La vecchia arena, Luogo di addestramento di Marcus della Fornace.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/10/2009, 15:46
Avatar

Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

Group:
Saint
Posts:
14,128
Location:
Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

Status:


Ancora una volta si palesarono delle differenze fondamentali tra i due nuovi arrivati: Kael'thas gli diede una risposta abbastanza dottrinale e quindi si concentrò a fondo e a lungo. Il risultato fu il prodursi di un'aura luminosa lungo tutto il corpo, ma era un'aura bianca, completamente piatta e anonima, che a Marcus non diceva niente.
*Conosce la teoria, ma gli manca buona parte della sostanza...* considerò il Cavaliere.
Elene invece incrociò le braccia e distolse lo sguardo, in quanto non sembrava avere neppure le cognizioni di base che aveva il suo compagno di addestramento... e dopo un pò disse con malcelato imbarazzo di non essere capace di fare una cosa del genere.

Marcus allora disse: "Basta così Kale'thas. Quello che hai detto è vero, ma non è una prova soddisfacente." Prima di proseguire guardò Elene. "L'energia delle stelle di cui ha parlato Kael'thas è la base di ogni cosmo, ma non è tutto."
Inquadrò allora tutti e due nel suo campo visivo e disse: "Nessun Cavaliere arriva ad incanalare la forza direttamente dalle stelle, sarebbe impossibile. Piuttosto i Cavalieri traggono ispirazione dalla costellazione sotto cui sono nati, ossia la costellazione sotto cui è stata costruita l'Armatura a cui ognuno aspira e ha aspirato." Lasciò una piccola pausa per dare maggior risalto a ciò che sarebbe avvenuto subito dopo. "Il resto è tutta una questione di volontà e di forza interiore. Voi non dovete mostrarmi la forza delle stelle, non solo, ma la forza plasmata dalla vostra volontà. Forse sarà faticoso, all'inizio... ma se non ci riuscirete, le Armature di Andromeda e di Cerbero non vi riconosceranno mai come loro degni padroni."
Se invece ci fossero riusciti, le auree non sarebbero state solo luminose, ma avrebbero assunto anche una particolare colorazione.

SPOILER (click to view)
Ok, ora che la spiegazione teorica è stata posta ai vostri occhi, seguite il procedimento illustrato. Nel caso di Pandemonium voglio vedere una connotazione più personale del cosmo, sebbene il procedimento precedente sia stato comunque pregevole. I colori dei cosmi saranno gli stessi della serie animata. Nel caso di Cerbero, che non manifesta apertamente il proprio cosmo, lascio libertà di invenzione del colore del cosmo.
 
Top
°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 4/10/2009, 19:36




Ascoltò attentamente le parole di Marcus e quando ebbe finito aggiunse lui le risposte alle lacune dimostrate dal ragazzo.. Diede delle spiegazioni più approfondite su come si poteva essere più vicini al cosmo, una forza latente che non tutti erano grado di risvegliare, a quanto sembrava non tutti erano destinati ad essere Cavalieri.
E così Kael'thas chiuse gli occhi e si concentrò nuovamente, il totale silenzio che lo circondava aiutava il ragazzo a tenere la mente libera ma tutto ciò che sentiva era solo il silenzio ed i battiti del suo cuore, cosa avrebbe dovuto trovare dentro di se? Forse doveva provare a cercare più a fondo, dentro il suo spirito. Forse aveva anche lui quella forza latente di cui Marcus gli aveva parlato.
Kael'thas non sapeva da quanto aveva chiuso gli occhi, il tempo sembrava essergli diventato estraneo tanto era sceso a fondo dentro di se, ma più cercava e meno trovava, se solo avesse saputo con precisione come fare, ma se Marcus glielo avesse detto non sarebbe stata poi una prova per cui doveva fare da solo. Scendendo in fondo al suo spirito e alla sua mente ritrovò anche vecchi ricordi che credeva di aver ormai rimosso dalla mente, in particolare uno di quando era ancora un bambino e viveva con sua madre nel tempio. Quella sera era uscito di nascosto per andare fuori in cortile ad osservare il cielo stellato, e subito agli occhi gli era balzato una piccola costellazione che quella sera era più che mai splendente ed il bambino rimase incantato ad osservarla cadendo quasi in una sorta di trance. Improvvisamente attorno a se sentì come un calore familiare che proveniva dal suo spirito, bastò quel ricordo a far accendere qualcosa in Kael'thas. Senza spiegarsi come, ad un tratto, nel buio della sua mente fu come se una luce si fosse accesa, il ragazzo vi si avvicinò e la toccò riaprendo gli occhi di scatto, il suo spirito si era come agitato. Improvvisamente attorno a lui una leggera luce rosa era apparsa, ne sentiva l'esile energia e il calore, ma non fu altro che un fuoco di paglia dato che pochi istanti dopo che il ragazzo ebbe riaperto gli occhi questa luce svanì nuovamente. Alzò gli occhi verso Marcus, ma lui restava li fermo in silenzio senza pronunciare parola, non andava bene.
Kael'thas attese qualche minuto prima di riprovare, doveva calmare il suo animo ed infine si immerse nuovamente nei meandri del suo spirito e della sua mente, ed un'altro ricordo sepolto tornò alla memoria, questa volta nella sua stanza a osservare le stelle dalla finestra, quand'ecco che vide nuovamente quella costellazione facendogli riprovare la stessa sensazione accadutagli anni prima quella sera. Ormai ne era sicuro! Anche lui possedeva quella forza, era solamente assopita e doveva riuscire a risvegliarla! Ed ecco che grazie alla sua determinazione quella piccola luce si accese nuovamente, stavolta però era più brillante, Kael'thas la toccò di nuovo e non appena sentì il calore circondare il suo spirito aprì gli occhi, per la seconda volta il suo corpo era invaso da quella luce rosa, ma stavolta era molto più brillante e forte.
Che ce l'avesse fatta? Purtroppo no, anche se durò di più rispetto alla prima volta, quella luce si affievolì nuovamente fino a sparire. Kael'thas battè un pugno contro il palmo dell'altra mano, cosi non andava bene per niente! Doveva riuscirci ad ogni costo!
Fu allora che alzò gli occhi al cielo e si mise nuovamente ad osservare nella sua mente quella costellazione, era splendente in cielo e bellissima, la sua luce sembrava emanare calore attorno al ragazzo. In un'istante Kael'thas si calmò di nuovo e il suo spirito quieto era ormai pronto ad accogliere il Cosmo, bastò chiudere gli occhi per riuscire a ritrovare la fonte di quella forza nascosta nel suo spirito. Per farlo gli bastava essere se stesso, lasciare che il Cosmo fluisse attraverso la calma dello spirito che da sempre aveva contraddistinto il ragazzo. E fu proprio con quella calma che il Cosmo iniziò a splendere attorno a lui, la luce era ormai chiara e vivida, riusciva a percepire bene la sua forza ed il suo calore.
Apri gli occhi nuovamente, sicuro di se questa volta, e si guardò le mani, erano circondate dal Cosmo cosi come il resto del suo corpo.
Portò il suo sguardo su Marcus, al Cavaliere spettava sempre l'ultima parola.

