La vecchia arena, Luogo di addestramento di Marcus della Fornace.

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view post Posted on 25/9/2009, 23:07
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Elene era decisa ad arrivare fino in fondo. La testardaggine faceva parte del suo pessimo carattere. Dopo aver incontrato quella Cavaliere donna si era messa in testa di diventarlo pure lei. Pensava così che sarebbe stata in grado di abolire quella stupida e discriminante legge sulla maschera.

Era stata quindi indirizzata in quel luogo, la vecchia arena, proprio da quel Cavaliere donna. Le era stato detto che lì vi era un maestro, un uomo chiamato Marcus della Fornace. Non aveva saputo altro di lui, se non, appunto, dove trovarlo. Aveva ricevuto una pergamena, da consegnargli, per potergli provare chi era. Sparava bastasse perché lui la prendesse come allieva.

SPOILER (click to view)
Non avevo idee... come sempre. XD
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 1/10/2009, 11:03




Camminava a passo spedito per le vie della città di Atene, non sapeva molto di quel luogo dove si doveva recare non avendo informazione specifiche su cosa lo aspettasse, l'unica informazione che aveva ottenuto era la destinazione e il nome di colui che doveva incontrare, un certo Marcus della Fornace che lo avrebbe istruito sulla via da intraprendere per diventare cavaliere.
Cavaliere, era diventato il suo obiettivo, dopo avere visto nel fuoco sacro dell’oracolo la dea Atena che indicandolo con il braccio gli aveva dato una nuova missione, una missione che avrebbe cambiato il suo anonimo stile di vita, fatto di evocazioni e preghiere alle pendici di un monte dove per qualche ragione non sentiva casa sua.
Sua Madre lo aveva sempre indirizzato cercando di impartirgli le migliori delucidazioni sulla via del culto di Demetra, Dea di quel tempio che sentiva così piccolo e stretto.
Il mondo dei cavalieri lo aveva sempre affascinato, forse anche per il fatto che il padre di cui non aveva nessuna informazione era uno di loro, pronunciare quella parola al cospetto della madre era sempre una ferita che veniva riaperta intristendo la donna che con sguardo severo incrociava lo sguardo del figlio facendogli capire che tale argomento era Tabù e che non doveva essere menzionato al suo cospetto.
Ma chiedere a un Aquila di fare una vita terrena è un qualcosa di utopico e impossibile, perché, nel cuore di Kael’Thas bruciava un fiamma indomita che non si poteva domare o sopire, e il fatto che la Dea lo avesse chiamato era la prova più marcata e tangibile di quale fosse il suo destino.
Quella pergamena che teneva stretta nella sua mano era quel lasciapassare per un cammino leggendario, un cammino che avevano intrapreso prima di lui uomini straordinari cambiando la storia con le loro gesta.
Già il suo peregrinare, dopo aver dato notizia a sua madre della sua scelta di percorrere un'altra strada, la sua casa era diventato il mondo.
Il viaggio per arrivare in quel luogo fu davvero lungo e faticoso ma abbastanza tranquillo.
Si svegliò presto la mattina, non c’era tempo da perdere. Si mise immediatamente in viaggio e non ci mise molto a raggiungere la riva essendo essa molto vicina. In mezza giornata riuscii ad arrivare al porto . Cominciò a chiedere informazioni su come poter raggiungere l'Italia nel minor tempo possibile. Andò a chiedere a qualche marinaio sulle prossime partenze.

“Per arrivare in Grecia? Bhè, la prossima nave è tra tre giorni. Prima, che io sappia, non ci sono navi dirette in quella direzione. O attendi la nave o vai a nuoto.“

Grazie delle informazioni.

Non poteva perdere tutto quel tempo, non ne avrebbe più avuto comunque una volta giunto Grecia.
Si rivolse a più e più marinai, ma tutti confermarono le parole del primo a cui chiese: non vi erano navi dirette in grecia prima di tre giorni. Il sole era alto nel cielo e sentii che era l’ora del pranzo. Andò a mettere qualcosa sotto i denti alla locanda del porto, quando vide una strana barca attraccare al ponte. Finii in fretta ciò che aveva ordinato e si diresse verso quella stranezza galleggiante. La scrutò e notò che non aveva nulla di simile alle altre, probabilmente proveniva da un altro paese. I suoi sospetti erano giusti, vedendo poi uscire da essa gente vestita con capi leggeri. Osservò i passeggeri dirigersi con molta fretta verso le bancarelle e locande a fare una scorta di provviste, per poi ridirigersi verso la propria nave attraccata. Approfittò della situazione per fermare un componente dell’equipaggio e chiedergli delle cose.

