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view post Posted: 1/12/2009, 19:33 La vecchia arena - ~ Grecia
Elene

Fu a dir poco imbarazzante osservare come era riuscito con un'infima mossa ad evitare le sue sfere e a rendere nullo il suo attacco. Era pronta comunque a continuare in qualunque maniera, anche a mani nude se le fosse stato permesso, quando invece il maestro disse a lei e a Kael'yas che li riteneva pronti per guadagnarsi l'armatura che desideravano. Per la felicità di quella conquista il suo istinto combattivo ebbe un arresto.
Sentì quindi le sue membra piene di fatica. Una fatica che aveva ignorato per rabbia, orgoglio e foga ma che ora si faceva sentire in modo fastidioso. Appoggiò un ginocchio al suolo, per lasciare riposare un attimo i muscoli. La cosa migliore da fare sarebbe stato probabilmente stendersi ma non era il caso né il momento.
Improvvisamente avvertì dei suoni provenire dall'interno dell'Arena e, posati gli occhi sul motivo di tanto rumore, si accorse che si trattava di un ragazzino seguito da una donna. Lei era davvero una donna stupenda. Chissà chi era.
La risposta le giunse sentendola parlare. Avrebbe tentato uno di loro due. Per fare ciò doveva essere una Cavaliere. E per di più, meraviglia delle meraviglie, una Cavaliere donna senza maschera! Ma allora era possibile non indossarla! Quindi perché non avevano tutte le donne Saint quella fortuna?
Si alzò in piedi e rispose con un "ciao" gentile la ragazza. Ora che la guardava, capiva che era più giovane di lei. I 20 non doveva ancora averli compiuti. E nonostante ciò le era chiaramente superiore.
Si voltò verso Marcus quando lui le si rivolse per presentarli Violet. E comprese di averci azzeccato in pieno nelle sue supposizioni. Era pure lei, quindi, un Cavaliere d'Argento. Avevano parecchio in comune. E sentì anche una certa affinità con il suo maestro nell'udire che pure lui non condivideva la politica della maschera per le donne. Un altro punto in suo favore, dopo quello del suo essere fabbro.
Lo guardò allontanarsi, capendo che si aspettava che lo scontro iniziasse subito. Lei era stanca e la sua avversaria, oltre a essere probabilmente fresca come una rosa, era chiaramente più forte. Lui non si aspettava neanche lontanamente che Elene potesse vincere. Il che era semplicemente frustrante per una come lei. Dovette però ammettere che la prospettiva di affrontarla l'allettava. Da quella ragazza avrebbe potuto e dovuto apprendere molto.
« Appena mi si libera la catena, sono pronta » fece quindi presente a Violet, allungano una mano in segno di saluto.


SPOILER (click to view)
Sperando che Pandemonium mi liberi le palle. XD
view post Posted: 1/12/2009, 00:03 La vecchia arena - ~ Grecia
Elene

L'aveva presa in giro di nuovo! Con la scusa che era lui stesso a decidere come lei avrebbe dovuto attaccare poteva senza problemi ideare contrattacchi e strategie che, in un normale scontro, non avrebbe potuto probabilmente immaginare. O almeno era quello che si augurava Elene.
Ora Elene si trovava con un lato della catena intrappolata e incastrata da quella di Kael'thas. In effetti il suggerimento del maestro era più che corretto ma le diede terribilmente fastidio che non le avesse permesso di pensarci da sola. Una volta che avesse avuto l'armatura di Cerbero (perché doveva guadagnarla a ogni costo) avrebbe cercato di personalizzare ogni suo attacco. Ne andava del suo orgoglio. E ne andava pure del rapporto che avrebbe avuto con l'armatura stessa.
Di malavoglia dovette concentrarsi per fare esattamente quello che le era stato chiesto.
Concentrò il cosmo e ancora una volta lo trasferì nella catena. Questa ebbe un minimo sussulto e dal nulla apparve una nuova catena.

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Duplicazione della catena
In caso di necessità, Elene è capace di creare due copie della catena con cui tentare di imprigionare l'avversario o di distrarlo. Tuttavia le copie sono più deboli della catena originale.

Questa catena era comparsa a metà della catena primaria. Elene la prese in mano dopo aver mollato quelle bloccate dall'arma di Kael'thas. Ora era come se avesse avuto la solita catena, anche se semplicemente al tatto percepì una differenza tra l'originale e la copia. La copia sembrava più leggera, più fragile, più debole. Questo giocava a suo svantaggio ma sperava che Marcus non lo indovinasse fin da subito. Per questo decise che la copia l'avrebbe scagliata in modo normale verso il maestro, col chiaro intento di distrarlo mentre con il lato di catena originale ancora libero avrebbe scavato la terra.
Catena della talpa
Elene manda sottoterra la sua catena e, mediante il cosmo, la direziona. Grazie a ciò può percepire i movimenti che ci sono sulla crosta terrestre (per esempio i passi del nemico) e colpire dal basso l'avversario. Chiaro è che lo spostamento di terra, se la catena è troppo in superficie, è evidente.

