| Di male in peggio: a quanto pareva la controffensiva di Marcus non solo non gli aveva rischiarato la mente con un improvviso dolore, ma anzi lo spronò ulteriormente a cercare di compiere la sua inutile e immotivata vendetta. Simone, nonostante le contorsioni dovute alle ustioni di primo grado, decise di espandere al massimo il proprio cosmo non ancora perfezionato e di scagliare tramite esso i propri corvi contro il Maestro, minacciandolo in maniera incoerente e passando dal "lei" al "tu" senza alcun ordine logico. Il Cavaliere riuscì a capire per eseperienza cosa stesse succedendo: il cosmo dell'allievo non ufficiale non solo stava influenzando i corvi, impartendo loro il comando, ma li stava anche rinforzando e dando loro più forza di quanta ne avrebbero mai avuto in vota loro. Una tecnica molto pericolosa e rischiosa non solo per la sua salute, ma anche per quella delle sue bestie! "Fermati, stupido!" gli urlò addosso Marcus, ma le sue parole giunsero troppo tardi: i corvi gli si avventarono addosso come indemoniati e cominciarono a lasciargli cadere addosso le loro piume. Contrastarli non avrebbe fatto altro che accrescere gli sforzi di Simone e avrebbe comportato un rischio mortale per quelle bestiacce, che, per quanto antipatiche al Cavaliere, avrebbero destabilizzato ancora di più chi aspirava all'Armatura del Corvo. Quindi fece svanire il suo scudo di fuoco, chiuse gli occhi e, dopo aver preso una gran boccata d'aria mentre era ancora in tempo, lasciò che il suo corpo venisse velocemente ricoperto dalle piume. La sensazione di cupa oppressione oscura era notevole e dannatamente fastidiosa, ma doveva sopportarla almeno fino a quando i corvi, una volta ultimata la loro opera, non si fossero allontanati. Tuttavia non li poteva udire per colpa delle loro dannate piume e il fiato che stva trattenendo non era eterno. Presto o tardi, ed era presumibile pensare alla prima ipotesi, l'aria sarebbe finita e allora sarebbero cominciati i guai. Marcus quindi lasciò passare cinque battiti di cuore, poi decise di sfondare l'oppressione causata da Simone mediante il proprio cosmo. Tramite la propria abilità nella manipolazione dell'elemento del Fuoco, Marcus iniziò a ricoprire il proprio corpo di una patina bruciante, che prese istantaneamente fuoco e mandò quindi in fumo tutte le piume. Mentre la patina si disperdeva, Marcus prese un'altra boccata d'aria fresca, seguita da altre boccate affannate prima di riaprire gli occhi verso il cielo ancora grigio e mesto. I corvi, almeno, erano rimasti vivi. *Almeno una buona notizia...* si disse prima di rivolgere uno sguardo di fuoco al giovinetto che era ancora a terra. "Questa volta ti è andata bene, idiota: una pressione del genere non solo ha messo a rischio te, ma anche i tuoi corvi! Se io mi fossi ribellato, la tua scarsa pratica li avrebbe uccisi, come ha ucciso gli altri due pennuti che non hai saputo tenere a debita distanza, nonostante avessi mirato appositamente basso per non arrostirteli!" Un altro respiro leggermente affannato precedette un respiro profondo per calmarsi, quindi aggiunse: "Ora alzati, Simone. Voglio mostrarti una cosa che la tua irruenza e il tuo stupido e ingiusto biasimo non ti hanno lasciato vedere" Quindi si portò vicino ai corvi caduti morti. Li guardò, li soppeso con lo sguardo e constatò ciò che voleva controllare. Era possibile, o almeno così gli sembrava. "Il cosmo dei seguaci di Atena non serve solo ad offendere, ma anche a curare. E' persino possibile a determinate condizioni invertire gli effetti della morte. Per gli esseri umani è necessario un grandissimo cosmo, pari a quello di una divinità e il prezzo sarebbe comunque altissimo... ma per creature piccole come questi corvi, persino tu puoi riparare al male commesso! Ora vieni qui, inginocchiati davanti a loro ed infondi in questi corvi una nuova vita: dà loro la tua forza e lascia che il tuo desiderio di riaverli li riporti indietro." Tuttavia se avesse dbitato, avrebbe ottenuto solo frustranti fallimenti... ma era qualcosa che in fondo non andava specificato.
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