Dove è diretta questa imbarcazione?

“Non sono tenuto a dirglielo...”

Hai ragione, ma perché non farlo. Se riesci a farmi salire li sopra potresti guadagnare qualcosa. Ti assicuro che non sono intenzionato a fare nulla ne a te ne ai tuoi compagni, cerco solo un passaggio. Quindi dimmi, dove siete diretti?

“Verso la Grecia , peccato però che non hai intenzione di fare male ai miei compagni. Sono disposto a farti salire a bordo, quindi ora tu dammi quanto mi spetta ed io ti darò dei capi per salire indisturbato sulla nave, così sicuramente daresti dell’occhio.”

Ottimo. Un’ultima cosa, quanto tempo durerà il viaggio?

“Tre giorni.”

Arrivo subito.

Diede la piccola ricompensa al marinaio e si andò a cambiare. Nel giro di pochi minuti tornò e si imbarcò assieme a colui che gli aveva trovato il posto.
Partirono alla volta della Grecia. Non molto passò che la sera calò. Il fresco del vento serale e l’ondeggiare del mare lo cullarono in un sonno profondo, ma al contempo vigile, pronto a reagire.

Il giorno seguente si risvegliò a bordo della nave che lo avrebbe portato in Grecia. Anche se il sole si era innalzato da poco, tutto l’equipaggio già si dava da fare. Con lentezza si avviò verso la prua della nave per vedere se si poteva intravedere la terra ferma. Così non fu. L’unica cosa presente all’orizzonte era unicamente acqua, ed il sole che lentamente saliva. Decise di prendere alcune informazioni riguardo alla città che lo aspettava chiedendo a qualche marinaio sulla nave. Vide uno di loro seduto su una botte a sorseggiare una bevanda, probabilmente whisky dato il gran puzzo di alcool. Si avvicinò e sedendosi su un barile accanto al suo, cominciò a parlare.

Me ne daresti un goccio?

Il marinaio senza fiatare gli passò il boccale dal quale stava bevendo. Lo prese e dopo averne bevuto un sorso lo riporse all’uomo di mare, il quale lo riprese in silenzio. Non sapeva se era il caso di continuare o definire il suo tentativo di ricerca di informazioni fallito, ma comunque la sua identità era coperta e poteva passare al massimo come un compagno di viaggio troppo loquace o magari fastidioso. Decise quindi di continuare a provare.

Tu per caso conosci la città di Atene?

“Si, ma non vedo cosa te ne può fregare a te.”

Dal suo fiato riconobbe che aveva bevuto molto, forse avrebbe detto tutto ciò che sapeva subito, o forse si sarebbe innervosito presto attaccandolo ed attirando tutti gli sguardi su di loro. Doveva essere cauto.

Nulla, mi hanno detto che da quelle parti c’è l’alcool più raffinato di tutta la Grecia, per non contare poi la bellezza inaudita delle loro donne. E’ un posto magnifico a quanto mi viene detto, tu ci sei per caso stato?

“Una volta sbarcai in quel luogo per fare una consegna. Non mi sembra di aver visto tutte queste cose che ti hanno detto. Mi ricordo solo che...”