Edited by °PaNdEmOnIuM° - 5/10/2009, 01:51
 
Top
view post Posted on 4/10/2009, 23:31
Avatar

Just fear me, love me, do as I say, and I will be your SLAVE.
★★★★★

Group:
Member
Posts:
35,402
Location:
Sleepy Hollow

Status:


Trarre ispirazione dalla costellazione sotto cui si è nati... quindi lei avrebbe dovuta prenderla da Cerbero, in teoria. Più facile a dirsi che a farsi. Volontà e forza interiore comunque non le mancavano di certo. Bastava però comprendere come utilizzarle, verso cosa indirizzarle.
Mentre pensava a ciò ignorò completamente Kael'thas. Se era una cosa "personale" doveva fregarsene del come ci arrivava lui e trovare un proprio metodo. Ma come richiamare la forza di Cerbero?
Chiuse gli occhi, per pensare meglio. Visualizzò nella sua mente il cane a tre teste, guardiano degli inferi. Lo vedeva forte, sinuoso, violento ma ligio al dovere. Doveva essere anche lei così. Doveva anche lei sentirsi così.
Più pensava a Cerbero, più i suoi muscoli si contraevano, come se stessero compiendo uno sforzo fisico.
Nella sua testa vedeva e rivedeva il cane tricefalo affondare i propri canini nelle carni delle anime dannate e lei traeva un lieve piacere da quella vista. Più vedeva quella scena e più sentiva di voler provare anche lei a essere come quella belva. Voleva sentirsi forte e terrificante. Voleva azzannare e graffiare. Voleva scappare... voleva strappare quelle catene che la imprigionavano in quel luogo oscuro che erano gli inferi. Voleva essere ligia al suo dovere ma solo perché ci credeva realmente e non perché vi era costretta. Improvvisamente si rese conto che nella sua visione non stava più guardando Cerbero. Ormai lei era Cerbero, in tutta la sua maestosità e rabbia. Lo sentiva dentro di sé. Le venne voglia di urlare la sua gioia per la sensazione incredibilmente liberatoria. Come se finalmente potesse essere quello che aveva sempre desiderato.
Digrignò visibilmente i denti, mentre la sua fronte era bagnata di sudore per uno sforzo fisico e mentale che non aveva mai fatto prima. Una lieve luce verde scura l'avvolgeva, senza però voler minimamente accrescersi.
Era contenta per la sensazione di sentirsi finalmente Cerbero ma quelle catene non le permettevano di liberarsi. Era come essere a un passo dal traguardo di una corsa ma non riuscire a varcarlo. Per quanto potesse correre e per quanto l'arrivo potesse essere vicino, lei non riusciva a superarlo. La rabbia crebbe in lei, che prese a dimenarsi violentemente nella sua mente per eliminare ogni ostacolo che la separava da quel traguardo. Doveva e voleva andare oltre. Sentiva che una volta superato quel limite, avrebbe potuto essere veramente lei. Dopo un tempo che le sembrò infinito e dopo un dolore che le parve fisico ma che in realtà era solo mentale, finalmente riuscì a spezzare quelle maledette catene nere e a correre via, lontano. Era finalmente forte, sinuosa, violenta, ligia al dovere e libera.
Aprì gli occhi e scoprì di essere avvolta da una forte luce verde scuro. Per un attimo le parve di vedersi avvolta dal corpo del cane tricefalo, come se la stesse coccolando e abbracciando, ma poi comprese che il calore che sentiva non dipendeva da un corpo ma dal Cosmo. Il suo Cosmo.
Finalmente sul suo viso ci fu un vero sorriso radioso per la gioia di ciò che era riuscita a fare ma soprattutto per quello che era riuscita a sentire. In quel momento poco le importava di essere sotto esame. Aveva solo una gran voglia di correre.

SPOILER (click to view)
Non so minimamente come si riscopra il cosmo perciò ho inventato di sana pianta.
 
Top
view post Posted on 6/10/2009, 22:21
Avatar

Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

Group:
Saint
Posts:
14,128
Location:
Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

Status:


Passò qualche minuto prima che entrambi palesassero i loro veri cosmi per la prima volta. Il primo fu Kael'thas, che emanò un tenue cosmo rosato. Marcus percepì da lui un senso di calma e di profondità... quel tipo doveva avere dentro di sé una grande forza, ma era placido, forse più ancora di lui. Ancora una volta la seconda fu Elene, ma il suo risveglio cosmico fu accompagnato da un'ondata emotiva molto più intensa di quella del compagno e, in un certo senso, più autentica e spontanea. Era la prima volta che una nuova leva esprimeva in tal modo il proprio stato d'animo attraverso il suo cosmo, sebbene nessuno dei due fosse probabilmente consapevole di quello che stava accadendo e di quello che il cosmo era.
Ad ogni modo, entrambi attendevano e meritavano una risposta. E presto Marcus gliela diede: "Ottimo. Ottimo davvero, questo era quello che intendevo. Ora avete imparato a manifestare il cosmo, ma senza controllo non potrete fare molto altro che risplendere al buio." Dopo quell'inopinosa battuta, il Cavaliere continuò: "Il cosmo è una risorsa potente, ma come tutte, richiede un suo controllo. Ed è quello che dovete acquisire ora."
Quindi Marcus tirò fuori da dietro il mantello un'asta di ferro battuto lunga poco più di due metri. Il Cavaliere la pose di traverso, reggendola con una mano sola al centro
"Ora venite qui, uno ad ogni estremità di questa sbarra. Voglio che l'afferriate e iniziate a trasferire il vostro cosmo da voi alla sbarra, ma solo fino a raggiungere la mia mano, senza andare oltre..."
Un esercizio semplice nell'espressione, ma molto meno nella pratica.
 
Top
°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 7/10/2009, 14:43




Questa volta riuscì a far fuoriuscire il proprio cosmo ottenendo i complimenti del maestro che fu soddisfatto della prova, potendo così passare alla fase successiva.
In questa nuova esercitazione non sarebbe bastata solamente l'esternazione del proprio cosmo, quello che dovevano riuscire a compiere questa volta i due ragazzi era il controllo, dovevano saper controllare quella luce intensa che qualche istante fa li aveva ricoperti come la luce ricopre una lampadina.
Dal suo mantello tirò fuori un'asta della lunghezza di due metri, tenendola salda con una mano disse ai due ragazzi che dovevano avvicinarsi afferrando ognuno un estremità dell'oggetto metallico.
Il loro obiettivo sarebbe stato trasferire il proprio cosmo su quell'asta, e fino a qua la cosa non sembrò impossibile, ma quello che caratterizzò l'esercizio era il fatto di non superare la mano del maestro dovendo ricoprire solo la parte confinante con la mano.
Così Kael'thas si portò a fianco del maestro, protendendo il braccio verso la parte superiore dell'asta, afferrandola saldamente.
Doveva riuscire a trasferire il suo cosmo, senza superare la mano, doveva riuscirci per poter compiere il suo destino, un destino scritto nelle stelle.
Chiuse gli occhi cominciando a richiamare quel cosmo che fino a qualche istante fa lo aveva avvolto come il caldo abbraccio di una madre.
Pensò a quella costellazione che da bambino aveva osservato, sentendo che dentro di lui come un richiamo veniva posto nei suoi confronti.
La vedeva, era di un rosa brillante, un rosa acceso che illuminava quel buio infinito.
Cominciò a sentire un tenue calore ricoprirgli il corpo e una luce fioca cominciare a farlo brillare, intensificò quel pensiero immaginando la sua figura toccare quelle stelle, poterle accarezzare e unirsi in simbiosi con loro, in una fusione cosmica, dove non vi erano due raffigurazioni ben distinte ma un'unica entità.
Per risposta quel calore aumentò, e il suo corpo venne pervaso da una luce più intensa che lo fece brillare come non mai, stava portando il suo cosmo al punto di poterlo toccare con lo spirito.
Aprì gli occhi e vide il suo corpo circondato da quell'alone roseo che lo avvolgeva, conscio di essere tutt’uno con la sua costellazione procedette con la seconda fase, ovvero la trasmigrazione del suo cosmo nella sbarra.
Cominciò a far fluire quella energia nel suo braccio che faceva da tramite alle due entità materiali, cominciò a trasportare il cosmo sulla sbarra vedendo che la sua luce cominciava ad avvolgere anche la parte superiore dell'asta, avvolgendola immaginò di essere il corso di un fiume, e il cosmo il fiume stesso, il suo braccio sarebbe stata la strada da seguire e l'asta il canale da inondare.
Immaginò che il cosmo fosse tangibile, che potesse essere modellato come creta da parte di un artigiano, che potesse essere afferrato e spostato dove più preferiva, doveva essere un tutt'uno, doveva far si che quel corpo fatto di carne e ossa che ricopriva il suo spirito fosse solo un tramite, una porta da aprire per far fuoriuscire la sua essenza.
Cominciò a notare la parte superiore della sbarra venire sempre maggiormente avvolta dal suo cosmo, in modo lento, ma continuo.
Con occhio vigile osservava il confine che non doveva essere valicato, quel punto d'incontro che doveva delineare il traguardo.
Intensificò la procedura convogliando maggiormente le energie nel braccio, facendo aumentare d'intensità la diffusione del suo cosmo sulla sbarra, sentiva quell'energia sempre più sua, sempre più consapevole di ciò che stava eseguendo, doveva far si che il cosmo fosse il suo strumento, e non lui fosse lo strumento del cosmo.
D'un tratto notò che quell'energia era quasi arrivata al punto stabilito, quel confine tra successo e fallimento, così decise di diminuire l'intensità di distribuzione, facendo incanalare nell'asta meno energia cosmica.
Procedette per altri cinque minuti vedendo che la parte superiore era stata ricoperta pienamente, ora doveva solo lentamente spegnersi per non rischiare che il suo cosmo superasse la mano di Marcus, il resto dell'energia doveva rimanere dentro di lui, non doveva essere trasportata sulla sbarra, così immaginò un muro, un muro invalicabile che non poteva essere superato, che doveva segnare il confine di un cammino, e pian piano sentì che il suo braccio veniva come alleggerito, alleggerito di un peso che ora sentiva in tutto il corpo.
Osservò la parte superiore, e notò che era ricoperta da un tenue luce rosea, un luce tenue ma continua.

