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Una volta passata l'urgenza, iniziò a riflettere sulla situazione di cui era testimone e protagonista al tempo stesso. Aveva percepito un afflato cosmico e ciò lo aveva indotto ad agire tempestivamente salvando la vita della ragazza, pur con un notevole dispendio di energia, ma solo in quel momento si stava rendendo conto del fatto che se lei fosse stata capace di usare il proprio cosmo, probabilmente non sarebbe stata ridotta in quel modo e lui non l'avrebbe trovata nel suo stato. Anzi, forse avrebbe anche potuto curarsi da sola... e proprio quella considerazione lo portò ad un'altra conseguenza: probabilmente la ragazza, chiunque lei fosse, doveva aver risvegliato il proprio cosmo spontaneamente. In situazioni disperate la maggior parte delle persone cadeva, incapace di trascendere i propri limiti, ma alcune li superavano e riuscivano a generare spontaneamente delle potenzialità che altrimenti non avrebbero saputo sviluppare né tantomeno di possedere. Anche lui da bambino aveva vissuto la stessa esperienza, sebbene poi il cosmo fosse rimasto quiescente in lui per molti anni a venire, fino a quando non fu arrivato al Grande Tempio e il suo Maestro non lo aiutò a risvegliare completamente il cosmo racchiuso dentro di sé. Nel caso di quella ragazza invece, l'esperienza non si sarebbe potuta ripetere, perché difficilmente avrebbe dimenticato tutto, a cominciare dal fatto di essere svenuta moribonda e di essersi risvegliata completamente illesa. Avrebbe voluto sospirare, invece mantenne lo sguardo fermo sulla ragazza e aspettò che la sua tosse si placasse un po' prima di rispondere alla sua domanda: "Il mio nome è Marcus" le disse in greco. "E come credo immaginerai, non sono un turista che passava di qui per caso. Come ti senti?" Avrebbe voluto spiegarle molte cose, ma prima di tutto doveva accertarsi che stesse abbastanza bene da comprendere quello che le avrebbe poi detto.
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