Le parole si fecero sempre più lente e basse fino a quando il marinaio si accasciò, come se fosse morto. Kael'thas Mantenne il sangue freddo e scrollò il corpo steso sul barile. A quel gesto l’uomo di mare fece qualche gemito. Si era addormentato di colpo.
Si era dimenticato di come si potessero ridurre le persone che bevono troppo.
Passò l’ora di pranzo, durante il quale mangiò poche cose, quasi nulla. Ma in compenso allo sforzo che faceva andavano più che bene. In qualunque caso aveva le sue provviste, se mai gli fosse venuta fame avrebbe potuto cibarsi con parte di esse. Il giorno passò rapidamente, con qualche onda troppo alta, con il veloce cambio di temperatura e con le più strane canzoni cantate dai marinai ubriachi. La giornata volò fino al giungere della sera, si gustò il tramonto seduto sul bordo della nave. Il viaggio era molto lungo. Sarebbero arrivati tra due albe. Si mise comodo e si addormentò con il suo bagaglio tra le mani cosicché nessun ipotetico ladro avrebbe potuto rubarglii nulla.
Senza accorgersene dormii per un’intera giornata. Durante i pochi momenti in cui si svegliava e rimaneva destato per un po’, rifletteva sull’addestramento che lo aspettava. Il tempo passava e le sue palpebre si abbassavano.
Si svegliò sulla nave, si guardò attorno e vide attorno a lui altre persone che fissavano il cielo che lentamente si illuminava. Era da molto che non osservava il cielo. Sembrava come ritrovare qualcosa che si era perso. Attese l’ora di pranzo sdraiato sul bordo della nave, osservando l’acqua ed i suoi riflessi. Il sole si spezzava in molte parti sulle increspature delle onde. Andò a mangiare e ritornò a non fare nulla e progettare eventuali strategie. Passò tutta la giornata a riposare e riflettere.
La luce dell’alba lo svegliò, subito dopo udii ancora urlare la parola “terra!”. Era finalmente giunto in Grecia e precisamente ad Atene.
Sbarcò finalmente a terra, una città nuova per lui si trovava ora sotto i suoi piedi. Scese dalla barca ed estrasse la mappa per orientarsi. Chiese in che direzione si trovasse la città antica.
Atene un antica città dal passato ricco di storia. Un luogo dove cultura e guerra erano due facciate della stessa medaglia. L’eterna rivalità con Sparta, la presenza dei migliori filosofi, le numerose discipline sportive praticate ancora oggi nelle Olimpiadi.
Ora dell’antica città vi era rimasto solo qualche tempio ed un teatro,e l’attuale metropoli dall’identico nome è un centro industriale e commerciale abbastanza popoloso. La passeggiata da lui ora seguita portava quindi ad attraversare l’intero centro urbano ed arrivare alle rovine. Dalla stazione ferroviaria si trattava di circa una mezz'ora di marcia.
Arrivato nella parte antica, non ci mise molto a trovare la vecchia arena, senza titubare oltre fece il suo ingresso all'interno della struttura, eccitato per l'incontro che gli avrebbe cambiato la vita.


° E quella chi è? °

Fu la sua prima domanda, una volta fatto il suo ingresso all'interno dell'Arena, una figura femminile lo aveva preceduto.
Era una ragazza di bell'aspetto, ma la cosa che atrasse la sua attenzione fu la pergamena che teneva in mano, che fosse una rivale?
Chi fosse non lo sapeva, ma di certo non si trattava di Marcus, e allora chi diavolo era quella ragazza? Perchè anche lei aveva in mano una pergamena?Questo non lo sapeva, ma forse gli avrebbe potuto dare informazioni su dove trovare Marcus, così con passo lento si avvicinò a lei proferendo parola.

Salve fanciulla il mio nome è Kael'thas, noto che anche tu hai in mano una pergamena.
Percaso anche tu sei qui per incontrare un certo Marcus della Fornace?



Edited by °PaNdEmOnIuM° - 1/10/2009, 22:22
 
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view post Posted on 1/10/2009, 18:12
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Era già di cattivo umore perché non sapeva dove trovare questo Marcus della Fornace e perché mancava poco al doversi mettere quella fottutissima maschera. In più ci si mette questo tizio dai capelli neri e gli occhi verdi che, con un ingiustificato (secondo Elene) buonumore, le chiese se pure lei era lì per incontrare quel cavaliere. Gli dei volevano farle uccidere qualcuno quel giorno?
« Evidentemente » si limitò a rispondere, osservandolo meglio. Quindi anche quel tipo sarebbe diventato un allievo di Marcus?
« Elene » aggiunse, cercando di farsi passare i 5 minuti di incazzatura e sperando che quel maestro si muovesse a venire.
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 1/10/2009, 21:19




La ragazza sembrava al quanto scocciata rispondendo stizzita a Kael'thas, forse era li da abbastanza tempo per dare adito ai suoi malumori.
Ma di questo non ne' che Kael'thas era molto interessato, infondo ognuno è libero di avere il proprio carattere o umore, e lui era l'utima persona che poteva dare lezioni di buon comportamento.

Piacere di fare la tua conoscenza Elene, il mio nome è Kael'thas

Disse rispondendo educatamente alla ragazza che lo aveva preceduto nelle presentazioni.
Anche se aveva risposto in modo sgarbato, questo non significava che anche lui doveva comportarsi nello stesso modo.

Non passarono nemmeno trenta secondi che già una domanda gli frullava nella testa, e la curiosità ebbe il sopravvento ridando fiato ai polmoni e pronunciando nuovamente parola.

A quale armatura ambisci?
 