Edited by °PaNdEmOnIuM° - 8/10/2009, 20:53
 
Top
view post Posted on 9/10/2009, 16:25
Avatar

Just fear me, love me, do as I say, and I will be your SLAVE.
★★★★★

Group:
Member
Posts:
35,402
Location:
Sleepy Hollow

Status:


Controllo. Impossibile controllare una bestia come Cerbero. Il cane tricefalo era il simbolo dell'indomabilità, della violenza e della forza. Non si poteva controllare. Era come voler controllare un fiume in piena. Proprio per questo non era riuscita a riassorbire il cosmo la cui luce avvolgeva ancora il corpo della blacksmith.
Decisa afferrò un'estremità dell'asta e ignorò nuovamente le azioni del compagno di allenamento. C'era riuscita già una volta a compiere per bene il suo dovere senza dover osservare le sue mosse. Ce l'avrebbe fatta anche questa volta. Strinse il pugno libero, nello sforzo di concentrarsi. Doveva trovare il modo di controllare il cosmo dentro di lei che nella sua mente prese nuovamente la forma di Cerbero. Questa volta non impersonava l'animale il quale ringhiava inferocito nella sua direzione in modo fiero, come a sfidarla. La stava proprio sfidando a riuscire a catturarlo. Ma come si poteva controllare una forza del genere?
Intanto sull'asta il suo cosmo era instabile. Continuava ad andare avanti e indietro senza mai raggiungere la mano del maestro.

Dentro la sua testa lo scontro di sguardi tra i due esseri così simili ma così diversi continuava.
"Lasciati controllare!" gli chiese lei, cercando di avvicinarsi.
"Credi che io, Cerbero, guardiano degli inferi, mi lasci comandare da te? Sei solo una ragazzina!" rispose lui con voce tuonante, tanto che fece tremare la terra circostante.
Elene strinse i denti e richiamò a sé tutto il suo equilibrio per non cadere. Cosa poteva fare? Combattere a mani nude, come fece il grande Ercole era fuori discussione. Eppure il guerriero per eccellenza non lo aveva ucciso. Lo aveva solo... incatenato! Ecco cosa doveva fare! Doveva essere lei la catena. La catena di Cerbero.
Appena arrivò alla soluzione, sentì come se si stesse espandendo nello spazio, come se la sua visione del mondo fosse all'improvviso mutata. E si ritrovò a essere la sinuosa e potente catena capace di controllare un tale mostro. Si scagliò conto di esso e si avviluppò al suo collo, non per ucciderlo ma per comandarlo, come fece l'eroe. Il cane a tre teste si dimenò, cercando di sfuggire alla presa di Elene ma alla fine la ragazza-catena ebbe la meglio.

A quel punto Elene si destò dalla sua meditazione. Aprì gli occhi e vide che la luce di Cerbero avvolgeva l'asta dall'estremità che lei teneva fino alla mano del maestro. Sorrise, consapevole di avercela fatta ancora una volta.
 
Top
view post Posted on 9/10/2009, 20:22
Avatar

Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

Group:
Saint
Posts:
14,128
Location:
Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

Status:


I due ragazzi diedero entrambi una bella prova di sé. Gran bella prova davvero. Tra i due non avrebbe saputo chi scegliere, ma entrambi promettevano di essere in grado di diventare dei Grandi Cavalieri del Grande Tempio se le loro motivazioni li avessero sorretti a lungo e, meglio ancora, se si fossero evolute in altre ancora più alte.
Ancora una volta ebbe l'impressione che Kael'thas avesse maggior calma e maggior profondità rispetto a Elene, la quale, pur essendo più indomita e selvaggia, era anche meno propensa a trattenersi nella sua personale natura... ma chissà perché questo lato, che aveva sempre deprecato in altri Cavalieri, suscitava qualcosa di diverso in lui, qualcosa che neppure lo stesso Marcus sapeva ben definire.
Ma qualsiasi cosa fosse, la accantonò: aveva altro a cui badare in quel momento.
"Bene ragazzi" disse con espressione soddisfatta, mentre ritraeva la barra dalle loro mani. "Ma ora guardate che cosa succede."
Marcus non fece nulla di fisicamente notevole, ma il cosmo rosso fiammante dipartì dalla sua mano e si espanse per tutta l'estensione della barra, andando a sovrapporsi agli aloni dei loro cosmi per qualche secondo. Poi gli aloni si fusero, cambiando colori e infine, miracolosamente, le parti della barra mutarono aspetto: la parte toccata e influenzata da Kael'thas divenne più spigolosa ed affilata, mentre quella di Elene più spessa e visibilmente più pesante.
Per dare una miglior dimostrazione, Marcus ruotò la barra sopra di sé in maniera abbastanza veloce da fare abbastanza rumore, ma ancora abbastanza lenta, rispetto ai propri livelli, da essere visibile anche a loro. Il contrasto di rumore che entrambie le parti producevano rendeva abbastanza palese quel cambiamento fisico inspiegabile. Ma ancora non era soddisfatto: Marcus quindi finse un affondo vicino al volto di Kael'thas, anche se ovviamente non avrebbe neanche potuto lontanamente sfiorarlo con la parte prima influenzata da lui; subito dopo tirò una bordata vicino alla testa di Elene, che però deviò verso l'alto prima che potesse arrivare ad una ragazza a cui non avrebbe mai fatto del male.
Marcus quindi arretrò di qualche passo e disse con un pò di retorica: "Bene, immagino che non abbiate compreso bene che cosa sia successo." La sbarra nel frattempo tornò progressivamente, ma palesemente alla sua forma originaria. "Ebbene, voi avete trasferito una parte del vostro cosmo in questa sbarra, dando temporaneamente una parte di voi all'asta. Una qualsiasi altra persona non avrebbe potuto usare quest'asta per via dei cosmi che avete impresso, sebbene in maniera non definitiva."
Fece una pausa per lasciar loro assorbire il concetto, quindi riprese: "Ma chiunque abbia un cosmo ha due modi per impugnare questo oggetto: il primo è debellare la presenza cosmica, ma è un procedimento lungo, faticoso e soprattutto difficile da realizzare, addirittura impossibile se non si ha un cosmo superiore a quello dell'oggetto in questione..." sogginse con enfasi sui concetti di difficoltà e impossibilità legati al primo metodo. "Il secondo invece è quello più praticato: il cosmo non è solo una potente fonte di energia, ma anche un mezzo per trasmettere idee, sentimenti, sensazioni... ed è tanto più forte quanto più vicina promana dalla fonte. In questo caso, ho usato il mio cosmo per influenzare le parti che voi stessi avete influenzato con i vostri cosmi. In questo modo ho combinato il mio cosmo con i vostri e ho ottenuto questo effetto, convincendo i vostri cosmi a far assumere all'asta le forme che avete visto."
Dopo aver battuto le ciglia, continuò a parlare: "Con altri tipi di artefatti i cambiamenti non saranno così radicali, specie se questi hanno vita e volontà propria. Ma il discorso resta comunque valido. Provate ora a usare i vostri cosmi per acquisire il controllo degli artefatti che ho forgiato e che troverete dietro di voi."
Dietro ai ragazzi erano infatti misteriosamente comparsi due bauli. Quelo dietro a Kael'thas si poteva definire uno scrigno rispetto alla cassa dietro a Elene. In ognuna di esse era contenuta una riproduzione delle vere armi che avrebbero poi maneggiato una volta conquistate le vestigia a cui aspiravano.
 
