Elene di Cerbero
Lo sapeva, se lo aspettava. Vhan era più pragmatico e razionale di lei, almeno in quel caso. Elene si era fatta prendere dall'ansia, dalla rabbia. Era la sua debolezza, la violenza contro le donne, così come lo erano le ingiustizie nei confronti di esse.
Non gradì affatto l'essere presa per i polsi ma non riuscì a liberarsi. La forza fisica del Cavaliere era superiore alla sua. Dovette sorbirsi il suo discorso troppo razionale per lo stato d'animo in cui si trovava, senza poter togliere gli occhi di dosso alla ragazzina. Andava salvata, andava curata. Non dovevano perdere tempo così!
Mentre ancora cercava di divincolarsi, udì la voce della ragazzina. Era così stanca, eppure stava pensando al fratello. E chiese proprio a lei di salvarlo. Lo stomaco di Elene si strinse ancora di più, in modo doloroso, quasi da lasciarla senza fiato.
Quasi non ragionò sul fatto di non aver udito arrivare Marcus, come se fosse sempre stato lì con loro. Era troppo sconvolta e arrabbiata.
Era morta. La ragazzina era morta così. Nuda, impalata ad un letto. Dov'era la giustizia degli dei?
Marcus le ordinò di andare a prendere il bambino. Non se lo fece ripetere due volte ma prima diede uno strattone per liberare i polsi dalla presa di Vhan.
« È colpa tua! »La voce della Sacerdotessa era carica d'odio e di rancore ed era rivolta verso il cavaliere d'Eracle.
« Se non mi avessi fermata, avremmo potuto fare qualcosa! Saremmo potuti arrivare in tempo! »Non ci credeva nemmeno lei a quelle parole ma era più facile prendersela con chi era lì al momento piuttosto che con fantomatici Cavalieri Neri che forse non avrebbe mai incontrato.
Prima di andarsene diede un pugno ad una parete, bucandola. Non voleva essere una dimostrazione di forza, cercava solo di sfogare la frustrazione.
" Non risolverai nulla così... "
" Stai zitto! "Uscì dalla stanza e si diresse nella cabina di pilotaggio. Lì trovò un fagotto di fasce. Strano che nessuno l'avesse sentito prima, visti i vagiti. Si avvicinò con dolcezza alla creatura e la sollevò con tutta la grazia di cui poteva disporre una donna fabbro e cavaliere. Con delicatezza scostò la copertina per vederlo in volto. Era un maschietto di 3 o 4 mesi. Aveva i capelli biondi e gli occhi di un verde scuro tendente al castano, la pelle era morbida e arrossata sulle guance per il tanto piangere. Era una creaturina davvero dolce.
Con delicatezza, per evitare di spaventare il bambino che si era per il momento calmato, la Sacerdotessa uscì da sottocoperta per ritornare sulla loro nave.