Con la mano sinistra fece roteare la catena originale e quando raggiunse una notevole velocità la sbatté al suolo. Questa, come una talpa, scavò un cunicolo e sparì nel sottosuolo. Era possibile capire che si stava muovendo osservando il fatto che la catena continuava ad allungarsi. Per Elene fu una sensazione strana. Lei era lì, in superficie, davanti a Marcus e a Kael'thas, ma allo stesso tempo si sentiva in un posto buio, scuro e stretto. Percepiva la catena e capiva di poterla direzionare completamente a piacimento. La mandò così a 4 metri di profondità e poi la direzionò verso il Cavaliere della Fornace.
Nel frattempo aveva preso a far girare con la mano destra la catena-copia. Quando le parve di aver raggiunto una considerevole velocità di rotazione la scagliò con tutta la sua forza contro la testa di Marcus. Nel momento in cui la copia avesse raggiunto il maestro, l'originale sarebbe sbucata dal sottosuolo, esattamente sotto di lui, e avrebbe tentato di colpirlo.
« Kael'thas, libera le catene! » lo esortò. Il tono però, stranamente, non era pretenzioso. Era come se lo stesse quasi chiedendo "per favore". Quasi.

view post Posted: 30/11/2009, 18:54 La vecchia arena - ~ Grecia
Elene

Questa volta Marcus rispose con un attacco decisamente fisico, non limitandosi solo a schivare. Il che diede un po' di soddisfazione ad Elene, lieta di essere riuscito a smuoverlo almeno un poco.
Quando lui le fece presente che era caduta in trappola, digrignò i denti più per il fastidio del momento rovinato che per altro. Cavolo, non poteva rispondere all'attacco e basta? Doveva anche farle intendere che non era stata abbastanza furba? Di certo poi il suggerimento che le diede non la fece saltare di gioia. Per sua natura preferiva attaccare piuttosto che difendersi quindi sarebbe giunta anche da sola a quella soluzione.
« Lo so... » sibilò a denti stretti, preparandosi quindi a contrattaccare. Le palle di fuoco procedevano verso di lei in linea retta, parallela al suolo. Secondo quella stessa linea c'era il suo nemico. Perciò doveva creare un attacco che fosse in grado di difenderla dalle palle di fuoco e, allo stesso tempo, di attentare all'incolumità di Marcus. Le sarebbe servito creare qualcosa di simile alla Sensazione della Tempesta ma che fosse totalmente reale. Si concentrò, quindi, lasciandosi pervadere ancora una volta dal cosmo. Si rimise in posizione, stazionandosi per bene con le gambe e portando un pugno indietro, tenendo in mano l'estremità di una palla chiodata.
« Prendi! » sibilò nuovamente mentre sferrava un pugno molto forte in direzione delle palle chiodate.

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Pugno della tempesta chiodata
Elene lancia con un pugno una gran quantità di palle chiodate, legate ognuna ad una catena, in grado di ferire l'avversario con danni contundenti e da lacerazione o di incatenargli varie parti del corpo. A differenza della "Sensazione di tempesta", questa volta il colpo e reale e, utilizzato dopo la tecnica sopracitata, va il più delle volte a segno, essendo il nemico convinto che le sfere siano di nuovo un'illusione.
A differenza della Pioggia di palle chiodate, le palle non svaniscono appena hanno toccato terra, permettendo a Elene di sfruttare le catene alle quali sono attaccate per impedire al nemico di uscire dalla "gabbia" venutasi a formare attorno a lui (se è riuscito a non farsi colpire da nessuna palla). La gabbia serve a rendere difficoltosa la fuga al nemico, dando la possibilità a Elene di attaccarlo senza doverlo rincorrere.

Le palle "incatenate" sfrecciarono rapide dirette senza indugio contro l'attacco del cavaliere della Fornace. Una a una le palle di fuoco furono sopraffatte dalle 17 sfere, che si diressero quindi contro il loro prossimo avversario. Chissà come avrebbe fatto a evitarle. Se mai le avesse semplicemente schivate e le sfere fossero quindi arrivate a toccare il terreno, avrebbe utilizzato la "gabbia" venutasi a formare per tentare un nuovo attacco, anche se lui non lo avesse richiesto.