Top
°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 10/10/2009, 01:29




E anche questa prova era giunta al suo termine.
Emozioni indescrivibili aveva provato Kael'thas nel trasferire il suo cosmo su quella sbarra, non sapeva di preciso che sensazioni avesse provato, ma come un forza latente che cresceva dentro di lui era sgorgata, come l'acqua di una cascata che indomita cade nella sua maestosità rilasciando tutta la sua potenza ma anche la sua eleganza.
Il maestro chiese l'attenzione dei due ragazzi per una dimostrazione pratica di ciò che si potesse fare utilizzando il cosmo.
Saldamente afferrò l'asta che brillava di due colori differenti, come erano differenti i caratteri dei due ragazzi.
Da una parte vi era il rosa, un rosa tenue che dimostrava tutta la pacatezza e la tranquillità di un animo quieto qual'era quello di Kael'thas.
Dall'altro un verde più acceso, che simboleggiava il carattere più ribelle e irrequieto dell'indomita Elene.
Dalla mano di Marcus un rosso fiammeggiante prese vita dipartendosi per le due estremità dell'asta, andando a fondersi con le altre due tonalità così contrastanti tra di loro, ma allo stesso tempo così unite da un unico involucro.
Fu solo un attimo, ma in quell'attimo qualcosa di unico e straordinario accadde, dall'unione del terzo colore che andò a ricoprire tutta la sbarra, e quindi a sovrastare nella tonalità gli altri due colori, che si fusero in una terza tonalità che infine diede vita a qualcosa di unico e particolare, quale la mutazione di forma dell'asta, che andò a modificarsi in due differenti forme.
Il lato contrassegnato prima dal rosa si modificò nelle forme, mentre quello dal verde aumentò di spessore.
Non si sapeva spiegare il perché, di un tale avvenimento, ma di certo rimase assai affascinato dal procedimento che aveva dato vita a quella nuova forma.
Avere un perfetto controllo del cosmo significava forse poter avere il controllo sulla materia?
A questo quesito Kael'thas non poteva dare una risposta in quanto spettatore inconsapevole di un qualcosa che fino a quel giorno aveva ignorato, non certo per sua volontà, ma solo per sua non conoscenza.
Ma la dimostrazione non era di certo finita a quella modificazione alchemica, senza rendersene conto, Kaelthas si ritrovò l'asta vicino al suo volto, non ebbe neanche il tempo di rendersene conto tanta era la velocità di esecuzione del maestro, e solo una parola gli sobbalzò alla mente.

° Impressionante °

Mentre pensava a quella parola, un secondo colpo venne portato da Marcus verso la testa di Elene, portando l'asta sopra la sua testa, e molto probabilmente anche la ragazza non si stava rendendo conto dei movimenti che il maestro aveva eseguito a velocità nemmeno immaginabili per loro.
Successivamente a quella dimostrazione Marcus cominciò a spiegare cosa era accaduto, il perché, l'asta avesse mutato forma nelle due estremità, e il perché, stesse ritornando di nuovo alla sua forma originale.


Dopo una breve interruzione a spiegare ciò che era accaduto, e il come procedere, Marcus indicò due bauli in cui erano contenute le copie delle armi che avrebbero usato una volta divenuti cavalieri.
Senza attendere oltre Kael'thas si avvicinò al baule aprendolo, dentro trovò delle catene molto particolari a cui vi erano collegate delle piccole forme geometriche.
Nella prima catena vi era la parte finale che terminava con un punteruolo piramidale nella prima versione, e nella seconda con una piatta triangolare, mentre nella seconda catena la parte finale terminava con una piatta circolare a forma di anello.
Kael'thas era affascinato da quelle catene, le osservava e riosservava, studiandone la fisionomia.
Era la prima volta che osservava le armi della sua futura armatura, se le sue prove avessero convinto Marcus, ma sopratutto se l'armatura avesse riconosciuto quel ragazzo come degno possessore.

Bene diamoci da fare

Senza attendere oltre Kael'thas prese le catene, arrotolandone ognuna a un avambraccio, voleva avere il pieno controllo di quegli oggetti, sentirli parte integrante di se stesso.
Cominciò a chiudere gli occhi, e ad'allargare le braccia, aprendole come l'apertura alare di un airone.
Cominciò a richiamare il suo cosmo, nuovamente nella sua testa vi era quella costellazione, quella simbiosi di cosmo e spirito che lo rappresentava.
Sentiva nuovamente di poterla toccare, di poter afferrare quelle stelle, e danzare con loro.
In risposta a quel pensiero, nuovamente la luce rosea ricoprì il suo corpo, facendolo brillare, adesso poteva cominciare con la concentrazione del cosmo nelle catene.
Immaginò di nuovo il suo cosmo essere quel fiume che prima aveva inondato l'asta, adesso bisognava inondare le catene, doveva sentire che quell'essenza si trasferisse in un altro corpo, un corpo sempre collegato a lui, ma di una fisionomia ben differente, nella forma e nel peso.
Con parsimonia centellinava il cosmo, che soavemente andava a diffondersi nelle catene, doveva sentire quelle catene cominciare a prendere vita, doveva sentire quelle catene essere un tutt’uno con se stesso.
Man mano che sprigionava cosmo, immaginava di essere un pezzo di ferro, un pezzo di ferro duro e inamovibile, così duro da non poter essere spezzato, ma forse da poter essere piegato.
Cominciò a piegare le braccia, che fino a prima erano rimaste tese, cominciò a muoverle lentamente, in maniera pacata e sinuosa, doveva lentamente far si che la sua mente immaginasse che le sue braccia fossero quel ferro coriaceo, che lentamente doveva piegarsi come i suoi arti.

° Adesso devo fare la stessa cosa con le catene °

Cominciò a immaginare che quelle catene fossero il ferro già pensato, che si potessero piegare nello stesso modo, provò con tutto se stesso a ripetere la procedura, ma qualcosa non andava.
Le catene era penzolanti, senza vita, sembravano o erano delle comunissime catene?
Be non c’era da perdere tempo in sadici giochi filosofici, non poteva stare li tutto il giorno a pensare se fossero vive o meno, infondo erano solo delle copie della vera catena di Andromeda, di certo non poteva pretendere che facessero tutto da sole.
Così ritornò nuovamente a quel pensiero, questa volta immaginando che il ferro fosse sottoposto al calore, un calore talmente forte da modificarne la forma.
Per risposta il suo cosmo si intensificò, e il rosa tenue diventò un rosa più vivace, notando che ormai le catene brillavano tanto che il cosmo era stato intriso in quegli oggetti, ma allora che cosa sbagliava?
Forse era l’approccio? Forse non doveva pensare al ferro? Forse vi era qualcos’altro a cui doveva pensare?
Per un attimo la sua attenzione venne rapita da un uccello che leggiadro svolazzava nel cielo, fu rapito da quella visione tanto che immaginò di essere anche lui un volatile, che libero da ogni vincolo poteva prendere e volare via.
Ad un tratto una delle catene prese come un istante di vita, fluttuando in aria, per risposta Kael’thas si distrasse osservando quello che era successo, cominciando a rimuginare su cosa poteva essere la chiave di quel che era accaduto.
Poi un lampo di genio.
Non era il piegare a cui doveva pensare, ma era la mobilità che doveva essere fonte di ispirazione per la riuscita dell’esercizio.
Così nuovamente Kael’thas si concentrò, richiamando a se il cosmo, ormai la procedura era di venuta abbastanza semplice, e non ci mise molto a far si che il suo corpo brillasse.
Successivamente passò alla seconda procedura, facendo incanalare il cosmo nelle catene, cominciando a far pervadere di luce rosea anche i due oggetti inanimati, e fino qui non ci furono problemi, adesso veniva il difficile.
Chiuse gli occhi, mentre il suo cosmo lo ricopriva, come ricopriva le catene.
Immaginò di essere un’onda che sinuosa si fa accompagnare dal flusso del mare verso la riva, immaginò successivamente di essere il mare stesso, di essere lui che produceva quelle onde, di essere il vento che col suo soffio innalza quelle onde.
Cominciò a immaginare qualsiasi cosa che scaturisse moto, immaginando di esserne l’artefice, poi immaginò di essere cosmo, quel cosmo che era intriso nelle catene.
Lentamente guardò una delle due catene, la osservò attentamente, e vide che qualcosa cominciava a cambiare, la catena si stava muovendo, cominciava a vibrare, e leggermente a innalzarsi.
Ci stava riuscendo, doveva solo intensificare quel pensiero, così continuò a immaginare di essere il cosmo e di spingere le catene, come il vento spinge col suo soffio un altalena.
Dopo circa mezz'ora, e dopo vari tentativi, aveva ormai preso il controllo delle catene, muovendole a suo piacimento