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view post Posted on 1/10/2009, 21:26
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Ok, il tipo aveva voglia di parlare. Beh, tanto fino a che il cavaliere che avrebbe dovuto farle da maestro non si fosse presentato, non aveva nulla da fare.
« Cerbero » rispose.
« Armatura d'argento di Cerbero. Tu? » chiese quindi, domandandosi a cosa potesse aspirare uno così. In effetti c'era da chiedersi come mai uno così volesse diventare cavaliere.
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 1/10/2009, 22:24




Armatura di Bronzo di Andromeda

Rispose seccamente senza troppi giri di parole.
Sapere che non era una rivale rilassò Kael'thas, un problema in meno di cui doversi preoccupare.

Bella scelta comunque, sicuramente sono delle vestigia importanti quelle a cui ambisci e ti auguro di riuscire nel tuo intento.

Era sincero, se c'era una cosa che non amava era la competizione essendo lui un tipo tranquillo.
Sapere che non vi erano altri pretendenti per la stessa armatura avrebbe reso la durata di tutto l'addestramento più piacevole senza dover creare inimicizie.




 
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view post Posted on 2/10/2009, 11:34
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E così alla fine era tornato al suo vecchio compito. Ne aveva passate davvero tante, a volte troppe per i suoi gusti e in tempi recenti le emergenze che aveva dovuto affrontare avevano seriamente rischiato di minare il suo spirito più ancora della sua salute, anche mentale. Forse tornare a istruire nuove reclute non gli avrebbe fatto poi male: a volte l'abitudine aveva effetti benefici per risolvere gli strascichi delle situazioni anomale.
Il Cavaliere seppe che i due nuovi allievi che gli erano stati assegnati erano stati mandati alla vecchia arena, terreno dove solo il suo Maestro aveva visto la sua investitura... era curioso, ma sembrava che nessun altro in quel luogo avesse voluto o potuto finire l'addestramento. Sperava che almeno gli ultimi due arrivati potessero spezzare quella sorta di maledizione.
Avvolto nel suo consueto mantello rosso, il giovane Maestro si avviò alla volta dell'arena diroccata e ormai in disuso. Lì giunto, il Cavaliere trovò effettivamente due ragazzi poco più giovani di lui impegnati in una discussione in sua probabile attesa. Chissà come avrebbero reagito nel sapere che il loro Maestro sarebbe stato un ragazzo di 22 anni che se ne andava in giro con un mantello rosso? Non restava che scoprirlo. Finora era andata sempre bene, ma non poteva sperare che continuasse in quel modo, specie in un periodo come quello che il Grande Tempio stava attraversando.
Quando fu abbastanza vicino a loro disse: "Immagino che voi siate i due nuovi allievi che mi sono stati assegnati." Sottintese quindi di essere lui Marcus della Fornace, il Cavaliere di Bronzo destinato ad istruirli. "Se così è, fatemi vedere le pergamene che vi sono state date affinché possiate provare di essere candidati alle Armature del Grande Tempio."
Quindi aprì il mantello e tese verso di loro la mano destra aperta e con il palmo rivolto verso l'alto. Sotto il mantello, il Cavaliere non rivelò la presenza della propria Armatura, chiusa al sicuro nello Scrigno della Rossa Casa della Fornace, bensì una semplice maglietta rossa come il mantello e pantaloni bianchi retti da una cintura nera.
Aspettò quindi di sapere chi erano quei due e se avesse dovuto addestrarli o attendere qualcun'altro...
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 2/10/2009, 12:14




Il colloquio dei due giovani fu interrotto dall'arrivo di una terza figura che dall'aspetto sembrava un loro coetaneo.
Un vistoso mantello rosso fuoco copriva gli abiti del nuovo arrivato, che senza tergiversare chiese se i due ragazzi fossero gli allievi che gli erano stati assegnati.
Kaelt'has al quel punto salutò con un inchino il maestro, presentandosi di conseguenza.

Piacere di fare la sua conoscenza, il mio nome e Kael'thas ritornato qui in terra di Grecia per ambire alle vestigia dell'armatura di Andromeda.

La giovane presenza del maestro stupì Kael'thas che si aspettava si... una persona non molto anziana, ma almeno di un decennio più vecchio di lui.
Se un ragazzo così giovane era già in possesso di un'armatura e inoltre gli era stato dato il compito di istruire i due giovani, ciò voleva dire che doveva avere delle doti al quanto eccezionali.

Dopo essersi presentato, il giovane Greco si avvicinò al maestro porgendo nella sua mano aperta la pergamena che gli dava il diritto di essere in quel posto a conseguire l'addestramento che avrebbe cambiato la sua fin'ora anonima vita.