view post Posted: 27/11/2009, 16:00 La vecchia arena - ~ Grecia
Elene

Le sue palle chiodate illusorie sembrarono piantarsi per terra, dopo aver attraversato Marcus. Quella originale invece giaceva immobile davanti al maestro. Era bastata una palla di fuoco esplosiva per placare il suo attacco. Era davvero umiliante tutto ciò.
Stizzita richiamò la Catena con un colpo secco del braccio. Non riusciva a credere che nulla di quello che avrebbe potuto fare l'avrebbe lasciato indifferente. Non poteva una testarda come lei accettare la sua debolezza. Sentiva che, se mai le avesse chiesto di combattere contro Kael'thas, avrebbe sfogato tutta la sua frustrazione a mani nude, dimenticandosi della sua Catena. Perché era inutile avere tra le mani un arma che non si sapeva usare a dovere.
" Allora allenati, mocciosa. "
" Taci, cane. "

Fortemente decisa a dare il meglio di sé, prese a roteare davanti a sé la catena con violenti e rapidi movimenti dell'avambraccio. Con sguardo concentrato fissò il suo obbiettivo, come per imprimere bene nella "mente" della sua arma la direzione da prendere. E questa volta non ammetteva di perdere, doveva almeno metterlo in difficoltà. Dopo pochi attimi di giri a vuoto, 10 sfere presero ad apparire, generate dalla rotazione. Questa volta ci mise più forza nel lanciare l'attacco perché sapeva che le sfere sarebbero state reali. Questa volta non avrebbe dovuto schivare una sola palla ma 11.

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Pioggia di palle chiodate
Ruotando velocemente a catena davanti a sé, Elene è in grado di generare, tramite il suo cosmo, diverse palle chiodate slegate dalla catena che tenteranno di colpire l'avversario in linea retta o a parabola, a seconda di come deciderà lei. Più sono le sfere generate, più difficile è controllare in modo preciso la loro traiettoria. Una volta colpito il suolo, le sfere svaniscono.

Questa volta non doveva mirare a un punto preciso perché il diametro dell'attacco raggiungeva il metro e mezzo. Le sfere si mossero con un moto rettilineo a una velocità più elevata rispetto a quella dell'attacco precedente.

view post Posted: 26/11/2009, 16:44 La vecchia arena - ~ Grecia
Elene

Digrignò i denti quando vide Marcus schivare il suo attacco semplicemente abbassandosi. Doveva aumentare anche la velocità del colpo, non solo la potenza. Almeno la sua catena non si intrecciò con quella di Andromeda. Sarebbe stato esilarante doverle snodare, in quella circostanza.
Ora comunque le direttive erano altre. Con uno strattone tirò fuori la palla chiodata dal muro e la attirò a sé, stando bene attenta a tentare di colpire alle spalle Marcus. Sapeva che avrebbe schivato l'attacco ma il suo istinto bellicoso e violento la spinsero ad agire così. Era una specie di sfogo.
Quando la catena tornò al suo posto, Elene prese a pensare al da farsi. Una tecnica finta... Insomma, un'illusione? Era la Catena di Cerbero in grado di creare illusioni?
Come per concentrarsi meglio e non mostrare al maestro che non sapeva che pesci pigliare, prese a far roteare sia a destra che a sinistra una palla chiodata.
Prese a ragionare su come il suo precedente attacco era fallito. Marcus era veloce e non aveva avuto difficoltà nello schivare un singolo attacco da parte sua. Ma se gliene fosse arrivato uno multiplo? Se avesse nascosto il suo vero attacco confondendolo in mezzo ad altri 10 o 20?
Arrestò la sfera chiodata, prendendo la catena vicino al punto di fusione tra quella e la palla. Posizionò le gambe una davanti all'altra, per darsi maggior spinta ed avere maggior equilibrio. Si concentrò e venne avvolta dall'ormai familiare aura verde scuro, che inglobò anche la Catena. Tirò indietro il braccio destro, come a voler lanciare un pugno a vuoto, e lo scagliò poi verso Marcus.

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Sensazione di tempesta
Elene dà l'impressione di lanciare con un pugno una gran quantità di palle chiodate, stavolta legate ognuna ad una catena, che nascondono quella originale, rendendo difficile al nemico comprendere da che parte essa arrivi. Essendo questa un'illusione, il numero di palle potrà essere molto alto e saranno facilmente controllabili.

Con grande potenza e una discreta velocità, la sua palla chiodata prese a viaggiare nuovamente in direzione del petto del maestro. Questa volta però era attorniata da ben quindici sfere gemelle all'originale. Tutte, nonostante la differente inclinazione, puntavano al torace del Cavaliere della Fornace. In questo modo lui non avrebbe potuto decidere qual'era l'originale semplicemente comprendo la destinazione dei vati attacchi. Purtroppo sarebbe stato evidente che il suo era un attacco illusorio proprio perché era stato così esplicitamente richiesto.



