabbia desertica, un enorme torre si scagliava immensa, sembrava addirittura squarciare il cielo.

"Com'è possibile una costruzione del genere, di sicuro non è di umana opera, avrà una fine questa torre incredibile è immensa si perde tra le nubi.!"

D'un tratto la voce di un uomo che nonostante il vento riecheggiava perfetta nell'ambiente circostante, ogni singola parola si udiva con una limpidità divina, avvicinandosi di più alla torre sembravache la voce provenisse da una figura angelica posta a circa 100 metri di altezza.

"Solo 16 posti è!!"

Le sue piume caddero al suolo, trasparenti come il vetro, ma comunque avevano una delineazione, una beltà da vedersi mentre cadevano dal cielo, Kain si diresse verso uno degli archi che si paravano alla base della torre poichè così aveva indicato qull'individuo, con sempre riposta in se la sua fede per Atena, forse avrebbe soddisfatto anche il suo credo guerriero una volta per sempre.

°Cosa avrà mai voluto dire con quelle parole è forse una prova divina?! se ci sarà da combatter io non mi tirerò indietro il nobile Shiar così mi ha insegnato e non ho mai esitato fin'ora.°


CITAZIONE
Narrato
"parlato
°pensato
:rumori

 
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melk8
view post Posted on 19/9/2009, 12:20




SPOILER (click to view)
Parlato
Pensato


Era da poco spuntata l’alba, ma il sole era nascosto da nuvole nere come la pece che scaricavano la loro potenza e allungavano il regno della notte. Nel bel mezzo della tormenta, Hankass, si trovava con gli occhi chiusi e le asce ben strette in mano.

Non si vede oltre il metro di distanza, se lancio le asce c’è il rischio che la tormenta devi la traiettoria.

Richiamò il cosmo nelle asce, apri gli occhi e un ghigno spuntò sul suo viso

Oggi è una giornata perfetta per allenarsi.

E lanciò le sue possenti asce verso davanti a se. Le asce generarono una piccola corrente d’aria che le circondo, impedendo così alla tempesta di deviarle.
Hankass chiuse gli occhi e si concentrò sul cosmo che emanavano le asce.

Eccole, l’ho trovate. Stanno virando per tornar…

All’improvviso comparve un altro cosmo che dalla stessa direzione delle asce si avvicinò ad alta velocità verso Hankass. Il warrior aprì gli occhi e con un gesto istintivo raccolse la fonte del cosmo che oramai stava a pochi centimetri da lui.

Lo stupore fu così grande che Hankass inizio a parlare da solo.

Ma è una lettera… È la lettera che emana cosmo! Com’è possibile? E poi di questa potenza.

Iniziò a guardarla attentamente e notò che c’era un sigillo rosso con sopra il simbolo d’un ala e che con grafia impeccabile c’era scritto il suo nome.

Guardo il cielo e parlando verso di esso:

Non è che me la mandi Tu? In ogni caso è il caso che la apra a casa.

Raccolse le asce e corse immediatamente a casa.
Arrivato a casa poso le asce e corse nello studio e apri la lettera ed incominciò a leggere

CITAZIONE
Cavaliere credi tu nel Fato? La potenza che sottomette persino i potenti Dei, ciò che da sempre esiste e che non può esser distrutto.

Haaa! Non sono gli Dei a decidere tutto, ma anche loro sono sottomessi a qualcuno.


CITAZIONE
[color=black]Ad esso le misericordiose Divinità hanno affidato il compito di consegnare le loro missive, ed a te ne è giunta una.

Quindi i miei sospetti erano fondati, centra Odino.

CITAZIONE
Lode a te, poiché quella forza ti ha prescelto per partecipare ad una gloriosa impresa! Mostrare la tua fede, la tua forza, il tuo coraggio per divenire il primo tra i combattenti.

Anche se io la mia forza, il mio coraggio e la mia fede in Odino la mostro tutti i giorni. Ma se Odino vuole un ulteriore prova Io gliela darò.

CITAZIONE
In un luogo ti riunirai agli altri, lì dove un tempo gli uomini erano un solo popolo, lì affronterai la tua prova!

Hankass rilesse un'altra volta la lettera visto che non era menzionato il luogo dell’incontro, poi guardo meglio la busta e li trovò un altro foglio. Il foglio era una cartina geografica con una X sopra. Il warrior indico la X

Ecco, questo è il punto dell’incontro. Devo andare in Iraq vicino ad Al Hillah. Sara un bel viaggetto.

Aprì il cassetto della scrivania e prese il navigatore e lo impostò per il viaggio.

Per fortuna ieri avevo preparato la jeep.

E fu così che Hankass preparò la valigia, prese lo scrigno con l'armatura e le asce e partì per la sua meta.

Il cielo era rosso fuoco e solo uno spicchio di Sole era visibile, ed Hankass dopo una settimana di viaggio aveva appena raggiunto Al Hillah. Decise di prendere una stanza d’albergo per passare la notte.

Il cavaliere d’Odino si sveglio la mattina presto e si diresse nel luogo dell’incontro. Il paesaggio era monotono, una infinita distesa di sabbia. All’improvviso il paesaggio cambiò; davanti a Hankass comparve una torre. La torre era mastodontica, la cima era così alta che veniva nascosta dalle nuvole e sembrava che stesse toccando il cielo.

Hankass fu molto preso dalla bellezza della torre e ritorno alla missione solo quando sentì una voce limpida e chiara dire

CITAZIONE
“Benvenuti guerrieri, combattenti in nome delle vostre divinità, oppure per soddisfare il vostro ego. Qui, in un luogo dimenticato dal tempo e dalla memoria, è iniziata la storia. Qui l’uomo ha osato sfidare gli Dei ed ha pagato caro l’affronto, qui gli Dei chiedono che l’uomo ritorni sui propri passi dimostrando la propria forza in loro nome. Dunque cosa aspettate? Di fronte a voi, vi sono le entrate! Un numero di archi pari ai partecipanti…un numero di uscite per solo sedici di voi. Che il cielo brilli della luce del vostro cosmo…”

Quando il cavaliere del nord capi da dove venisse quella voce era troppo tardi, oramai era sparita. Vide soltanto delle piume verdi cadere.

Strane di chi saranno? Forse è colui che mi ha mandato la lettera ? L’unico modo per scoprirlo è entrare nella torre.

E fu così che il warrior si mise lo scrigno a tracolla ed entro nella torre.


CITAZIONE

 
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