| Non era davvero un bel periodo. Il mondo sembrava sull'orlo di una grave crisi e i pochi giovani che si presentavano al Grande Tempio scomparivano, se ne andavano di propria iniziativa o, peggio ancora, venivano massacrati quando nessuno poteva vederli. E in tutto quello, lui non poteva neanche lottare al pieno delle sue forze: la sua Armatura, la sua cara corazza, aveva subito da troppo tempo tutta una serie di danni non indifferenti. Lei aveva taciuto e nascosto al suo Cavaliere le proprie condizioni, ma il loro legame lo aveva naturalmente portato a nutrire diversi e sempre più profondi sospetti. E alla fine Marcus era riuscito a fare un inventario dei danni: il più grave era l'incavo che Jinzo gli aveva inferto durante la battaglia in India e che gli aveva solcato trasversalmente tutto il petto. Era riuscito a salvare Shaija del Sagittario, allora noto come Shiya e Cavaliere di Bronzo della Fenice. Un atto di indubbia generosità, che aveva avvicinato corazza e Cavaliere, anche nel senso fisico dell'espressione... ma di sicuro non fu salutare per nessuno dei due. Marcus aveva potuto riprendersi in quell'occasione grazie al Caduceo di Ermes, reliquia che aveva poi riportato di persona al Grande Sacerdote, ma la sua Armatura non ebbe altro che il riposo nello scrigno, che le diede solo una parvenza di integrità. Il Maestro di Cavalieri lo aveva sospettato fin da allora, ma non riuscì ad arrivare a capo di molto. I pericoli peggiori per la Sacra Armatura erano però derivati da una stupida competizione, il Sacred Tournament, che Marcus aveva intrapreso per curiosità e in cerca di informazioni sugli appartenenti alle altre caste. Non ne aveva conosciuti che due, ma i loro incontri furono uno peggiore dell'altro: il primo fu Rambaral della Viverna, defunto Giudice di Hades, distrutto millenni prima e tornato al mondo direttaemnte dal suo tempo. Lo scontro fu terribile e giocato in un terreno spirituale molto pericoloso per uno con i suoi poteri essenzialmente elementali e ne portava ancora in quel momento le conseguenze... ma anche se non a livello fisico, la sua armatura aveva riportato comunque dei danni, che però aveva retto meglio di lui. Ma il peggio arrivò nello scontro seguente, l'ultimo di quel torneo per lui, che avvenne dopo due giorni di coma passati nel deserto, come avrebbe saputo in seguito, senza altra compagnia che la sua Armatura, che gli aveva garantito la sopravvivenza e la protezione che i medici e gli organizzatori del torneo non gli avevano fornito. Lì Marcus aveva incontrato un Cavaliere Nero di cui non aveva né saputo né voluto sapere il nome. In effetti non sapeva nulla di lui, se non che la sua Armatura alchemica era qualcosa di duro quanto le Armature d'Oro del Grande Tempio e che i suoi poteri avevano dell'inverosimile: neppure gli dei, per quanto ne sapeva, possedevano simili potenzialità che definire apocalittiche sarebbe stato un eufemismo. In quell'occasione, Marucs aveva perso le ossa e la protezione della mano sinistra ed erano ancora adesso visibili le crepe sull'elmo e i graffi causati dagli artigli manifestati dal suo nemico oscuro e per salvarla, il Cavaliere aveva preferito separarsi da lei per continuare ad affrontare il suo nemico da solo. Venne sconfitto in pochissime battute, ma nessuno, compreso lui stesso, sapeva come aveva potuto sopravvivere. Nonostante simili eventi, altri più oscuri ancora si erano scatenati sul mondo e molti ormai in molti pensavano di essere sull'orlo di una nuova Guerra Sacra. Ma il tempo passato non fu sufficiente a riportare l'Armatura della Fornace ai suoi antichi splendori. Forse complice anche il fatto che la sua figura era sempre stata di secondo piano, ormai le capacità di rigenerazione dell'Armatura erano al limite e non aveva più le forze di ripararsi mentre era a riposo. Quindi, tra un addestramento e l'altro, Marucs passò molto tempo nella biblioteca del Grande Tempio e si era recato perfino alla Grande Biblioteca di Alessandria, in cerca di testi che parlassero dei modi per riparare le Armature da danni profondi e delle persone capaci di eseguire tali complesse riparazioni. Alla fine, nel più vecchio e polveroso degli scaffali, rinvenne una cronaca dei Cavalieri d'Oro che parlava di Mur dell'Ariete, presunto sopravvissuto alla Guerra Sacra di alcuni indeterminati decenni prima, che da allora però si era ritirato nella sue terre d'origine. Marcus spalancò gli occhi quando lesse il nome del luogo dove si diceva dimorasse ancora Mur: il Jamir, che, quasi per ironia del destino, era vicino al luogo dove la sua Armatura aveva riportato il suo primo e più grave danno! E poco dopo gli venne in mente pure un altro dettaglio: anche una sua conoscenza, Nicholas dell'Ariete, allievo diretto di Mur, si era ritirato in quelle terre e, stando al documento appena rinvenuto, anche lui aveva acquisito le capacità di effettuare quelle riparazioni. Purtroppo però, aveva abbandonato il Tempio proprio in quei momenti bui... e non solo per lui. Non proprio entusiasta della prospettiva di partire per un lungo viaggio, dovette però approfittare dell'occasione: dopo Inpus, che aveva acquisito sotto i suoi occhi l'Armatura del Cigno, non si era presentato nessun altro a chiedere i suoi servigi di Maestro. *Spero che Seiya riesca a tenere da solo la situazione per il tempo che mi sarà necessario per riparare l'Armatura della Fornace. Non posso permettere che si spezzi e non posso farla soffrire oltre!* Quindi tornò alla propria casa e si inginocchiò davanti allo scrigno, che sfiorò con una mano prima di sussurrare: "Presto ti farò star meglio amica mia." Lo scrigno ebbe un visibile fremito, cui Marcus rispose con un sorriso forzato. Con tono quasi amaro, il Cavaliere replicò: "So quanto desideri essere al mio fianco e non farmi pesare la tua condizione, ma non posso esserne consapevole e portarti alla distruzione. Non preoccuparti, non correremo grandi pericoli e non credo che succederà quello che ha dovuto fare il leggendario Sirio del Dragone."
Dopo aver avvertito alcune persone della sua temporanea assenza, Marcus arrivò in aereo fino in India e da lì si avventurò a piedi fino al Jamir, una regione che si trovava ad una quota molto alta e dall'aria piuttosto fredda e rarefatta. C'era stato una già una volta quando era sulle tracce di Krad, il suo primo allievo di cui non aveva più saputo nulla. E proprio in quell'occasione aveva visto e conosciuto lo stesso Mur, dei cui servigi però in quel momento non aveva avuto bisogno... anche perché ancora non li conosceva. *L'altra volta l'ho incontrato per caso... Chissà quanto impiegherà per trovare lui o Nicholas questa volta?* si chiese lui mentre cominciava ad addentrarsi in quella regione montuosa.
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