SPOILER (click to view)
Chiedo scusa per il ritardo.
view post Posted: 10/11/2009, 12:05 La vecchia arena - ~ Grecia
Elene

Non si faceva problemi a esprimere ciò che sentiva perciò lasciò libero il sorriso di soddisfazione per essere stata migliore del suo compagno. Insomma, non era difficile comprendere che lei fosse una tipa competitiva all'ennesima potenza, no?
Forse fu proprio per quella distrazione dovuta all'autocompiacimento che non si accorse dell'indietreggiare del suo maestro. Quando tornò a guardarlo lo trovò due metri circa più indietro.
Ascoltò attentamente le istruzioni impartite. Le si chiedeva un qualcosa di facile. Troppo, forse. Insomma, che ci voleva a lanciargli la palla addosso? Ma forse non era difficile l'esecuzione, quanto invece lo era provocare un risultato "devastante".
Decisa a farcela, prese a far roteare sopra la propria testa la catena. Il rumore provocato dalla sfera in movimento diventava sempre più forte e fastidioso.
Marcus le aveva chiesto una "sferzata davvero terribile". Che andasse usato il cosmo? Beh, non sarebbe stato un problema, poiché ormai aveva capito come fare. Ora quello che doveva evitare era più che altro la lussazione della spalla. Il braccio si stava stancando di far girare la sfera, era il momento di agire. Concentrandosi immise nelle catene il cosmo di Cerbero. Il tutto avvenne in un secondo, segno che ormai stava imparando a farlo più spontaneamente. Quando si sentì pronta lanciò la sfera in direzione del maestro.

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Sferzata devastante
Caricando il cosmo nella palla chiodata durante la rotazione della catena sopra la propria testa, Elene carica l'arma di una potenza superiore al normale, in modo da generare un impatto normalmente impossibile. Si tratta di un colpo cosmico.

Lo lanciò diretto al petto di Marcus. Era la zona più grande e più facile da mirare e colpire. Non si fece alcuno scrupolo e non si pose alcun problema. Era certa che un cavaliere che si era guadagnato la carica di Maestro non avrebbe dovuto aver problemi con un attacco del genere. E poi, dentro di sé, sperava davvero di fargli qualcosa, anche solo un graffio, per dimostrare che anche lei valeva e non andava sottovalutata.

view post Posted: 9/11/2009, 14:58 La vecchia arena - ~ Grecia
Elene

Non faceva a tempo a congratularsi con se stessa per i risultati che subito arrivava una richiesta a farle dubitare delle capacità appena acquisite. Osservò il suo maestro. Sembrava sereno, come se fosse convinto che entrambi i suoi allievi ce l'avrebbero fatta. Certo, le Catene di Andromeda erano più facili da usare senza ferire. Le sue, invece, con quelle palle chiodate, ferivano senza il minimo sforzo.
Come convincere la catena a non ferire Marcus? Prima, per ottenerne il controllo, aveva rischiato di ferirsi da sola. Ma in quel caso ne andava della sua incolumità. Cerbero avrebbe reagito allo stesso modo ora che si trattava di qualcun altro?
Bah, era inutile pensare a Cerbero come qualcosa di diverso da sé. Il Cerbero di cui sentiva la voce era una rappresentazione mentale che la stessa Elene aveva creato per aiutarsi nel controllo. Quindi doveva essere in grado, da sola, di muovere le catene, senza dover parlare con un cane pulcioso tricefalo.
« Attenta a come parli »
Un minimo sorriso si aprì sul volto di lei. Nonostante sapesse che non c'era nessuno nella sua testa a parlarle, a quanto pareva ormai avrebbe dovuto convivere, almeno nell'immediato futuro, con quella creazione. Chissà, poteva essere divertente, oltre che da schizofrenici.
« Non dobbiamo fargli male »
« Dipende da te, mocciosa »
« Lo so, ma mi piace avere un cane tricefalo che mi ringhia contro nella mia testa »
Ignorando quello scambio di battute, infuse nell'arma che teneva in mano il suo cosmo. Doveva ottenere un perfetto controllo della catena. Probabilmente qualcuno ben allenato nell'uso di quell'arma sarebbe stato in grado di farle fare quella semplice mossa senza l'utilizzo di alcun cosmo. Ma lei era la prima volta che lo prendeva in mano e non era il caso di piantare uno o più chiodi nel braccio di Marcus.
Prese quindi a far roteare al suo fianco una delle estremità della catena, cercando di prendere la mira. Quando si sentì abbastanza sicura, la lanciò con un gesto fulmineo della spalla e del braccio. La catena rapidamente oltrepassò il braccio destro teso del maestro per poi, con la sua volontà espressa in cosmo, ordinare alla catena di tornare indietro e avvolgere il braccio del maestro. Rimase soddisfatta di sé quando la sua catena fece due giri attorno all'arto del Cavaliere della Fornace per poi penzolare verso il basso.