Edited by °PaNdEmOnIuM° - 10/10/2009, 19:25
 
Top
view post Posted on 13/10/2009, 22:39
Avatar

Just fear me, love me, do as I say, and I will be your SLAVE.
★★★★★

Group:
Member
Posts:
35,402
Location:
Sleepy Hollow

Status:


Quando l'aura rossa coprì la sua parte di cosmo, Elene ritirò la mano d'istinto. Osservò quindi come la zona che poco prima stringeva era mutata diventando simile a una mazza, poiché più spessa e visibilmente più pesante. Subito dopo il maestro ruotò sopra di sé l'asta mutata provocando due rumori distinti per poi fingere un affondo verso Keal'thas e una bordata verso Elene, che d'istinto tentò di schivare rendendosi subito conto che non ce ne sarebbe stato bisogno. Guardò storto il cavaliere, chiedendogli mutamente il perché di quella sceneggiata. La spiegazione giunse subito dopo e fu alla fin fine esauriente.
Dopo di che chiese loro di usare i loro cosmi su artefatti da lui forgiati. Aspetta, forgiati? Da lui?
« Siete un fabbro? » chiese ammirata mentre sbirciava dentro alla propria cassa. Dentro vi trovò una catena con alle estremità due palle chiodate. Era una copia della Catena di Cerbero, senza dubbio. Allungò le mani per prenderla in mano e quando toccò il metallo sentì qualcosa. Una sensazione simile a quella provata toccando la barra. Tirò quindi fuori l'arma dalla cassa. Il peso era meno di quello che si sarebbe aspettata. Fece dondolare le sfere, come per comprendere il metodo giusto per usarle. Certo, non era una semplice arma. Una volta imparata ad usare, questa si sarebbe mossa a suo piacimento. Ma utilizzarla anche in modo più umano avrebbe potuto salvarle la vita.
Cercò di entrare in sintonia con la Catena. Aveva capito di dover immettere dentro di essa il proprio cosmo, come aveva fatto precedentemente con l'asta. Ma ora, chissà perché, non le veniva. Prima aveva immaginato di essere lei stessa la Catena di Cerbero. Perché ora che aveva in mano una copia non riusciva più a richiamare quelle sensazioni? Cosa sbagliava?
Si concentrò meglio, facendo sempre oscillare le sfere, come se fossero pendoli di un orologio.
Cerco di richiamare il Cerbero nella sua testa, per potersi trasformare ancora una volta in catena. Eppure non accadde nulla. Riaprì gli occhi, non riuscendo a capacitarsi della cosa. Perché non riusciva più? Non era abbastanza motivata? Cosa doveva fare per costringere il cane tricefalo a mostrare la sua forza?
Osservò a lungo la sfera chiodata che prese in mano. All'improvviso, quasi d'istinto, la lanciò in aria, usando una discreta forza. Questa, una volta raggiunta la massima altezza, prese a scendere, puntando proprio sul viso della ragazza. Elene intanto guardava verso l'alto, pronta a ricevere il colpo.
« Stupido cane, muoviti! » pensò qualche attimo prima che la sfera raggiungesse il suo viso. Nella sua mente risuonarono tre ringhiate e improvvisamente davanti ai suoi occhi apparve Cerbero, più furioso che mai. A quel punto riuscì nuovamente a trasformarsi in catena e in contemporanea a ciò la falsa Catena deviò autonomamente il suo percorso, come non volesse colpire la propria "padrona".
Lieta di esserci riuscita, Elene cominciò a "giocare" con la catena, allungandola e accorciandola a piacimento, provando a vedere fino a che punto poteva modificarla. Chissà come si sarebbe comportata una volta avuta in mano la vera catena. Prima di allora avrebbe dovuto imparare a controllare quella falsa senza alcun problema e senza rischiare di ammazzarsi.
 
Top
view post Posted on 14/10/2009, 20:48
Avatar

Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

Group:
Saint
Posts:
14,128
Location:
Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

Status:


SPOILER (click to view)
Avete fatto entrambi un errore non fondamentale, ma comunque l’avete fatto. In un’arena di solito non ci sono casse o comunque pezzi di arredamento che vadano oltre il muro perimetrale, gli spalti e le decorazioni di architettoniche. Quindi avreste dovuto quantomeno chiedervi da dove spuntassero fuori quei contenitori. Occhio all’ambiente, d’ora in poi.
Inoltre tu Pandemonium hai fatto un altro errore nel tuo post: nella serie si mostra che durante l’addestramento Andromeda ha usato comunque delle catene <u>montate su guanti d’arme<u> per prepararlo più adeguatamente ad impugnare le stesse armi per l’Armatura di Andromeda. Questo è un dettaglio che ritenevo implicito, ma che evidentemente così non è stato. Fa niente, ma d’ora in poi riterremo implicito il fatto che tu abbia indossato i guanti d’arme su cui sono avvolte le catene.

