|
Elene di Cerbero Quanta confusione. Non si comprendeva più nulla. Quel che era assolutamente certo era l'ondata di zombie che si stava riversando sulla piazza. Oltre ai non-morti, poteva già scorgere le figure del suo maestro e di altri cavalieri, quelli che in principio erano stati mandati nella gola. Probabilmente fu uno di essi a contattare lei, e a giudicare dall'espressione anche Vhan, telepaticamente. La voce che risuonò nella sua mente le ricordò il ragazzino di cui aveva ascoltato inizialmente lo sproloquio. Di che diversivo stava parlando? Della sfera nera che vide per qualche secondo fluttuare sopra gli zombie? Elene non fece in tempo a formulare ipotesi che la sfera esplose, portandosi via ben due case. Però... Complimenti. " Gli zombi si stanno riversando sulla piazza! " " Lo vedo anche io, 6 occhi! " La situazione era abbastanza tragica, anche perché Elene si stava arrabbiando con il Cerbero partorito dalla sua stessa mente schizofrenica. La sacerdotessa vide che uno dei cavalieri era dotato di catene, come lei. La incuriosì il colore della sua pelle, ma ci diede peso per un attimo solo. Infatti il cavaliere di Cefeo (la ragazza riconobbe l'armatura) era parecchio in crisi. Era suo compito infatti contenere gli zombie con le sue catene e ogni secondo che passava la cosa diventava sempre più difficile. Anche lei poteva usare le catene, forse poteva aiutarlo. In quel mentre però Vhan la interpellò, avvertendola dell'imminente attacco che stava per scagliare. Le stava insomma chiedendo di parargli il culo nel caso avesse consumato troppe energie. Che fare? Badare a Ercole o a Cefeo? Ah, uomini... Elene si spostò dalla traiettoria del colpo del compagno, concentrandosi sugli zombie che si stavano riversando sulla piazza sfruttando la breccia creatasi. « Stai tranquillo che non ti lascio qui! » disse con tono divertito, mentre stava facendo roteare entrambe le catene ai lati del suo corpo. « E il mio nome è Elene » aggiunse, affinché Vhan non fosse più costretto a chiamarla "sacerdotessa". Era lungo e la ragazza non era certa che si sarebbe sempre girata nel sentirsi chiamare così. Poiché non sapeva che effetti avrebbe avuto il colpo dell'Ercole, sfruttando il fatto che possedeva un'arma a distanza e che quindi non era costretta ad allontanarsi dal compagno, la giovane si limitò semplicemente a lanciare e a roteare le catene addosso agli zombi, soprattutto mirando al petto ma anche semplicemente cercando di sballottarli di qua e di là con gli anelli delle catene stesse. Dopo lo sforzo compiuto per liberarsi dal blocco, non se la sentiva di utilizzare delle tecniche cosmiche. In più era divertente anche così. Probabilmente nessuno avrebbe potuto udire i gemiti di divertimento che ogni tanto uscivano dalle sue labbra...
|