view post Posted: 28/10/2009, 17:13 La vecchia arena - ~ Grecia
Ascoltò il discorso del maestro con umore nuovo, decisamente più gioviale e meno sulla difensiva. I suoi successi sicuramente centravano parecchio in quel cambio di umore. Ma anche lo scoprire che il suo maestro era un grande fabbro dal quale avrebbe potuto apprendere nuove tecniche per quella professione aveva inciso non poco.
Non era del tutto sicura di aver compreso cosa le avesse chiesto Marcus ma capì subito che doveva pensarci in fretta quando dal nulla vide comparire un cumulo di pietre. Le venne il sospetto che le aveva prese lui poiché il mantello ebbe un'innaturale piega non riconducibile al vento lievissimo che soffiava il quella zona. Che si fosse mosso davvero così velocemente? Sarebbe riuscita anche lei ad acquisire quella velocità inumana?
Strinse forte le catene che ancora teneva fra le mani, pronta a ogni evenienza e con un crescente stato di emozione. Osservò il movimento preciso con cui il maestro raccolse le pietre e prese a lanciarle verso di loro. Le parve veloce ma ormai immaginava che lui sapesse andare molto più veloce di così.
Con un movimento del braccio fece roteare la catena e con una sfera chiodata centrò in pieno una pietra, mandandola in frantumi. La pietra dopo invece la colpì senza troppi preamboli al petto, facendole uscire un rantolo soffocato. Le sarebbe rimasto l'ematoma.
Il motivo per cui non era riuscito a evitare il colpo era chiaro anche a lei: non si era mossa a ripetizione come le aveva consigliato Marcus.
« Dai cane, facciamo sfigurare le catene di Andromeda »
« Detta così la cosa mi piace molto, mocciosa »

Si concentrò e questa volta le risultò molto più facile e immediato richiamare a sé il cosmo e a manifestarlo. Le catene vennero avvolte da una lieve aura verde scuro ed Elene prese a muovere rapidamente le braccia.

CITAZIONE
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Difesa concatenata
Muovendo in avanti alternativamente e velocemente le braccia, Elene è in grado di creare così tante palle chiodate legate da catene da creare un fitto sbarramento di armi in grado di arrestare l'offensiva dell'avversario. Se le catene lanciate sono intrise di cosmo, la difesa sarà ottima per attacchi cosmici, mentre se sono mere copie della catena originale, possono fermare o smorzare solo attacchi fisici.

Senza rendersi bene conto del come, si accorse di aver moltiplicato le catene, riuscendo senza problemi a controllarle tutte.
Una dopo l'altra tutte i frammenti di pietra vennero sbriciolati dalla forza bruta delle sfere chiodate che non permettevano ai sassi di colpire nuovamente l'aspirante cavaliera. La violenza con cui i proiettili lanciati da Marcus si sgretolavano le fece pensare che forse non era necessario utilizzare il cosmo. A suo rischio decise di "spegnerlo", realizzando quindi di poter creare le copie con la sola volontà. Altro aspetto che decisamente le migliorò l'umore.
view post Posted: 22/10/2009, 16:44 La vecchia arena - ~ Grecia
Il suo maestro era un fabbro?! Questo decisamente migliorava l'opinione che si era fatta di lui. Cavolo, se non vendeva i suoi pezzi voleva dire che li aveva ancora tutti esposti da qualche parte. Si ripromise di chiedergli di mostrarglieli una volta finito quell'addestramento.
Ascoltò attenta le direttive di Marcus. Doveva creare una corrente d'aria col movimento delle catene. Sembrava così semplice detta così...
Strinse la catena tra le mani. Per fare una cosa del genere era ovvio che non bastava la sua forza fisica. Era richiesto l'utilizzo del cosmo. Ma a quanto pareva il cosmo "canino" di cui disponeva non era incline a fare come lei desiderava. Per restare in tema, capiva di dover "addestrarlo" e "addestrarsi". Doveva imparare a richiamare la sua forza e ad usare la ferocia di Cerbero in minor tempo e con minor fatica. Magari anche evitando di ferirsi, come prima aveva tentato di fare.
Si concentrò. Di nuovo fu avvolta dalla luce e la luce passò piano piano alla catena. Una volta avvenuto ciò comprese di avere nuovamente il controllo dell'arma. Ma sarebbe bastato un tale controllo per generare quella corrente d'aria? Doveva provare.
Con un ampio movimento del braccio portò la catena sopra la propria testa e cominciò a ruotarle. La velocità che raggiunse fu elevata, sia per la potenza delle braccia sia per il peso della sfera chiodata. Ma non era abbastanza. Ciò che faceva era puramente fisico. Si concentrò ancora di più. Questa volta sapeva di dover richiamare il cosmo rapidamente. Col tempo sarebbe dovuto divenire un gesto naturale.
« Stupido cane... Cerbero... che la cosa ti vada a genio o no, io userò il tuo cosmo »
« Ragazzina, non hai abbastanza forza per poterti permettere una tale sbruffonaggine »
« Prestami la tua forza. Resta al mio fianco »
« Presuntuosa, perché pensi che accetterò? »
« Perché non hai motivi per rifiutare »

CITAZIONE
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Vortice della catena
Elene facendo ruotare velocemente la catena sopra la propria testa crea uno spostamento d'aria attorno a sé abbastanza intenso da deviare attacchi fisici e tenere a distanza gli avversari, i quali possono però arrivare a lei con un ulteriore sforzo. Lo spostamento d'aria è meramente fisico e non ha alcuna influenza elementale.