Edited by °PaNdEmOnIuM° - 2/10/2009, 13:32
 
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view post Posted on 2/10/2009, 17:01
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Per fortuna non cercavano di conquistare la medesima armatura. Anche se, curiosamente, a quanto ne sapeva anche l'armatura di Andromeda possedeva delle catene. Chissà, un giorno ottenuta l'armatura, quale delle due catene sarebbe risultata la migliore.
« Grazie... » aveva cominciato a dire quando irruppe nella scena un giovane, coperto da un mantello rosso.
Rimase a bocca aperta quando comprese che quel tipo era Marcus della fornace, l'uomo che l'avrebbe addestrata. "Uomo" era una parola grossa. Cavolo, non era nemmeno sicura di essere più giovane di lui! Non è che era capitato uno scarto, vero?
Con la coda dell'occhio osservò l'inchino di quel Kaelqualcosa. Decisamente formale. Probabilmente a uno così andava bene essere addestrato da qualcuno forse più giovane di lui. In più non avrebbe dovuto portare una maschera.
Quando fu il suo turno, allungò la mano per stringere quella di Marcus in segno di saluto. Non era convinta assolutamente che quello sarebbe stato un buon maestro ma visto che quello passava per il convento, non era il caso di inimicarselo. Non ancora almeno.
« Sono Elene di Iraklio, vengo da Creta » si presentò con un sorriso un po' strafottente. Dopo aver indossato la maschera, non sarebbe stato più notato perciò era meglio sfoggiarlo finché poteva.
« Voglio diventare cavaliere di Cerbero » aggiunse consegnandogli la pergamena.
 
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view post Posted on 2/10/2009, 21:13
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I due allievi si presentarono entrambi. Il primo addirittura si inchinò e rasentò i limiti della deferenza come solo Krad, il suo primo perduto allievo, aveva fatto; la ragazza invece fu molto più sintetica e non gli sfuggì l'espressione di incredulità e meno ancora l'aria di strafottenza sfoggiata durante la sua sintetica presentazione.
Entrambi chiarirono fin da subito a quali Armature aspiravano e, come gli era stato preannunciato, erano diverse nel rango e nella sostanza. Marcus non avrebbe saputo dire quale fosse la migliore tra le due, ma in effetti molto dipendeva dall'abilità del Cavaliere.
Marcus lesse entrambe le pergamene, prestando poca attenzione alle solite formule e focalizzandosi invece sui dettagli che i ragazzi gli avevano già riferito. Quella era la prova che loro erano quelli che dicevano di essere e tanto bastava per non scacciarli... ma non ancora per addestrarli.
"Bene, queste non servono più" disse loro restituendo le pergamene ad entrambi "ma evitiamo di essere troppo formali, visto che non siamo così distanti d'età" disse rivolto soprattutto a Kael'thas. Quindi, tornando a squadrare tutti e due, continuò: "Prima di cominciare però ci sono delle cose che le pergamene non potevano dirmi. Kael'thas, devi sapere che non sei il primo a tentare di conquistare le vestigia di Andromeda: già altri cinque ci hanno provato e tre di essi sono passati sotto di me, ma le vestigia sono ancora incustodite. Perché tu potresti avere successo dove altri hanno fallito? Cosa ti spinge a cercare di prendere l'Armatura e le Catene di Andromeda?"
Si focalizzò subito dopo sulla cretese e disse: "L'Armatura di Cerbero non ha mai avuto storicamente molti custodi. Ma quel che voglio sapere da te, oltre alle tue motivazioni per prendere quelle vestigia, è questo: sono vincolato e obbligato ad addestrarvi fino alla vostra investitura o alla vostra rinuncia. Ma se non lo fossi, perché io, un anziano Cavaliere di Bronzo, dovrei addestrare una mia futuribile superiore?"
La sua domandanon ebbe alcun moto di spregio o di disagio per l'ipotesi di essere comandato da una donna o di vedere un esponente del genere femminile vestire un'Armatura. Ma quella domanda l'aveva posta a tutti gli aspiranti Cavalieri d'Argento. A differenza di Seiya, che eseguiva quasi ciecamente il proprio dovere, lui voleva evitare di avere un'altra Ramked in giro per il Grande Tempio.
Guardando di nuovo tutti e due i suoi allievi, Marcus attese una loro risposta.
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 2/10/2009, 22:13




Dopo aver dato una rapida occhiata alle pergamene, ed aver avuto la conferma che entrambi erano gli allievi che aspettava.
Marcus decise di sottoporre a ciascuno una domanda, in cui sperava di trovare risposte convincenti.