Ognuno dei suoi due allievi si voltò e iniziò a prendere confidenza con le proprie riproduzioni delle armi che avrebbero poi padroneggiato una volta che si fossero dimostrati degni di combattere per e con le corazze cui ambivano. Elene in particolare gli rivolse una domanda con uno sguardo completamente diverso: sembrava aver abbandonato il suo atteggiamento scontroso in favore di uno più sinceramente ammirato quando Marcus aveva menzionato il fatto di aver forgiato personalmente ciò che aveva impugnato e che stava cominciando a maneggiare. Lui non rispose per non turbare i suoi sforzi di concentrazione, anche perché sembrava un po’ più in difficoltà rispetto a Kael’thas.
Addirittura la ragazza, pur di migliorare la propria padronanza del cosmo e di conseguenza della catena con le palle chiodate, arrivò al punto di minacciarsi fisicamente lanciando in aria la catena ed esponendosi alle conseguenze della sua ricaduta. Il Cavaliere non fece una piega, ma si preparò ad intervenire con il proprio cosmo: nel caso in cui Elene non fosse riuscita in tempo a padroneggiare la propria risorsa interiore, Marcus avrebbe intercettato quelle palle chiodate una frazione di secondo prima che arrivassero a toccarla. Per fortuna non ce ne fu bisogno e l’arma deviò il proprio corso per influsso del cosmo pochi secondi prima che l’impatto avvenisse. Una manica larga per uno allenato, ma di certo non per i suoi allievi, ancora ai loro esordi nell'uso del cosmo.
Tirando un sospiro di sollievo, gli venne spontaneo pensare: *C’è mancato poco. Spero che non debba arrivare sempre al limite come stavolta, se no questa tra non molto la perdiamo…*
Marcus allora osservò di nuovo entrambi e constatò con sollievo che entrambi stavano diventando capaci di maneggiare le funzioni di base delle loro armi.
Bene, molto bene davvero” disse dopo aver concesso loro cinque minuti per prendere ancor più confidenza con quegli strumenti. “Per rispondere alla tua domanda, Elene, al Grande Tempio siamo solo tre Cavalieri in grado di manipolare il fuoco e tra tutti solo io mi sono dedicato alla forgiatura dei metalli… anche se i miei pezzi spesso non sono in vendita.
Dopo un attimo di pausa, Marcus aggiunse: “È ora che sappiate una cosa: le armi che vi ho forgiato non hanno le stesse proprietà delle armi originali, in quanto nessun umano è in grado di forgiare qualcosa che sia anche solo lontanamente pareggiabile alle Armature che abbiamo qui al Grande Tempio. Ad ogni modo, entrambe le vostre armi si potranno allungare fino a 50 metri complessivi.
Poi guardò il ragazzo a lui sottoposto e aggiunse: “Il tuo caso è particolare, Kael’thas: i tuoi guanti d’arme non hanno proprietà particolari, ma le riproduzioni che porti non sono che pallide imitazioni delle originali: le Catene di Andromeda sono capaci di percepire i nemici e le ostilità circostanti, godono inoltre di vita e di volontà proprie e come tali hanno il loro carattere e il loro ardore.” Dopo una piccola pausa per permettergli di assimilare quei concetti, il Maestro continuò: “Quelle che impugni hanno un proprio cosmo, infuso nel metallo durante il procedimento di forgiatura, che le rendono più leggere e resistenti di qualsiasi altra catena comune. Poiché devono simulare una vera vita, ho dato a quelle catene una particolarità in più, ossia una parte della mia personalità: forse non ve ne siete resi conto finora, ma quando usate il cosmo, voi usate anche i vostri sentimenti per evocarlo e manipolarlo... Ebbene, il cosmo è anche un potente mezzo di enunciazione delle vostre sensazioni e, in certa misura, dei vostri intenti. Allo stesso modo, ora queste catene dispongono di alcune mie linee guida fondamentali, improntate molto alla difesa più che all’offesa. Ti obbediranno se sarai in grado di ottenere influenza e rispetto presso quegli stessi strumenti, altrimenti non ti obbediranno mai quando chiederai loro di difenderti o di attaccare. A maggior ragione dovrai essere capace di mostrare i tuoi sentimenti alle vere Catene e di ottenere il rispetto di quelle entità, oltre che dell’Armatura stessa, separata quanto a coscienza e volontà, dai più celebri strumenti.
La prospettiva di avere a che fare in futuro con ben tre entità distinte e autonome, ognuna con la propria volontà e le proprie peculiari caratteristiche comportamentali poteva non essere molto entusiasmante, ma era giusto che sapesse tutto fin dall’inizio: se avesse ceduto allo sconforto per quel motivo, o peggio ancora se avesse reagito male dopo aver scoperto quel fatto alla fine dell’addestramento, che razza di Cavaliere sarebbe diventato Kael’thas?
Senza aspettare una sua non necessaria replica, Marcus si rivolse alla ragazza e le disse: “Tu Elene non avrai il problema di rapportarti con le tue palle chiodate, ma solo con l’Armatura del Cerbero. Tuttavia anche le palle chiodate originali dovranno essere manipolate con il cosmo affinché tu riesca a combattere.

Dopo qualche secondo, Marcus pensò a qualcosa da far fare loro... e la prima cosa che gli venne in mente fu di iniziare ad insegnare loro i fondamenti della difesa. Ma ad ognuno il suo.
Cominciamo dal principio: Kael’thas, chiedi alla tua catena di proiettare una spirale tutt’intorno a te in modo che ti difenda. Tu invece Elene, ruota quelle catene sopra di te fino a quando non crei una corrente d’aria rotante tutt’intorno a te. Mi raccomando, che sia una corrente abbastanza forte da deviare un corpo fisico che ti venga addosso...
Marcus avrebbe atteso che i due cominciassero i loro esercizi, poi di nascosto avrebbe preso due pietre dal pavimento ormai dissestato dal tempo e dalle intemperie e li avrebbe scagliati contro ognuno dei suoi allievi. Se le difese fossero state ben elaborate, nessuno dei due avrebbe subito nulla da un’offensiva così blanda e quasi puerile.

SPOILER (click to view)
Considerate quindi “l’attacco” nei vostri post e citate le tecniche che vi ho richiesto.
 
Top
°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 15/10/2009, 19:59




Serio era lo sguardo del giovane, che annuì soltanto alle parole del maestro, mentre un brivido gli penetrò nelle membra. Finora nessun dolore lui aveva sentito, solo grande spossatezza. Il suo respiro lento e regolare, i tratti del viso distesi e rilassati, occhi che si mossero ancora un poco sotto le palpebre, per poi quietare il loro moto, facendo cadere il corpo del giovane in uno stato di meditazione, ma quella non era realtà, poiché Kael'thas ora stava viaggiando; viaggio che aveva intrapreso prima, ma che ancora lui non aveva raggiunto, non riuscendo ancora a toccare quei sentimenti che si trovavano nel lato più oscuro e desolato del suo essere, ove avrebbe trovato ciò che tanto lui agoniatamente cercava per far si che le sue catene rispettassero la sua figura.

Buio, solo quello vi era in quel luogo, ma ben presto, una piccola luce.
Luce dai riflessi rosei, che spezzavano quel mar di tenebra.
un'altro lieve tremito scosse il suo corpo, mentre il respiro cominciò ad'accelerare e le sue palpebre a tremare, lasciando che gli occhi vengano rivelati a quell’oscuro mondo che della sua anima fa parte.
Osservava quel nero manto guardingo, quasi diffidente, come del resto, lo era ogni essere umano verso la parte nascosta e sconosciuta di se stessi, che si vorrebbe e non vorrebbe conoscere al contempo, facendo cader l’essere umano nell’atroce dubbio di sapere chi sia realmente e nel vortice dell’assurda paura di saperlo e perdere ciò che ha guadagnato con tanta fatica. Scosse il capo, i suoi capelli nero corvino intorno al suo viso, come a voler rassicurarlo con lievi e delicate carezze; non aveva il tempo di perdersi in ragionamenti filosofici, doveva trovare, doveva trovare se stesso!
Si guardò attorno in quel buio infinito; unica fonte luminosa in tutta quell’oscurità era lui, per questo fenomeno, non si sapeva dar spiegazione, o forse………. O forse si? Mah, chissà! La mente e l’animo umano sono più di quanto contorto esista; non si sa mai cosa può accadere.
Prese ad avanzare, passo fermo e silenzioso; tutto in quell’oscurità si mischiava. L’orientamento non serviva, la geografia diventava solo una futile parola, poiché l'animo umano non aveva limiti, non aveva confini, non era concreto! Cosa astratta a cui l’uomo non può dar limiti e, se credeva di averlo fatto, quei limiti vengono superati, poiché si scopre qualcosa di nuovo su se stessi.

Continua ad avanzar in quell’oscuro limbo, guardandosi attorno, quando, nuovamente quel rumore, quella goccia che cada su di una superficie; inarcò ir sopracciglio, voltandosi verso la sua destra, ma non né era sicuro, poiché il suon si propagava, creando un eco che pareva venire da ogni direzione, confondendogli i sensi; inspirò profondamente, concentrandosi solo e soltanto alla ricerca del suono più limpido e puro che orecchio può percepire.
Ruotò sul posto con calma, analizzando ogni direzione con cura quasi maniacale, finché non si fermò col corpo rivolto interamente alla sua sinistra, incamminandosi silenzioso; passò diverso tempo, neanche lui sapeva dire quanto, anche il significato di tempo in quel limbo ormai era nullo, poiché in tale limbo non ne percepiva gli effetti, restando immutato.
Osservò che il paesaggio sta cambiando pian piano, mostrando una montagna, una montagna composta da roseo cristallo che sembra ossidiana, ma al contempo non lo è, poiché troppo lucido, quasi fosse composto da rosei diamanti che rilucevano di sinistra luce.
Fermò il suo passo, studiando quell’agglomerato di cristallo roseo, alzando di poco il suo viso verso quello che aveva una parvenza di essere un cielo, dove nere nubi si addensavano, lasciando intravedere a sprazzi la carmina luna che contornava quell’oscuro cielo d’ebano.
Scosse piano il capo, chiedendosi dove fosse finito.