Come una muta risposta affermativa, il cosmo aumentò improvvisamente all'interno della ragazza e si addensò sulla catena. Essa non prese a ruotare più velocemente di prima eppure Elene avvertì che il vento attorno a lei era cambiato. Ebbe la sensazione di trovarsi all'interno dell'occhio di un piccolo ciclone.
Quasi senza accorgersene frantumò la pietra che il maestro le aveva lanciato contro per controllare se la difesa reggeva.
Un sorriso vittorioso si palesò sul volto di lei.
« Grazie, cane »
« Prego, sbruffona »
view post Posted: 13/10/2009, 22:39 La vecchia arena - ~ Grecia
Quando l'aura rossa coprì la sua parte di cosmo, Elene ritirò la mano d'istinto. Osservò quindi come la zona che poco prima stringeva era mutata diventando simile a una mazza, poiché più spessa e visibilmente più pesante. Subito dopo il maestro ruotò sopra di sé l'asta mutata provocando due rumori distinti per poi fingere un affondo verso Keal'thas e una bordata verso Elene, che d'istinto tentò di schivare rendendosi subito conto che non ce ne sarebbe stato bisogno. Guardò storto il cavaliere, chiedendogli mutamente il perché di quella sceneggiata. La spiegazione giunse subito dopo e fu alla fin fine esauriente.
Dopo di che chiese loro di usare i loro cosmi su artefatti da lui forgiati. Aspetta, forgiati? Da lui?
« Siete un fabbro? » chiese ammirata mentre sbirciava dentro alla propria cassa. Dentro vi trovò una catena con alle estremità due palle chiodate. Era una copia della Catena di Cerbero, senza dubbio. Allungò le mani per prenderla in mano e quando toccò il metallo sentì qualcosa. Una sensazione simile a quella provata toccando la barra. Tirò quindi fuori l'arma dalla cassa. Il peso era meno di quello che si sarebbe aspettata. Fece dondolare le sfere, come per comprendere il metodo giusto per usarle. Certo, non era una semplice arma. Una volta imparata ad usare, questa si sarebbe mossa a suo piacimento. Ma utilizzarla anche in modo più umano avrebbe potuto salvarle la vita.
Cercò di entrare in sintonia con la Catena. Aveva capito di dover immettere dentro di essa il proprio cosmo, come aveva fatto precedentemente con l'asta. Ma ora, chissà perché, non le veniva. Prima aveva immaginato di essere lei stessa la Catena di Cerbero. Perché ora che aveva in mano una copia non riusciva più a richiamare quelle sensazioni? Cosa sbagliava?
Si concentrò meglio, facendo sempre oscillare le sfere, come se fossero pendoli di un orologio.
Cerco di richiamare il Cerbero nella sua testa, per potersi trasformare ancora una volta in catena. Eppure non accadde nulla. Riaprì gli occhi, non riuscendo a capacitarsi della cosa. Perché non riusciva più? Non era abbastanza motivata? Cosa doveva fare per costringere il cane tricefalo a mostrare la sua forza?
Osservò a lungo la sfera chiodata che prese in mano. All'improvviso, quasi d'istinto, la lanciò in aria, usando una discreta forza. Questa, una volta raggiunta la massima altezza, prese a scendere, puntando proprio sul viso della ragazza. Elene intanto guardava verso l'alto, pronta a ricevere il colpo.
« Stupido cane, muoviti! » pensò qualche attimo prima che la sfera raggiungesse il suo viso. Nella sua mente risuonarono tre ringhiate e improvvisamente davanti ai suoi occhi apparve Cerbero, più furioso che mai. A quel punto riuscì nuovamente a trasformarsi in catena e in contemporanea a ciò la falsa Catena deviò autonomamente il suo percorso, come non volesse colpire la propria "padrona".
Lieta di esserci riuscita, Elene cominciò a "giocare" con la catena, allungandola e accorciandola a piacimento, provando a vedere fino a che punto poteva modificarla. Chissà come si sarebbe comportata una volta avuta in mano la vera catena. Prima di allora avrebbe dovuto imparare a controllare quella falsa senza alcun problema e senza rischiare di ammazzarsi.
view post Posted: 12/10/2009, 19:38 Salve ^--^ - ~ Arrivi & Partenze
Ciao Zandros, ti ricordi di me? =)
view post Posted: 9/10/2009, 16:25 La vecchia arena - ~ Grecia
Controllo. Impossibile controllare una bestia come Cerbero. Il cane tricefalo era il simbolo dell'indomabilità, della violenza e della forza. Non si poteva controllare. Era come voler controllare un fiume in piena. Proprio per questo non era riuscita a riassorbire il cosmo la cui luce avvolgeva ancora il corpo della blacksmith.
Decisa afferrò un'estremità dell'asta e ignorò nuovamente le azioni del compagno di allenamento. C'era riuscita già una volta a compiere per bene il suo dovere senza dover osservare le sue mosse. Ce l'avrebbe fatta anche questa volta. Strinse il pugno libero, nello sforzo di concentrarsi. Doveva trovare il modo di controllare il cosmo dentro di lei che nella sua mente prese nuovamente la forma di Cerbero. Questa volta non impersonava l'animale il quale ringhiava inferocito nella sua direzione in modo fiero, come a sfidarla. La stava proprio sfidando a riuscire a catturarlo. Ma come si poteva controllare una forza del genere?
Intanto sull'asta il suo cosmo era instabile. Continuava ad andare avanti e indietro senza mai raggiungere la mano del maestro.