CITAZIONE
Prima di cominciare però ci sono delle cose che le pergamene non potevano dirmi. Kael'thas, devi sapere che non sei il primo a tentare di conquistare le vestigia di Andromeda: già altri cinque ci hanno provato e tre di essi sono passati sotto di me, ma le vestigia sono ancora incustodite. Perché tu potresti avere successo dove altri hanno fallito? Cosa ti spinge a cercare di prendere l'Armatura e le Catene di Andromeda?

Non tanto lo colpì la sua domanda, quanto quella rivolta a Elene.
Era per pura provocazione o davvero Marcus pensava ciò che stava dicendo, sul perché, avrebbe dovuto addestrare una ragazza che poteva diventare un possibile problema.
Forse era Orgoglio, Fierezza, Disagio, o semplicemente Marcus voleva capire se quella ragazza aveva davvero le capacità morali e carismatiche per ambire a una casta di tale rango.
Ma sicuramente non era un suo problema, così Kael'thas si limitò semplicemente a rispondere alla domanda che gli era stata posta.

Non ho l'arroganza di poter affermare che il mio tentativo sarà migliore dei cavalieri precedenti.
So solo che la volontà di Atena mi ha spinto a intraprendere questo cammino, e credo nella sua protezione.
Non mi sento il migliore ne il peggiore, mi sento solo un uomo che vuole seguire il suo destino, un destino scritto nel fuoco in cui mi è comparsa la dea Atena indicandomi una strada, e posso garantirle che sono deciso fino a rischiare la mia vita per intraprendere quel cammino.


Fece una breve pausa incrociando lo sguardo di Marcus, per poi riprendere nel suo discorso.

Si dice che l'innocente Andromeda fu incatenata a una costa rocciosa per espiare le colpe della madre, che dalla riva guardava in preda al rimorso.
Be in un certo senso anch’io sono rimasto incatenato per volere di mia madre a un destino sbagliato, un destino che lei voleva io perseguissi ma in cui io non mi rivedevo, per troppo tempo ho seguito una dottrina sbagliata.
Credo che ogni persona sia incatenata a un destino, e ogni destino sia incatenato a una persona, per questo voglio che il mio destino sia solido e forte, solido e forte come le catene di Andromeda.


Edited by °PaNdEmOnIuM° - 2/10/2009, 23:30
 
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view post Posted on 2/10/2009, 22:48
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SPOILER (click to view)
Quanta poesia. XD


E ti pareva che non poteva accettarli e basta? Anche le domande trabocchetto doveva fare loro. Come se la situazione non fosse già abbastanza imbarazzante. Rimase comunque un po' spiazzata da un quesito che non si aspettava e a cui non aveva pensato. In effetti se fosse riuscita a prendere quell'armatura sarebbe stata gerarchicamente superiore sia a Marcus che a Kael'thas. Decisamente una bella prospettiva...
Ascoltò la risposta del giovane di fianco a lei. Sembrava un discorso preparato in precedenza. Le venne da sorridere malignamente, anche se un secondo dopo ritornò seria. Trovava fastidiosa la falsa modestia. Quasi quanto trovava fastidiosi i discorsi sul destino, essendo lei fermamente convinta che una tale disgrazia non esistesse. Pensava fosse da ipocriti dare la colpa al destino per qualcosa accaduto.
Non appena Kael'thas smise di parlare si infilò nel discorso.
« Mi sono prefissata un obbiettivo e per portarlo a termine ho bisogno di questa armatura. Probabilmente è un progetto più grande di me ma voglio credere che mi sia possibile realizzarlo. Non sono intenzionata a dire una cosa che mi tengo dentro da tempo a due persone che ho appena conosciuto, anche se una di queste diventerà mio maestro » rispose, sapendo si giocarsi un futuro rapporto maestro/allievo in quelle poche parole. Ma non era nella sua natura trattenersi o pensare alle conseguenze.
« Sul motivo per cui dovreste addestrarmi sapendo che creereste un vostro superiore... non so dar risposta. Non riesco a immedesimarmi in voi, non riesco a trovare un motivo. A me basta sapere che ormai sono vostra allieva » aggiunse, sempre più convinta di aver completamente sbagliato risposta ma in fondo sempre più decisa a non cambiare il suo carattere per qualcuno che aveva appena incontrato. Se col tempo quel Marcus si fosse dimostrato degno del suo rispetto, avrebbe usato più educazione.
 