Che il mio animo sia così inquieto?

Con passo lento si avvicinò a quella strana struttura “naturale”, nell’intento di trovare un passaggio per entrarvi, ma pareva che non ve ne fosse, poiché sembrava che quella struttura fosse del tutto compatta; ma non demorse, continuando a cercar, finché, qualcosa di liquido e gelido, si scontrò con la sua mano destra, rumore d’acqua corrente, come di una piccola cascata; corrugò la fronte, avanzando, sino a che i suoi piedi andarono a immergersi in un piccolo fiumiciattolo. La mano non sentì il continuo della parete, , intrufolandosi in quella insenatura, bagnando il suo corpo; ebbe un lieve brivido, ma non se ne curo, scostandosi le ciocche bagnate dal viso, per poter veder meglio in quell’oscurità.
Dopo quasi quattro metri di cammino, luce color roseo, come di un fuoco che illuminava una via e poi delle scale. Una lunga scala a chiocciola, composta dallo stesso roseo cristallo, mentre sulle pareti, un esiguo numero di torce illuminava la via, ma nessun calore esse emanavo, se non la sensazione che erano poste lì solo per illuminare e non rendere di certo accogliente quel luogo.

I suoi passi che ticchettavano ritmici sulla superficie cristallina, mentre la mano destra poggiava al muro; un gesto istintivo era il suo, senza motivazione alcuna. Si morse lievemente il labbro inferiore sbuffando indispettito, chiedendosi quanto diavolo fossero lunghe quelle dannate scale, quando, innanzi a lui, si aprì un rettilineo, che sfociava a più o meno dieci metri da dove si trovava lui in un ampia entrata a volta senza porta, dove una tenue luce rosa faceva la sua mostra.
Fermò il suo passo solo per pochi attimi, continuando ad avanzare con sicura lentezza, ma una strana inquietudine, mista ad eccitazione, gli attanagliava le viscere, facendolo sentire strano; esitò un poco prima di oltrepassare la soglia della porta, trovandosi in un enorme salone circolare, dove al suo centro, vi era un lago dalle acque color carminio e, sospeso a più o meno venti metri dalla superficie, un corpo di donna, dai lunghi e lisci capelli d’ametista, che coprivano il nudo corpo di lei, nascondendo e non la diafana pelle di quella creatura sospesa e legata da pesanti catene, sempre dello stesso materiale di cui era conformata quella struttura; il suo passo riecheggiò in quell’ampia sala circolare, fermandosi sulla riva di quell’artificiale lago.
Sollevo il viso Kael'thas, notando che sul soffitto vi era un’apertura, che permetteva alla luna di far filtrar i suoi raggi, ma ora, ciò non gli interessa; la sua attenzione, era ormai concentrata sulla donna in catene.

Fidati delle Catene Kael'thas, se avrai fiducia in loro, loro avranno fiducia in te………”

In un'attimo tutto ritornò alla normalità, gli occhi di Kael'thas si aprirono come i boccioli di una rosa sbocciano in primavera.
tutto sparì, mentre l'arena, il maestro ed Elene tornarono vividi a i suoi occhi.

Devo avere fiducia nelle catene

Pronunciò Kael'thas, ricordando la voce di quella donna incatenata che le aveva detto di fidarsi di loro.
In'un'attimo le braccia si mossero, stringendo con le mani ricoperte dai guanti le due catene, mentre la luce rosea del suo cosmo nuovamente si destava, brillando di un'intensità unica.

Catena di Andromeda disponiti a difesa

Disse con voce ferma e sicura Kael'thas, mentre la catena cominciò a vorticare intorno a lui, in un moto continuo e fluido.

CITAZIONE
Difesa a spirale: che si attiva tramite il comando Catena di Andromeda disponiti a difesa!: la Catena di Andromeda si dispone in circolo vorticando velocissimamente creando una cupola protettiva che fa da scudo al corpo del cavaliere cercando di preservarlo dai colpi nemici, il movimento vorticante inoltre consente alla catena di ribattere le offese avversarie quando possibile.

image

Vide che un oggetto, una pietra per la precisione, si infranse contro la barriera di catene che aveva innalzato.
A quanto pare il maestro voleva metterli seriamente alla prova, non curandosi della loro incolumità, ma più che altro curandosi della loro unione cosmica con le armi.

Edited by °PaNdEmOnIuM° - 16/10/2009, 15:20
 
Top
view post Posted on 22/10/2009, 16:44
Avatar

Just fear me, love me, do as I say, and I will be your SLAVE.
★★★★★

Group:
Member
Posts:
35,402
Location:
Sleepy Hollow

Status:


Il suo maestro era un fabbro?! Questo decisamente migliorava l'opinione che si era fatta di lui. Cavolo, se non vendeva i suoi pezzi voleva dire che li aveva ancora tutti esposti da qualche parte. Si ripromise di chiedergli di mostrarglieli una volta finito quell'addestramento.
Ascoltò attenta le direttive di Marcus. Doveva creare una corrente d'aria col movimento delle catene. Sembrava così semplice detta così...
Strinse la catena tra le mani. Per fare una cosa del genere era ovvio che non bastava la sua forza fisica. Era richiesto l'utilizzo del cosmo. Ma a quanto pareva il cosmo "canino" di cui disponeva non era incline a fare come lei desiderava. Per restare in tema, capiva di dover "addestrarlo" e "addestrarsi". Doveva imparare a richiamare la sua forza e ad usare la ferocia di Cerbero in minor tempo e con minor fatica. Magari anche evitando di ferirsi, come prima aveva tentato di fare.
Si concentrò. Di nuovo fu avvolta dalla luce e la luce passò piano piano alla catena. Una volta avvenuto ciò comprese di avere nuovamente il controllo dell'arma. Ma sarebbe bastato un tale controllo per generare quella corrente d'aria? Doveva provare.
Con un ampio movimento del braccio portò la catena sopra la propria testa e cominciò a ruotarle. La velocità che raggiunse fu elevata, sia per la potenza delle braccia sia per il peso della sfera chiodata. Ma non era abbastanza. Ciò che faceva era puramente fisico. Si concentrò ancora di più. Questa volta sapeva di dover richiamare il cosmo rapidamente. Col tempo sarebbe dovuto divenire un gesto naturale.
« Stupido cane... Cerbero... che la cosa ti vada a genio o no, io userò il tuo cosmo »
« Ragazzina, non hai abbastanza forza per poterti permettere una tale sbruffonaggine »
« Prestami la tua forza. Resta al mio fianco »
« Presuntuosa, perché pensi che accetterò? »
« Perché non hai motivi per rifiutare »

CITAZIONE
image
Vortice della catena
Elene facendo ruotare velocemente la catena sopra la propria testa crea uno spostamento d'aria attorno a sé abbastanza intenso da deviare attacchi fisici e tenere a distanza gli avversari, i quali possono però arrivare a lei con un ulteriore sforzo. Lo spostamento d'aria è meramente fisico e non ha alcuna influenza elementale.

Come una muta risposta affermativa, il cosmo aumentò improvvisamente all'interno della ragazza e si addensò sulla catena. Essa non prese a ruotare più velocemente di prima eppure Elene avvertì che il vento attorno a lei era cambiato. Ebbe la sensazione di trovarsi all'interno dell'occhio di un piccolo ciclone.
Quasi senza accorgersene frantumò la pietra che il maestro le aveva lanciato contro per controllare se la difesa reggeva.
Un sorriso vittorioso si palesò sul volto di lei.
« Grazie, cane »
« Prego, sbruffona »
 
Top
view post Posted on 22/10/2009, 18:52
Avatar

Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

Group:
Saint
Posts:
14,128
Location:
Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

Status:


SPOILER (click to view)
Allora Pandemonium, qui hai commesso due errori: il primo è quello di aver reso ancora la scrttura pesante e poco scorrevole. Il secondo è quello di aver notato un attacco, ma di non averne descritto l'esito. Davo per scontato, avendo tu già giocato, di non dover essere più specifico.


