Trarre ispirazione dalla costellazione sotto cui si è nati... quindi lei avrebbe dovuta prenderla da Cerbero, in teoria. Più facile a dirsi che a farsi. Volontà e forza interiore comunque non le mancavano di certo. Bastava però comprendere come utilizzarle, verso cosa indirizzarle.
Mentre pensava a ciò ignorò completamente Kael'thas. Se era una cosa "personale" doveva fregarsene del come ci arrivava lui e trovare un proprio metodo. Ma come richiamare la forza di Cerbero?
Chiuse gli occhi, per pensare meglio. Visualizzò nella sua mente il cane a tre teste, guardiano degli inferi. Lo vedeva forte, sinuoso, violento ma ligio al dovere. Doveva essere anche lei così. Doveva anche lei sentirsi così.
Più pensava a Cerbero, più i suoi muscoli si contraevano, come se stessero compiendo uno sforzo fisico.
Nella sua testa vedeva e rivedeva il cane tricefalo affondare i propri canini nelle carni delle anime dannate e lei traeva un lieve piacere da quella vista. Più vedeva quella scena e più sentiva di voler provare anche lei a essere come quella belva. Voleva sentirsi forte e terrificante. Voleva azzannare e graffiare. Voleva scappare... voleva strappare quelle catene che la imprigionavano in quel luogo oscuro che erano gli inferi. Voleva essere ligia al suo dovere ma solo perché ci credeva realmente e non perché vi era costretta. Improvvisamente si rese conto che nella sua visione non stava più guardando Cerbero. Ormai lei era Cerbero, in tutta la sua maestosità e rabbia. Lo sentiva dentro di sé. Le venne voglia di urlare la sua gioia per la sensazione incredibilmente liberatoria. Come se finalmente potesse essere quello che aveva sempre desiderato.
Digrignò visibilmente i denti, mentre la sua fronte era bagnata di sudore per uno sforzo fisico e mentale che non aveva mai fatto prima. Una lieve luce verde scura l'avvolgeva, senza però voler minimamente accrescersi.
Era contenta per la sensazione di sentirsi finalmente Cerbero ma quelle catene non le permettevano di liberarsi. Era come essere a un passo dal traguardo di una corsa ma non riuscire a varcarlo. Per quanto potesse correre e per quanto l'arrivo potesse essere vicino, lei non riusciva a superarlo. La rabbia crebbe in lei, che prese a dimenarsi violentemente nella sua mente per eliminare ogni ostacolo che la separava da quel traguardo. Doveva e voleva andare oltre. Sentiva che una volta superato quel limite, avrebbe potuto essere veramente lei. Dopo un tempo che le sembrò infinito e dopo un dolore che le parve fisico ma che in realtà era solo mentale, finalmente riuscì a spezzare quelle maledette catene nere e a correre via, lontano. Era finalmente forte, sinuosa, violenta, ligia al dovere e libera.
Aprì gli occhi e scoprì di essere avvolta da una forte luce verde scuro. Per un attimo le parve di vedersi avvolta dal corpo del cane tricefalo, come se la stesse coccolando e abbracciando, ma poi comprese che il calore che sentiva non dipendeva da un corpo ma dal Cosmo. Il suo Cosmo.
Finalmente sul suo viso ci fu un vero sorriso radioso per la gioia di ciò che era riuscita a fare ma soprattutto per quello che era riuscita a sentire. In quel momento poco le importava di essere sotto esame. Aveva solo una gran voglia di correre.
Non so minimamente come si riscopra il cosmo perciò ho inventato di sana pianta.