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view post Posted on 2/10/2009, 23:13
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Kael'thas rimase inizialmente spiazzato dalla sua domanda, ma fu comunque il primo a rispondere. Nel suo racconto menzionò la diretta ispiraizone di Atena e il proprio passato. Quanto alla prima, ne dubitava fortemente, ma in fondo non era neppure il primo a credere o voler credere in una dea che non si era più manifestata come una parassita nel corpo di una ragazza, privando quella povera anima di una vita e di un futuro. Quanto al secondo, avrebbe voluto saperne di più, ma da quel poco che capì, c'erano molte differenze tra Andromeda e lui, soprattutto per quanto riguardava le figure materne.
Marcus abbozzò un mezzo sorriso nel rispondere: "Bene. Non so cosa succederà, ma posso dirti che il Destino sarà un'entità che dovrai affrontare sempre d'ora innanzi, perché non accetta facilemnte che qualcuno esca dal sentiero da lui prefissato. Ma spero che tu riesca a farlo armato con le armi di Andromeda, senza che tu abbia bisogno dell'intervento di Perseo..."

Fu poi il turno di Elene, che nel frattempo aveva assunto, sebbene per poco, un sorriso maligno mentre Kael'thas parlava. La cretese disse di volere l'Armatura per un progetto forse più grande di lei, ma che non era disposta a condividere con due emeriti sconosciuti e, come tutti gli altri combattenti d'Argento, non seppe dare una risposta al suo quesito più importante, ma a differenza degli altri, non si affidò al rispetto per il Maestro.
"Schietta e diretta al punto, vedo" commentò Marcus con un tono studiatamente neutro. "Rispetto la tua privacy e la tua volontà di mantenere segreto il tuo obiettivo, Elene, e ti addestrerò a divenire quello che vuoi essere com'è mio dovere fare. Tuttavia ti avverto di due cose" aggiunse con tono diretto e stavolta serio e severo. "La prima è che se il tuo obiettivo dovesse rivelarsi nefasto per gli innocenti, la tua Armatura si separerà da te prima di consegnarti alla morte. La seconda è che i Cavalieri d'Argento non mi sono gerarchicamente superiori, ma pari, quindi non farti venire grilli per la testa." Ed era vero: solo i Cavalieri d'Argento dotati di un'Armatura di potenza superiore potevano veramente dirsi superiori a lui o al Comandante della Guardia.
Forse partivano male tutti e due, ma era più onesto chiarire subito quelle situazioni.

Dopo aver tirato un sospiro, Marcus chiese ad entrambi: "Visto che siete qui, immagino che non sapppiate cosa sia la risorsa primaria di un Cavaliere di qualsiasi rango sia... o mi sbaglio?" soggiunse, esortandoli implicitamente a smentirlo, anche con prove fattuali.

SPOILER (click to view)
Se volete saltare una spiegazione teorica, potete manifestare un cosmo per conto vostro. In quest caso però voglio una descrizione abbastanza curata di come vi sforziate per manifestare una piccola aura cosmica con un consumo di forze non proprio modesto (come d'altronde avviene per qualsiasi primo esercizio). Tenete anche conto che siete entrambi delle energie bianche, quindi in ogni caso non potrete fare nulla di realmente sovrumano (ci rimando al regolamento per maggiori dettagli in merito a cosa potete o non potete fare al vostro livello).
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 3/10/2009, 02:11




La risposta che diede Kael'thas non sembrò soddisfare Marcus.
Ma infondo c'era da aspettarselo da un cavaliere che aveva già ben delineato il suo cammino a differenza del ragazzo che era appena all'inizio della sua ricerca.
Sicuramente non era tramite le parole che avrebbe guadagnato la stima del maestro.
Quella falsa partenza gli fece capire quanto doveva seriamente impegnarsi per poter perseguire il suo obbiettivo, ma c'era tempo, almeno per poter riguadagnare terreno.
Per quanto riguardava Elene invece, le sue risposte al quanto taglienti facevano riscontrare un carattere ben più incasinato di quanto si poteva immaginare.

CITAZIONE
Visto che siete qui, immagino che non sappiate cosa sia la risorsa primaria di un Cavaliere di qualsiasi rango sia... o mi sbaglio?

Un nuovo quesito venne sottoposto ai due aspiranti cavalieri.
Molto probabilmente quello a cui si riferiva il maestro era il cosmo, quell'energia che alimentava ogni essere vivente.
Così Kael'thas come al solito decise di intervenire per primo, sperando che questa volta avesse più fortuna nel rispondere correttamente.