Dentro la sua testa lo scontro di sguardi tra i due esseri così simili ma così diversi continuava.
"Lasciati controllare!" gli chiese lei, cercando di avvicinarsi.
"Credi che io, Cerbero, guardiano degli inferi, mi lasci comandare da te? Sei solo una ragazzina!" rispose lui con voce tuonante, tanto che fece tremare la terra circostante.
Elene strinse i denti e richiamò a sé tutto il suo equilibrio per non cadere. Cosa poteva fare? Combattere a mani nude, come fece il grande Ercole era fuori discussione. Eppure il guerriero per eccellenza non lo aveva ucciso. Lo aveva solo... incatenato! Ecco cosa doveva fare! Doveva essere lei la catena. La catena di Cerbero.
Appena arrivò alla soluzione, sentì come se si stesse espandendo nello spazio, come se la sua visione del mondo fosse all'improvviso mutata. E si ritrovò a essere la sinuosa e potente catena capace di controllare un tale mostro. Si scagliò conto di esso e si avviluppò al suo collo, non per ucciderlo ma per comandarlo, come fece l'eroe. Il cane a tre teste si dimenò, cercando di sfuggire alla presa di Elene ma alla fine la ragazza-catena ebbe la meglio.

A quel punto Elene si destò dalla sua meditazione. Aprì gli occhi e vide che la luce di Cerbero avvolgeva l'asta dall'estremità che lei teneva fino alla mano del maestro. Sorrise, consapevole di avercela fatta ancora una volta.
view post Posted: 4/10/2009, 23:31 La vecchia arena - ~ Grecia
Trarre ispirazione dalla costellazione sotto cui si è nati... quindi lei avrebbe dovuta prenderla da Cerbero, in teoria. Più facile a dirsi che a farsi. Volontà e forza interiore comunque non le mancavano di certo. Bastava però comprendere come utilizzarle, verso cosa indirizzarle.
Mentre pensava a ciò ignorò completamente Kael'thas. Se era una cosa "personale" doveva fregarsene del come ci arrivava lui e trovare un proprio metodo. Ma come richiamare la forza di Cerbero?
Chiuse gli occhi, per pensare meglio. Visualizzò nella sua mente il cane a tre teste, guardiano degli inferi. Lo vedeva forte, sinuoso, violento ma ligio al dovere. Doveva essere anche lei così. Doveva anche lei sentirsi così.
Più pensava a Cerbero, più i suoi muscoli si contraevano, come se stessero compiendo uno sforzo fisico.
Nella sua testa vedeva e rivedeva il cane tricefalo affondare i propri canini nelle carni delle anime dannate e lei traeva un lieve piacere da quella vista. Più vedeva quella scena e più sentiva di voler provare anche lei a essere come quella belva. Voleva sentirsi forte e terrificante. Voleva azzannare e graffiare. Voleva scappare... voleva strappare quelle catene che la imprigionavano in quel luogo oscuro che erano gli inferi. Voleva essere ligia al suo dovere ma solo perché ci credeva realmente e non perché vi era costretta. Improvvisamente si rese conto che nella sua visione non stava più guardando Cerbero. Ormai lei era Cerbero, in tutta la sua maestosità e rabbia. Lo sentiva dentro di sé. Le venne voglia di urlare la sua gioia per la sensazione incredibilmente liberatoria. Come se finalmente potesse essere quello che aveva sempre desiderato.
Digrignò visibilmente i denti, mentre la sua fronte era bagnata di sudore per uno sforzo fisico e mentale che non aveva mai fatto prima. Una lieve luce verde scura l'avvolgeva, senza però voler minimamente accrescersi.
Era contenta per la sensazione di sentirsi finalmente Cerbero ma quelle catene non le permettevano di liberarsi. Era come essere a un passo dal traguardo di una corsa ma non riuscire a varcarlo. Per quanto potesse correre e per quanto l'arrivo potesse essere vicino, lei non riusciva a superarlo. La rabbia crebbe in lei, che prese a dimenarsi violentemente nella sua mente per eliminare ogni ostacolo che la separava da quel traguardo. Doveva e voleva andare oltre. Sentiva che una volta superato quel limite, avrebbe potuto essere veramente lei. Dopo un tempo che le sembrò infinito e dopo un dolore che le parve fisico ma che in realtà era solo mentale, finalmente riuscì a spezzare quelle maledette catene nere e a correre via, lontano. Era finalmente forte, sinuosa, violenta, ligia al dovere e libera.
Aprì gli occhi e scoprì di essere avvolta da una forte luce verde scuro. Per un attimo le parve di vedersi avvolta dal corpo del cane tricefalo, come se la stesse coccolando e abbracciando, ma poi comprese che il calore che sentiva non dipendeva da un corpo ma dal Cosmo. Il suo Cosmo.
Finalmente sul suo viso ci fu un vero sorriso radioso per la gioia di ciò che era riuscita a fare ma soprattutto per quello che era riuscita a sentire. In quel momento poco le importava di essere sotto esame. Aveva solo una gran voglia di correre.