Entrambi i suoi allievi e quasi coetanei mostrarono le proprie doti latenti di manipolatori delle proprie catene, per quanto esse fossero delle semplici imitazioni di artefatti ben più grandi e potenti.
La situazione restò invariata per Kael'thas, mentre per fortuna migliorò notevolmente per quanto riguardava Elene, la quale non ebbe più bisogno di arrivare vicino a subire del male per riuscire a sfruttare il cosmo per difendersi. La roccia lanciata contro Elene si frantumò, mentre quella contro Kael'thas venne deviata dalla copia della catena di Andromeda. Si sarebbe aspettato il contrario, ma non aveva di che recriminare: almeno aveva ottenuto dei risultati apprezzabili.
Ora doveva capire che cosa far fare loro di nuovo. Era meglio restare ancora sulle manovre difensive, ma quali?
Guardò prima l'uno e poi l'altra, poi la ragazza e di nuovo il ragazzo. Le catene erano in entrambi i casi così versatili da sfidare la sua immaginazione... fino a quando non elaborò qualcosa di pazzesco. Tanto pazzesco da poter essere efficace.
"Bene ragazzi. Risultati pregevoli, ma questa è solo una delle difese che potete adottare. Tu in particolare Elene puoi difenderti con la massa delle estremità delle tue catene, specie se le muovi avanti e indietro fino a creare uno sbarramento tale da rendere difficile far passare attacchi a raffica, stile mitragliatrice contro mitragliatrice."
Poi guardò Kael'thas e gli disse: "Le catene di Andromeda sono in grado di fare qualcosa di simile: possono prendere il nemico o il suo attacco mentre questo ancora si avvicina, come la rete di un cacciatore."
Quindi guardò entrambi e disse di nuovo: "Provate a intercettare le pietre che vi tirerò nei modi che vi ho appena esposto."
Fu questione di una frazione di secondo prima che di fianco a lui comparisse un piccolo cumulo di pietre venute da chissà dove... dall'esterno dell'arena prese alla velocità della luce come i bauli che contenevano le sue forgiature, per la precisione. Ma i suoi allievi non erano ancora in grado di vedere movimenti a quella velocità. Subito dopo, iniziò a prendere le pietre e a lanciarle contro di loro ad una velocità ed una forza assolutamente umane.
 
Top
view post Posted on 28/10/2009, 17:13
Avatar

Just fear me, love me, do as I say, and I will be your SLAVE.
★★★★★

Group:
Member
Posts:
35,402
Location:
Sleepy Hollow

Status:


Ascoltò il discorso del maestro con umore nuovo, decisamente più gioviale e meno sulla difensiva. I suoi successi sicuramente centravano parecchio in quel cambio di umore. Ma anche lo scoprire che il suo maestro era un grande fabbro dal quale avrebbe potuto apprendere nuove tecniche per quella professione aveva inciso non poco.
Non era del tutto sicura di aver compreso cosa le avesse chiesto Marcus ma capì subito che doveva pensarci in fretta quando dal nulla vide comparire un cumulo di pietre. Le venne il sospetto che le aveva prese lui poiché il mantello ebbe un'innaturale piega non riconducibile al vento lievissimo che soffiava il quella zona. Che si fosse mosso davvero così velocemente? Sarebbe riuscita anche lei ad acquisire quella velocità inumana?
Strinse forte le catene che ancora teneva fra le mani, pronta a ogni evenienza e con un crescente stato di emozione. Osservò il movimento preciso con cui il maestro raccolse le pietre e prese a lanciarle verso di loro. Le parve veloce ma ormai immaginava che lui sapesse andare molto più veloce di così.
Con un movimento del braccio fece roteare la catena e con una sfera chiodata centrò in pieno una pietra, mandandola in frantumi. La pietra dopo invece la colpì senza troppi preamboli al petto, facendole uscire un rantolo soffocato. Le sarebbe rimasto l'ematoma.
Il motivo per cui non era riuscito a evitare il colpo era chiaro anche a lei: non si era mossa a ripetizione come le aveva consigliato Marcus.
« Dai cane, facciamo sfigurare le catene di Andromeda »
« Detta così la cosa mi piace molto, mocciosa »

Si concentrò e questa volta le risultò molto più facile e immediato richiamare a sé il cosmo e a manifestarlo. Le catene vennero avvolte da una lieve aura verde scuro ed Elene prese a muovere rapidamente le braccia.

CITAZIONE
image
Difesa concatenata
Muovendo in avanti alternativamente e velocemente le braccia, Elene è in grado di creare così tante palle chiodate legate da catene da creare un fitto sbarramento di armi in grado di arrestare l'offensiva dell'avversario. Se le catene lanciate sono intrise di cosmo, la difesa sarà ottima per attacchi cosmici, mentre se sono mere copie della catena originale, possono fermare o smorzare solo attacchi fisici.

Senza rendersi bene conto del come, si accorse di aver moltiplicato le catene, riuscendo senza problemi a controllarle tutte.
Una dopo l'altra tutte i frammenti di pietra vennero sbriciolati dalla forza bruta delle sfere chiodate che non permettevano ai sassi di colpire nuovamente l'aspirante cavaliera. La violenza con cui i proiettili lanciati da Marcus si sgretolavano le fece pensare che forse non era necessario utilizzare il cosmo. A suo rischio decise di "spegnerlo", realizzando quindi di poter creare le copie con la sola volontà. Altro aspetto che decisamente le migliorò l'umore.
 
Top
°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 1/11/2009, 21:13




Anche se vi erano risultati positivi, vi era ancora da lavorare per arrivare a quel livello che li avrebbe permesso di ottenere il rispetto e il controllo delle loro armature.
A quanto pareva questa volta Kael'thas si sarebbe dovuto cimentare in esecuzione ben più difficoltosa della prima, eseguendo un intersecazione delle catene che gli avrebbe permesso di eseguire una difesa ben più strategica e congeniale a un colpo ben assestato.
Così mentre il maestro si cimentava nel lanciare gli oggetti che non erano niente di più che semplici pietre, il ragazzo alzò le sue braccia, cominciando a far fluire il cosmo nelle catene.
Muovendo le braccia da una parte all'altra cercò di far incrociare le due catene, mentre col suo cosmo tentava di far prendere nuovamente vita a gli oggetti, così da eseguire evoluzioni ben più complesse nei movimenti.
Una pietra gli colpì la spalla, facendolo per un attimo cedere, e piegarsi su un ginocchio, portando la mano sinistra a coprire la parte dolorante, no non andava bene, doveva instaurare un rapporto più empatico con le sue armi, così da riuscire a far si che la volontà del suo cosmo riuscisse a piegare le catene alla sua volontà.
Chiuse gli occhi immaginando di essere il vento, che leggiadro muove la sabbia, spostando i piccoli granuli da una parte a l'altra, si doveva essere leggero, leggero nei movimenti, non risultando così pesante e macchinoso.
Ricoprì nuovamente le catene del suo cosmo, andando quasi a danzare nei movimenti, portò prima la catena destra verso l'alto, e concentrandosi cercò di bloccarla, poi prese la catena sinistra e la lanciò verso l'altra catena, cercando di farla incrociare, doveva bilanciare bene il suo cosmo, ne immettendoci troppa energia, ne poca, ma il giusto per far si che i movimenti delle catene non risultassero pesanti.
Continuò a muovere le catene fino a che non furono intrecciate in più punti, fino a creare una fitta rete che si posizionò davanti a Kael'thas.

SPOILER (click to view)
Rete del Cacciatore: La catena di andromeda comincia ad allungarsi e a intrecciarsi fino a formare una fitta rete a quadri che divide il cavaliere di Andromeda dal nemico, tentando di impediare a quest'ultimo di eseguire qualsiasi tipo di attacco.
Inoltre la catena è continuamente attraversata da continui flussi di ettricità che rendono tale tecnica molto versatile e insidiosa.

image


Le pietre lanciate, di risposta vennero bloccate dalla fitta maglia che si era creata, fermando il loro moto e cadendo a terra, ciò che vi era davanti era qualcosa più di una semplice emanazione di cosmo muovendo un oggetto, era la pura essenza del suo cosmo che aveva preso vita creando qualcosa di mutevole e imponente
 
Top
284 replies since 27/8/2008, 20:21   2514 views
  Share