Il destino di ogni Saint è legato ad una costellazione e proprio da essa deriva una potente energia interiore. La capacità del cavaliere di attingere a questa energia e di farla esplodere è detta cosmo. La forza combattiva di un Saint dipende dall'estensione del cosmo: più esso è ampio, più il cavaliere è potente, a prescindere dal tipo di cloth che indossa...Le do una dimostrazione

così cominciò la sua ricerca del cosmo... chiuse gli occhi, cercando di isolare la mente dall'ambiente esterno e sondare quindi meglio il proprio animo.
Sembrava avesse dentro qualcosa che gli faceva il solletico. Cercò di riprendere quella strana sensazione, ma quella gli sembrò sfuggire da sotto le dita. Kael’thas sapeva che era inutile cercare di riprenderla, e tentò di pensare a qualcos'altro e a riprendere la concentrazione. Pensò al cielo, al cielo che osservava quando era più piccolo, per andare poi oltre, oltre le nuvole, oltre l’azzurro del cielo, oltre l’atmosfera, fino ad arrivare nel profondo e nero spazio.

Continuava ad avanzar in quell’oscuro limbo, guardandosi attorno, quando, un rumore, come di una goccia che cade su di una superficie, o meglio, un campanellino, creò un eco che pareva venire da ogni direzione, confondendogli i sensi; inspirò profondamente, concentrandosi solo e soltanto alla ricerca di quel suono..; passò diverso tempo, neanche lui sapeva dire quanto, anche il significato di tempo in quel limbo ormai era nullo, poiché tale limbo non ne percepiva gli effetti, restando immutato.
Ogni più piccola parte del suo corpo cominciò ad agitarsi, ogni fibra del suo essere vibrava nel tentativo di risvegliare quell'energia sopita.
Dapprima tutto fu nero.
Sembrava un'oscurità infinita, quasi palpabile, più scura delle stesse notti di Luna nuova.
Non vi erano punti di riferimento a cui aggrapparsi a parte quel suono.
Poi il vuoto.
A Kael’thas sembrò di cadere sempre più in quelle tenebre. Come se d'improvviso il suolo sotto i suoi piedi fosse venuto a mancare e lui stesse precipitando nelle viscere della terra.
Fu allora che la vide: una piccola luce in quell'oscurità infinita.

Quella piccola stella insita del suo animo risplendeva di luce propria, come se un piccolo Sole fosse sempre vissuto in lui, senza avere mai la possibilità di brillare pienamente.

Kael’thas lottò con tutto se stesso per raggiungerla. nuotando in quel mare di tenebre si avvicinò sempre più...e infine la raggiunse.
Improvvisamente tutto fu luce e dal centro del suo cuore sentì scaturire un piacevole tepore che progressivamente si trasformò in vero e proprio calore, diffondendosi in tutto il corpo.
Si sentiva avvolto da un'energia grandissima che lo proteggeva e per la prima volta in vita sua non si sentì più insicuro.
Era una sensazione estremamente piacevole, una sensazione di potenza infinità.
La forza si diffondeva in lui insieme a quell'intensa luce che lentamente stava assumendo sempre più delle sfumature rosse.
Kael’thas aprì i profondi occhi verdi, portò le mani sotto il suo viso impassibile e le guardò.
Entrambe le mani erano circondate da un'aura intensa, così come tutto il suo corpo.
Brillava come una stella appena nata e si sentiva come tale. Sapeva di avere in se la stessa forza di quegli astri che per millenni brillano nel cielo lottando contro le tenebre più profonde.

Si concentrò ancor di più.

Si accorse subito che più si concentrava più quell'aura aumentava di intensità, di potenza e di ampiezza.
°Il cosmo...°

Edited by °PaNdEmOnIuM° - 3/10/2009, 14:10
 
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view post Posted on 3/10/2009, 18:50
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Nefasto per gli innocenti? No, decisamente non sarebbe stato quello l'obbiettivo. Anche se sicuramente sarebbe stato divertente fargli venire i sensi di colpa per aver addestrato un'assassina.
Quando Marcus chiese loro se sapessero cosa fosse la risorsa primaria di un Cavaliere stava per rispondere ma, come sempre a quanto pareva, il tipo la precedette con una definizione "copiata dal manuale". Sicuramente lei sarebbe stata più terra terra con i termini. Ma più fastidioso di quel modo pomposo di parlare fu sicuramente il fatto che il tipo aggiunse che lui sapeva come esternarlo. Cazzo, che umiliazione! Lei non era capace! Lo aveva visto fare alla Cavaliere donna che era passata per la sua città ma non le era mai stato spiegato come fare.
Digrignò i denti, senza emettere alcun suono, mentre osservata come il tipo veniva avvolto da una specie di luce brillante che si espandeva ogni secondo di più.
Incrociò le braccia, guardando da un'altra parte. Era già imbarazzante quello che doveva dire, senza dover anche guardare negli occhi il maestro.
« Io non lo so fare... » disse solo con un tono davvero esasperato.
 
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