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Non so minimamente come si riscopra il cosmo perciò ho inventato di sana pianta.
view post Posted: 3/10/2009, 18:50 La vecchia arena - ~ Grecia
Nefasto per gli innocenti? No, decisamente non sarebbe stato quello l'obbiettivo. Anche se sicuramente sarebbe stato divertente fargli venire i sensi di colpa per aver addestrato un'assassina.
Quando Marcus chiese loro se sapessero cosa fosse la risorsa primaria di un Cavaliere stava per rispondere ma, come sempre a quanto pareva, il tipo la precedette con una definizione "copiata dal manuale". Sicuramente lei sarebbe stata più terra terra con i termini. Ma più fastidioso di quel modo pomposo di parlare fu sicuramente il fatto che il tipo aggiunse che lui sapeva come esternarlo. Cazzo, che umiliazione! Lei non era capace! Lo aveva visto fare alla Cavaliere donna che era passata per la sua città ma non le era mai stato spiegato come fare.
Digrignò i denti, senza emettere alcun suono, mentre osservata come il tipo veniva avvolto da una specie di luce brillante che si espandeva ogni secondo di più.
Incrociò le braccia, guardando da un'altra parte. Era già imbarazzante quello che doveva dire, senza dover anche guardare negli occhi il maestro.
« Io non lo so fare... » disse solo con un tono davvero esasperato.
view post Posted: 2/10/2009, 22:48 La vecchia arena - ~ Grecia
SPOILER (click to view)
Quanta poesia. XD


E ti pareva che non poteva accettarli e basta? Anche le domande trabocchetto doveva fare loro. Come se la situazione non fosse già abbastanza imbarazzante. Rimase comunque un po' spiazzata da un quesito che non si aspettava e a cui non aveva pensato. In effetti se fosse riuscita a prendere quell'armatura sarebbe stata gerarchicamente superiore sia a Marcus che a Kael'thas. Decisamente una bella prospettiva...
Ascoltò la risposta del giovane di fianco a lei. Sembrava un discorso preparato in precedenza. Le venne da sorridere malignamente, anche se un secondo dopo ritornò seria. Trovava fastidiosa la falsa modestia. Quasi quanto trovava fastidiosi i discorsi sul destino, essendo lei fermamente convinta che una tale disgrazia non esistesse. Pensava fosse da ipocriti dare la colpa al destino per qualcosa accaduto.
Non appena Kael'thas smise di parlare si infilò nel discorso.
« Mi sono prefissata un obbiettivo e per portarlo a termine ho bisogno di questa armatura. Probabilmente è un progetto più grande di me ma voglio credere che mi sia possibile realizzarlo. Non sono intenzionata a dire una cosa che mi tengo dentro da tempo a due persone che ho appena conosciuto, anche se una di queste diventerà mio maestro » rispose, sapendo si giocarsi un futuro rapporto maestro/allievo in quelle poche parole. Ma non era nella sua natura trattenersi o pensare alle conseguenze.
« Sul motivo per cui dovreste addestrarmi sapendo che creereste un vostro superiore... non so dar risposta. Non riesco a immedesimarmi in voi, non riesco a trovare un motivo. A me basta sapere che ormai sono vostra allieva » aggiunse, sempre più convinta di aver completamente sbagliato risposta ma in fondo sempre più decisa a non cambiare il suo carattere per qualcuno che aveva appena incontrato. Se col tempo quel Marcus si fosse dimostrato degno del suo rispetto, avrebbe usato più educazione.
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